3 febbraio 2020

M5S rilanci la sua originalità politica


di Marco Guzzi *

Il M5S può ricominciare dalla sua pretesa un po’ folle di voler davvero voltare la pagina della Storia, e per far questo deve e può aprire una stagione travolgente di nuova politica, e la politica è pensiero, concetti, immagini, nuove visioni. L'opinione di Marco Guzzi, filosofo vicino al Movimento 5 Stelle 

Oggi certamente tutte le oligarchie italiane, quella del denaro come quella editoriale, sono molto più tranquille. Siamo rientrati nello schema centrodestra contro centrosinistra, e l’anomalia M5S sembra neutralizzata. Possiamo tornare a credere che lo scontro sia tra Salvini e Sardine, tra populismo e buon governo, magari tra fascismi di ritorno e antifascismo Bella ciao, ciao, ciao! È un bel sollievo per tutte le oligarchie che in questi decenni stanno depredando i popoli, e devastando i cuori, le anime, e la terra intera.
Il Rapporto Oxfam ci ha ripetuto che in 20 anni la ricchezza del 10% più ricco degli italiani è cresciuta del 7,6%, mentre quella della metà più povera del paese è diminuita del 36%, e che l’1% della popolazione possiede più del 70% delle ricchezze nazionali. Il Censis a sua volta ci informa che il 74% degli italiani ha sofferto in un anno di esaurimento esistenziale: anche l’anima cioè sta soffocando entro questo sistema di mondo al collasso.

Il M5S è apparso sulla scena politica italiana denunciando con inedita radicalità il dominio incontrastato del Dio-Denaro, e invocando una grandiosa rivoluzione culturale, che avrebbe dovuto scavalcare la dialettica sinistra/destra ormai vanificata dalla omologazione neoliberista. Nel 2013 Grillo e Casaleggio dicevano: “Qui non stiamo parlando di sostituire una classe politica con un’altra, qui siamo parlando di questioni generali, di problemi mondiali, di come riprogettare la vita, e per fare questo ci vuole un pensiero. Non basta una politica”.
Giusto, giustissimo! Ma dal 2013 in poi noi non abbiamo visto sforzi adeguati in questa direzione, anche se io stesso personalmente ho tentato di offrire un contributo teorico nel biennio 2017/19, nei seminari rivoluzionari che abbiamo organizzato a Montecitorio.
Oggi credo che le cose risultino drammaticamente chiare: dichiararsi postideologici, proclamare giustamente di voler uscire dal Novecento, significa poi spiegare ogni giorno a se stessi e a tutti noi che cosa intendiamo con queste parole, che cosa significhi e quali contenuti abbia questa sintesi inedita, che sappia integrare le ragioni ancora vive delle tradizioni politiche novecentesche.

Il M5S può ricominciare da qui, dalla sua pretesa un po’ folle di voler davvero voltare la pagina della Storia, e per far questo deve e può aprire una stagione travolgente di nuova politica, e la politica è pensiero, concetti, immagini, nuove visioni. Non ci si può limitare cioè al buon governo, questa è proprio la prospettiva, alla fine tecnicistica, di chi a Roma come a Bruxelles non vuole prendere atto dei rivolgimenti antropologici in atto. E non ci si può neppure limitare all’innovazione tecnologica, come panacea universale, in un momento in cui l’umanità diffida del progresso tecnico, e vuole discernere con cura tra ciò che accresce la nostra umanità, e ciò che la distrugge.

Gli Stati Generali di marzo saranno in tal senso un momento decisivo, comprenderemo se il M5S ha la forza e la volontà di rilanciare la sua originalità politica, la sua unicità a livello europeo, oppure se intende omologarsi ad un centrosinistra, che ne vanificherà giorno dopo tutte le ragioni per cui è nato.

* da www.formiche.net - gennaio 2020

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