di Marco
Guzzi *
Il M5S può
ricominciare dalla sua pretesa un po’ folle di voler davvero voltare la pagina
della Storia, e per far questo deve e può aprire una stagione travolgente di
nuova politica, e la politica è pensiero, concetti, immagini, nuove visioni.
L'opinione di Marco Guzzi, filosofo vicino al Movimento 5 Stelle
Oggi
certamente tutte le oligarchie italiane, quella del denaro come quella
editoriale, sono molto più tranquille. Siamo rientrati nello schema
centrodestra contro centrosinistra, e l’anomalia M5S sembra neutralizzata.
Possiamo tornare a credere che lo scontro sia tra Salvini e Sardine, tra
populismo e buon governo, magari tra fascismi di ritorno e antifascismo Bella
ciao, ciao, ciao! È un bel sollievo per tutte le oligarchie che in questi
decenni stanno depredando i popoli, e devastando i cuori, le anime, e la terra
intera.
Il Rapporto
Oxfam ci ha ripetuto che in 20 anni la ricchezza del 10% più ricco degli
italiani è cresciuta del 7,6%, mentre quella della metà più povera del paese è
diminuita del 36%, e che l’1% della popolazione possiede più del 70% delle
ricchezze nazionali. Il Censis a sua volta ci informa che il 74% degli italiani
ha sofferto in un anno di esaurimento esistenziale: anche l’anima cioè sta
soffocando entro questo sistema di mondo al collasso.
Il M5S è
apparso sulla scena politica italiana denunciando con inedita radicalità il
dominio incontrastato del Dio-Denaro, e invocando una grandiosa rivoluzione
culturale, che avrebbe dovuto scavalcare la dialettica sinistra/destra ormai
vanificata dalla omologazione neoliberista. Nel 2013 Grillo e Casaleggio
dicevano: “Qui non stiamo parlando di sostituire una classe politica con
un’altra, qui siamo parlando di questioni generali, di problemi mondiali, di
come riprogettare la vita, e per fare questo ci vuole un pensiero. Non basta
una politica”.
Giusto,
giustissimo! Ma dal 2013 in poi noi non abbiamo visto sforzi adeguati in questa
direzione, anche se io stesso personalmente ho tentato di offrire un contributo
teorico nel biennio 2017/19, nei seminari rivoluzionari che abbiamo organizzato
a Montecitorio.
Oggi credo
che le cose risultino drammaticamente chiare: dichiararsi postideologici,
proclamare giustamente di voler uscire dal Novecento, significa poi spiegare
ogni giorno a se stessi e a tutti noi che cosa intendiamo con queste parole,
che cosa significhi e quali contenuti abbia questa sintesi inedita, che sappia
integrare le ragioni ancora vive delle tradizioni politiche novecentesche.
Il M5S può
ricominciare da qui, dalla sua pretesa un po’ folle di voler davvero voltare la
pagina della Storia, e per far questo deve e può aprire una stagione
travolgente di nuova politica, e la politica è pensiero, concetti, immagini,
nuove visioni. Non ci si può limitare cioè al buon governo, questa è proprio la
prospettiva, alla fine tecnicistica, di chi a Roma come a Bruxelles non vuole
prendere atto dei rivolgimenti antropologici in atto. E non ci si può neppure
limitare all’innovazione tecnologica, come panacea universale, in un momento in
cui l’umanità diffida del progresso tecnico, e vuole discernere con cura tra
ciò che accresce la nostra umanità, e ciò che la distrugge.
Gli Stati
Generali di marzo saranno in tal senso un momento decisivo, comprenderemo se il
M5S ha la forza e la volontà di rilanciare la sua originalità politica, la sua
unicità a livello europeo, oppure se intende omologarsi ad un centrosinistra,
che ne vanificherà giorno dopo tutte le ragioni per cui è nato.
*
da www.formiche.net - gennaio 2020
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