E perché
il loro successo non sembra temporaneo
da www.ilpost.it *
Alle elezioni di domenica in Baviera il
partito dei Verdi è diventato il secondo più votato. Rispetto alle elezioni del
2013 ha raddoppiato il proprio risultato, diventando dunque un possibile alleato
di governo dell’Unione Cristiano-Sociale (CSU), il partito conservatore
bavarese che ha vinto ma senza ottenere la maggioranza assoluta dei seggi nel
parlamento locale. Ci sono diversi motivi per cui è successo, hanno spiegato
gli analisti: i Verdi hanno un programma di governo, non hanno inseguito o
assecondato la destra sull’immigrazione, hanno fatto opposizione da sinistra ma
con pragmatismo e senza posizioni estreme, sono stati avvantaggiati dal
malcontento verso i partiti tradizionali e si occupano di temi verso cui
c’è una sempre maggiore consapevolezza.
Ciò che è
successo in Baviera sembra riflettere una tendenza generale in Germania. Anche
in Assia, dove si terranno le elezioni regionali a fine mese, i Verdi sono in
crescita e sono dati al 18 per cento (al doppio, dunque, dei precedenti
risultati). La stessa cosa vale a livello nazionale: nei sondaggi i Verdi sono
stimati tra il 15 e il 17 per cento, alla pari o anche oltre i
socialdemocratici della SPD. I leader dei Verdi dicono che gli elettori e le
elettrici apprezzano la posizione chiara che hanno dimostrato su questioni come
l’immigrazione, i cambiamenti climatici e l’integrazione europea. Secondo gli
analisti, però, c’è qualcosa di più.
Anche in
Germania, come in altri paesi d’Europa, l’ascesa della destra estrema ha spinto
il dibattito nazionale e molti partiti storici proprio a destra, in particolare
sulla questione dell’accoglienza dei rifugiati. Questo vale soprattutto per la
CSU, storica alleata della CDU di Angela Merkel, che negli ultimi anni è stata
molto critica nei confronti delle politiche di apertura ai migranti adottate
dalla cancelliera causando anche una recente crisi di governo. I Verdi, invece,
si sono attenuti alla loro posizione favorevole sia all’immigrazione sia
dell’Europa, dando l’immagine di una calma stabilità; e hanno potuto farlo
anche perché dal punto di vista economico non propongono idee di sinistra
radicale, ma moderate e liberali: è difficile dipingerli come pericolosi
estremisti. «Siamo l’unico partito che non continua a fare zig zag da un giorno
all’altro», ha detto a Politico Katharina
Schulze, co-leader dei Verdi in Baviera.
Sempre Politico
sostiene che oltre all’insoddisfazione nei confronti dei partiti di governo
della Germania – fattore importante nell’aumento improvviso di consensi dei
Verdi – il partito sia stato anche favorito da un cambiamento più ampio della
politica tedesca. Michael Koß, politologo presso l’Università Ludwig Maximilian
di Monaco, ha spiegato che il classico conflitto tra destra e sinistra, con i
rispettivi opposti posizionamenti sulla redistribuzione della ricchezza e su
altre questioni socioeconomiche, è stato gradualmente sostituito da una nuova
divisione ideologica: «Cosmopoliti contro isolazionisti, vedute
liberali-alternative contro opinioni tradizionali autoritarie, europeisti
contro euroscettici». E poiché questa trasformazione è una tendenza a lungo
termine, ha spiegato, è improbabile che l’attuale successo dei Verdi sia
temporaneo.
I Verdi
hanno raccolto i voti soprattutto degli ex elettori ed elettrici dell’SPD. Un
sondaggio ha mostrato che il 42 per cento dei “nuovi” sostenitori dei Verdi
aveva votato SPD lo scorso anno, mentre un quarto aveva votato CDU/CSU:
«Conosco persone che fanno volontariato con i richiedenti asilo e in chiesa e
che dicono che non possono votare CSU perché quella retorica non si adatta alla
visione del mondo cristiano», ha spiegato Claudia Köhler, candidata dei Verdi a
Monaco dove il suo partito è risultato primo superando il 30 per cento. La
Baviera è una regione prevalentemente cattolica, e i Verdi sono stati capaci di attirare quella parte
dell’elettorato tradizionale della CSU in profondo disaccordo con il proprio
partito proprio in nome della carità cristiana.
