2 dicembre 2019

SPD, vince la coppia critica della GroKo: trema il governo


Germania. La nuova guida socialdemocratica chiede salario minimo a 12 euro e finanziamenti per il clima

    nella foto Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken


Vince clamorosamente la coppia di super-critici della Grande coalizione con Angela Merkel, e perde il duo fedelissimo all’alleanza con Cdu e Csu fino alla fine della legislatura.
Il risultato è che a Berlino da ieri alle 18 trema l’intero governo federale, dopo che alla «Willy Brandt Haus» la Spd ha diffuso l’esito definitivo del ballottaggio per l’elezione della nuova guida del partito. Con il 53% dei voti degli iscritti espressi per posta o via web la parlamentare della sinistra Spd, Saskia Esken, e l’ex ministro delle finanze del Nordreno-Vestfalia, Norbert Walter-Borjans, sono i nuovi co-segretari della Spd.

UN MEZZO MIRACOLO (partivano dal 21% del primo turno) sancito dal 54% dei tesserati che hanno votato dal 19 novembre fino a venerdì scorso, stabilendo – anche e soprattutto – la sonora bocciatura del vicecancelliere Olaf Scholz e della deputata del Brandeburgo Klara Geywitz incapaci di superare quota 45,3%. Per la prima volta dal 1890 i socialdemocratici eleggono una donna e un uomo alla guida della Partei sul modello già adottato dai Verdi e anche dalla Linke. Ora si attende solo la ratifica dei delegati del congresso previsto a Berlino dal 6 all’8 dicembre, che prevedeva l’annuncio della nuova «moderna politica socialdemocratica» e invece ora si ritrova all’ordine del giorno la scelta se uscire dal governo Merkel. Con la barra della Spd spostata decisamente a sinistra. Si chiudono così sei mesi di commissariamento aperti dalle improvvise dimissioni di Andrea Nahles, e si spalanca una marea di problemi per la tenuta del quarto esecutivo di Mutti.

NESSUNA USCITA PRECIPITOSA da parte di Esken e Walter-Borjans, ma discussione subito sul «prezzo» della permanenza della Spd nella «GroKo» con i cristiano-democratici. L’idea dei due nuovi co-segretari è presentare una lista di condizioni all’Union da accettare in blocco, a partire dal salario minimo a 12 euro, finanziamenti per il clima e fondi per modernizzare le infrastrutture. Se Annegret Kramp-Karrenbauer (Akk) segretaria della Cdu, non accetterà di rinegoziare il contratto di coalizione, allora si aprirà la crisi di governo e quindi la scelta fra elezioni anticipate o governo di minoranza Cdu-Csu.

SARÀ PER QUESTO che si spolmonano «per l’unità della Spd» due politiche del calibro dell’ex commissaria Manuela Schwesig, governatrice del Meclemburgo-Pomerania, che ha invitato a sostenere i due nuovi segretari «con cuore e anima» e Natascha Kohnen, leader Spd in Baviera, che ricorda, in buona sostanza, «siamo tutti socialisti». Stride con i festeggiamenti delle aree politiche Spd che hanno sostenuto Saskia Esken, e Norbert Walter-Borjans. A cominciare dagli Jusos, i Giovani socialisti (da sempre critici della «GroKo») incarnati a Berlino dalla presidente Annika Klose che rivendica così lo storico risultato: «Ha prevalso la squadra che abbiamo supportato fin dall’inizio e adesso abbiamo la possibilità di riposizionare la Spd su un chiaro profilo di sinistra. Abbiamo il vento per passare dai sussidi “Hartz IV” alla sicurezza di base superiore al livello di sussistenza. Oltre a una nuova politica del lavoro basata sulla redistribuzione e sulla riduzione dell’orario di lavoro. Non ultima: la politica climatica socialmente giusta con la trasformazione dell’economia».

PROGRAMMA DA INFARTO per Merkel e Akk, ma anche per il vicecancelliere Scholz, ministro delegato alla gestione delle finanze pubbliche. Infatti il presidente Cdu di Berlino, Kai Wegner, dalle colonne della Berliner Zeitung dopo il voto invitava i partner della «GroKo» alla scelta finale. «La Spd adesso deve decidere se continuare a essere un partito di governo responsabile oppure sfuggire dalla responsabilità. Per quanto ci riguarda è sempre in vigore l’accordo di coalizione. Insieme abbiamo lanciato punti positivi e obiettivi lungimiranti».
Difficile, se a vincere è stata la linea di Ina Czyborra, vicepresidente della Spd del Land di Berlino, secondo cui «nella rinegoziazione dell’accordo con Cdu-Csu ci dovrà essere l’equa distribuzione del reddito e la partecipazione del governo federale sulla questione degli affitti su cui abbiamo già fatto molto a Berlino».

* da il manifesto - 1 dicembre 2019

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