di Redazione Lavoro Lazio
- 7 febbraio 2020
“I furbetti
del Reddito di cittadinanza? C’erano anche prima e percepivano il Reddito di
inclusione, ma nessuno se ne accorgeva”. Sono le parole del presidente dell’INPS,
Pasquale Tridico, riportate stamattina da Il Fatto Quotidiano.
“Abbiamo
controllato 341 ‘furbetti’ del Reddito di cittadinanza – spiega il presidente
dell’Inps – e tutti e 341 erano già beneficiari di Rei, ma non se n’era accorto
nessuno. Il punto è che finché non si pagano le tasse si chiude un occhio, ma
se si prende indebitamente il Reddito di cittadinanza si sparano i titoli sulle
prime pagine”.
“La
normativa ora è più rigorosa – dice Tridico – ed esiste una collaborazione
molto operativa con la Guardia di Finanza, l’Agenzia delle Entrate, l’Anagrafi
– ca bancaria e l’Ispettora – to. Con il Rei non c’era. Inoltre, prima la
domanda avveniva attraverso i Comuni, seguiva procedure tradizionali più farraginose,
con un intasamento enorme dei comuni, di persona, mentre oggi il meccanismo si
snoda attraverso l’Inps in modalità telematica e si può fare domanda con un
click”.
Dal 3
febbraio c’è la possibilità di accedere via web alla pre-compilazione
dell’Isee: “L’utente va sul nostro sito, e se accetta i dati che ci risultano,
non deve fare altro, con un click fa domanda di Rdc o di tante altre
prestazioni per le quali si fa la verifica dei redditi. Una grande innovazione
simile al 730 precompilato”.
“I dati
relativi al Rdc –spiega il presidente dell’Inps – ci mostrano che le risorse
sono andate esattamente dove dovevano: alle famiglie in povertà e nelle aree
con maggior disoccupazione. Il Reddito di cittadinanza raggiunge oltre 2,5
milioni di individui, ovvero 1,1 milioni di nuclei, ossia raggiunge quasi il
90% dei potenziali beneficiari. Il Rei nel periodo di massima espansione ha
raggiunto circa 350 mila nuclei”. E poi: “L’introduzione del Rdc ha consentito
una riduzione di circa 1 punto percentuale de ll ’indice di Gini e, quindi,
della diseguaglianza di reddito, un trasferimento netto di circa 7,2 miliardi
di euro ai due decimi più poveri della distribuzione”. “Se prendiamo in
considerazione il poverty gap, che misura in percentuale quanto al di sotto della
soglia di povertà si trova il reddito medio dei soggetti poveri, vediamo che si
è ridotto dal 39,2 al 31,7%, una riduzione di circa 8 punti”.
“Senza
investimenti produttivi volti a creare lavoro, nessun programma di politiche
attive per il lavoro potrà fare miracoli. Perché le politiche attive per il
lavoro funzionino, perché s’incontrino domanda e offerta di lavoro in altri
termini, serve prima di tutto la materia prima: i posti di lavoro, la domanda
di lavoro. E i posti di lavoro si creano solo con gli investimenti”, prosegue
Tridico.
Sul punto
dei ‘buchi’ contributi per i più giovani “la pensione di cittadinanza è già un
primo passo, ma è comunque legata all’Isee, mentre una vera pensione di
garanzia dovrebbe essere individuale, anche se legata comunque ai contributi
versati, e quindi integrata a fronte di un certo ammontare di contribuzione”.
In ogni caso “serviranno altri due anni per poter trarre le prime conclusioni,
ma a fine marzo organizzeremo un incontro pubblico per presentare le prime
riflessioni dopo un anno di Rdc”.
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