I Verdi in
Germania si sono imposti nel 2011, quando le preoccupazioni sull’energia
nucleare dopo il disastro giapponese di Fukushima hanno rafforzato la loro
base elettorale. Da lì in poi il partito si è evoluto, superando le iniziali
prese di posizione di protesta e costruendo un programma per il governo del
paese. In Italia si tende ad associare i Verdi all’estrema sinistra, seguendo
comunque un vecchio stereotipo, ma in Europa e anche in Germania non è così:
hanno poco a che fare con gli anni Settanta, sono un’alternativa anche per i
liberali conservatori e i due leader del partito a livello nazionale, Annalena
Baerbock e Robert Habeck, provengono dal cosiddetto ramo “realista” della
famiglia ecologista. Negli anni Ottanta, infatti, il partito si costituì come
unione di vari gruppi: ne facevano parte i movimenti pacifisti, le femministe,
e coloro teorizzavano e praticavano un sistema di vita “alternativo” fuori dal
sistema. Dopodiché i Verdi si divisero tra “fondamentalisti” e “realisti”, che
cominciarono a porsi il problema di come proporsi a un elettorato più ampio e
integrarsi nella politica istituzionale. Prevalsero questi ultimi. Politico
dice che i Verdi sono sulla buona strada per diventare quello che i tedeschi
chiamano un “Volkspartei”, cioè un partito che si rivolge a ampie fasce della
società costruendosi una buona reputazione nei nove Länder dove sono al
governo, alleati a seconda del caso con la sinistra, con la destra o con
entrambe.
Durante la
campagna elettorale i Verdi si sono in effetti rivolti anche a nuove categorie
di elettori, e non più solo alle persone giovani, laureate e che vivono in
città. La lista dei candidati alle elezioni della Baviera rifletteva questa
trasformazione. La loro leader, Katharina Schulze, ha 33 anni, è carismatica, è
esplicitamente antifascista e dice che «essere antifascista non significa
essere un’estremista di sinistra», mescola femminismo e orgoglio bavarese,
parla di donne e di cura della terra. Claudia Köhler, candidata verde a Monaco,
si veste in modo tradizionale e si vanta del proprio coinvolgimento nel
volontariato in chiesa e con i vigili del fuoco: si definisce «conservatrice,
ma nel senso migliore del termine». E ovviamente parla di sostenibilità, di
investimenti nelle infrastrutture, di istruzione, di politica umanitaria in
materia di asilo.
L’approccio
dei Verdi alla questione dei migranti ha trovato il sostegno anche delle parti
tradizionalmente conservatrici della società. Il premier bavarese Markus Söder
e il ministro degli Interni tedesco Horst Seehofer, entrambi esponenti di primo
piano della CSU, hanno causato molta indignazione con i loro discorsi e le loro
politiche che assecondano la destra. In Baviera, Söder è stato ridicolizzato per
aver ordinato di appendere croci cristiane in tutti gli edifici pubblici («Non
mi piace il populismo tattico della CSU: stanno cercando di riconquistare gli
elettori dell’AfD. Mettere croci ovunque, non è tradizione, è populismo», ha
detto ad esempio un elettore); e la legge che concedeva alla polizia bavarese
poteri molto ampi ha spinto decine di migliaia di persone a scendere in piazza
a Monaco.
L’ambientalismo
resta ovviamente uno dei temi fondamentali per i Verdi, e Köhler crede che una
crescente consapevolezza sui cambiamenti climatici abbia avuto un ruolo
importante nel loro ultimo risultato: «Le persone lo sentono. Abbiamo avuto
un’estate straordinariamente calda. La gente mi dice che avevamo ragione».
Nella loro campagna elettorale per la Baviera i Verdi hanno mantenuto comunque
un atteggiamento piuttosto equilibrato verso il partito di governo, la CSU,
cercando di alternare critiche e aperture. Il partito ha fatto sapere di essere
pronto ad avviare i colloqui per una coalizione con la CSU, anche se gli
esperti ne mettono in discussione la compatibilità.
La stessa Katharina Schulze ha fatto sapere che un compromesso è possibile, ma che il suo partito non si muoverà dai propri valori fondamentali. «Siamo aperti a parlare di politica equa e rispettosa dell’ambiente, ma non di politica anti-europeista o autoritaria», ha detto.
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nella foto Katharina Schulze e Ludwig Hartmann,
i due leader dei Verdi in Baviera –
nella tabella la ripartizione dei 200 seggi sui 6 partiti che hanno superato il 5 %
Monaco, 14 ottobre 2018
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