Non solo Macron e il premier Philippe, ma anche il
neoministro dell'Ecologia e quello del Lavoro. Il governo francese sempre più
legato alle lobby
di Andrea
Barolini *
Era il mese
di maggio del 2017. Il presidente della Francia Emmanuel Macron nominava
primo ministro il conservatore Edouard Philippe, sindaco di Le Havre. Poco
dopo, il capo del governo annunciò la lista dei propri ministri.
E in molti si stupirono della designazione di un sincero ambientalista alla
guida del ministero della Transizione ecologica. Che di certo avrebbe
faticato a trattare con determinate lobby.
Al ministero della Transizione ecologica, al posto di
Nicolas Hulot, il moderato de Rugy
L’avventura di Nicolas Hulot – giornalista e
presentatore televisivo – è durata infatti poco. L’ex
inviato speciale del precedente presidente François Hollande alla Cop 21 di Parigi ha
presentato le dimissioni il
28 agosto dell’anno successivo. Spiegando di aver potuto compiere solo «piccoli
passi». E di essersi «sorpreso ad abbassare continuamente le pretese» di
fronte alle pressioni delle lobby.
Analizzando
i nomi del governo diretto dal conservatore Edouard Philippe, d’altra
parte, appare piuttosto chiaro come Hulot fosse un pesce fuor d’acqua. Una
sensazione confermata anche dal profilo scelto per succedergli al ministero: la
sua poltrona è oggi occupata da François de Rugy. Un ex
verde confluito nel movimento di Macron La République en Marche.
Considerato un ambientalista particolarmente moderato, in passato si è
auto-proclamato un “ecologista riformista”. E nel 2015 ha abbandonato il
partito Europe
Ecologie – Les Verts criticando quella che definì la “deriva
a sinistra” del partito.
In
difficoltà su vari fronti, il governo di Parigi ha quindi deciso di
operare un rimpasto alla metà di ottobre. Il quotidiano Libération ha
effettuato un’analisi dei nuovi nomi. Scoprendo che molti di loro hanno
lavorato in passato per grandi multinazionali, difendendo a volte
posizioni particolarmente controverse. L’attenzione è concentrata in
particolare su Emmanuelle Wargon, nominata segretario di Stato alla
Transizione ecologica. Uno dei posti chiavi nel ministero diretto da de Rugy.
Nel mirino Emmanuelle Wargon, ex di Danone, oggi al
governo
«Chi detiene
il potere? Chi governa?», si domandava Hulot nel giorno dell’annuncio delle
dimissioni, denunciando senza mezzi termini «la presenza delle lobby nei
luoghi preposti all’assunzione delle decisioni politiche». Ebbene, meno di due
mesi dopo viene scelta come braccio destro del nuovo ministro la
direttrice degli Affari pubblici e della comunicazione della multinazionale Danone.
La lobbista
di un colosso dell’alimentazione influirà così direttamente sulle scelte
dell’esecutivo francese. «Con Macron, l’ecologia è inscindibile dalle lobby»,
ha commentato il segretario di EELV David Cormand. Danone, tra l’altro, è nel
mirino delle ong, poiché considerata uno dei principali responsabili
mondiali dell’inquinamento da plastica. La coalizione Break Free From Plastic ha
analizzato 180mila rifiuti raccolti in 42 Paesi tra giugno e settembre.
Piazzando la multinazionale parigina al quarto posto nella classifica dei
fabbricanti di tali prodotti, dopo Coca Cola, Pepsi e Nestlé.
Ma le
polemiche attorno al nome di Emmanuelle Wargon sono alimentate anche dal fatto
che Danone figura tra le 25 imprese francesi che minacciano di più gli ecosistemi.
Ciò secondo un’analisi del WWF pubblicata nel 2016 che
di recente è stata ripresa dalla stampa transalpina.
Al governo,
tra l’altro, il suo non è l’unico profilo proveniente dalla Danone. Wargon lavorerà infatti con Muriel Pénicaud,
ministro del Lavoro ed ex direttore delle risorse umane della multinazionale
alimentare. Mentre all’hotel de Roquelaure (la sede del ministero della
Transizione ecologica), affiancherà Brune Poirson. Ovvero un’altra
segretaria di Stato scelta tra gli alti dirigenti delle imprese private: si
tratta in questo caso di un’ex di Veolia. Colosso che si
occupa principalmente di acqua, gestione dei rifiuti e dell’energia.
Le critiche
nei confronti della Wargon, inoltre, non hanno risparmiato le sue competenze.
Benché forte della formazione all’ENA (la grande scuola di pubblica
amministrazione francese), la sottosegretaria in passato non si è mai occupata
di ecologia. È stata alla Corte dei conti, e poi consigliera tecnica del
ministro della Salute Bernard Kouchner nel governo socialista di Lionel
Jospin (2001).
Poi, dal
2007 al 2010, ha lavorato sui temi della solidarietà per il governo di destra
di François Fillon (sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy). Si è
occupata quindi di medicinali presso l’ANSM, l’equivalente dell’Agenzia
Italiana del Farmaco. E ha infine curato alcuni dossier in qualità di delegato
generale all’occupazione e alla formazione professionale presso il ministero
del Lavoro. «Nulla che abbia molto a che fare con l’ecologia o l’energia», osserva Libération.
Per il primo ministro Philippe un passato nella lobby
nuclearista
Tutti,
d’altra parte, lavoreranno sotto la direzione del primo ministro Edouard
Philippe. Che nel corso della sua carriera è stato capo dei lobbisti del gruppo nucleare
Areva (ormai ribattezzato Orano). Senza dimenticare il
passato dello stesso Macron. Che prima di diventare ministro dell’Economia nel
governo del socialista Manuel Valls, era stato protagonista di una
carriera scintillante presso la banca d’affari Rothschild.
Quanto basta per far parlare in Francia di governo delle lobby.
* da www.valori.it - 29 ottobre 2018
Foto: Il
presidente e il primo ministro della Francia, Emmanuel Macron e Edouard
Philippe
Non
si è mai occupata di ecologia in passato»
Nessun commento:
Posta un commento