di Enrico Grazzini *
L'opposizione democratica – quella dei 5 Stelle e della Sinistra – dovrebbe
preparare urgentemente un piano chiaro sull'euro e sull'Europa. La situazione
italiana è infatti molto più preoccupante di quanto ci fanno apparire. È più
che grave: è disastrosa (anche se al peggio purtroppo non c'è fine). La crisi
bancaria è serissima, e quella dell'intero Paese prelude a probabili rotture
con l'Unione Europea e con i mercati finanziari. In effetti l'Italia è
sull'orlo del baratro: l’esito è incerto, ma senza svolte sicuramente avanziamo
verso la catastrofe. Il contesto è pessimo: l’euro è una moneta strutturalmente
fragile e perennemente a rischio di sopravvivenza, l’eurozona è già in coma, e
l'Italia è il punto debole di questa eurozona malata.
Pochi dati sintetici (fonte: Istat) illustrano la drammatica condizione a cui è giunto il nostro Paese. Dal 2007 al 2015 l'Italia dell'euro ha perso quasi 10 punti di PIL (circa 140 miliardi in meno) e un quarto della produzione industriale. I disoccupati sono passati da un milione e 150 mila unità a quasi tre milioni. Il reddito medio è sceso fino al livello pre-euro (primi anni '90) e 4,6 milioni di famiglie sono ormai entrate in condizione di povertà assoluta. Gli investimenti sono caduti del 30% circa. Con i famigerati tagli alla spesa pubblica, i servizi per i cittadini (sanità, istruzione, trasporti) sono in condizioni di degrado. Al sud l'unico business fiorente e liquido è quello delle mafie. I giovani più bravi vanno all'estero. Paghiamo più tasse di quanto lo stato spende per i servizi pubblici, ma lo stato è ugualmente in deficit perché paga circa 70-80 miliardi all'anno di interessi sul debito agli investitori finanziari.
Il debito
pubblico segna il record di 133% sul PIL: e senza crescita del PIL certamente
non diminuirà ma aumenterà. I capitali fuggono; l'Italia ha raggiunto il picco
di deficit nel Target 2, il sistema di compensazione tra i capitali dei Paesi
dell'eurozona: 360 miliardi di disavanzo italiano contro il gigantesco surplus
tedesco di 754 miliardi. Il patrimonio industriale e bancario nazionale a
spizzichi e bocconi viene ceduto all'estero. Non solo non abbiamo più sovranità
monetaria ma non possiamo neppure fare manovre fiscali espansive a causa
dell'enorme debito pubblico. Siamo in trappola. Di fronte a noi c'è solo il
Fiscal Compact e l'ulteriore taglio forsennato alla spesa pubblica. La
condizione è insostenibile e prima o poi precipiterà.
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