16 ottobre 2018

Perché i Verdi sono andati così bene in Baviera


E perché il loro successo non sembra temporaneo


Alle elezioni di domenica in Baviera il partito dei Verdi è diventato il secondo più votato. Rispetto alle elezioni del 2013 ha raddoppiato il proprio risultato, diventando dunque un possibile alleato di governo dell’Unione Cristiano-Sociale (CSU), il partito conservatore bavarese che ha vinto ma senza ottenere la maggioranza assoluta dei seggi nel parlamento locale. Ci sono diversi motivi per cui è successo, hanno spiegato gli analisti: i Verdi hanno un programma di governo, non hanno inseguito o assecondato la destra sull’immigrazione, hanno fatto opposizione da sinistra ma con pragmatismo e senza posizioni estreme, sono stati avvantaggiati dal malcontento verso i partiti tradizionali e si occupano di temi verso cui c’è una sempre maggiore consapevolezza.

Ciò che è successo in Baviera sembra riflettere una tendenza generale in Germania. Anche in Assia, dove si terranno le elezioni regionali a fine mese, i Verdi sono in crescita e sono dati al 18 per cento (al doppio, dunque, dei precedenti risultati). La stessa cosa vale a livello nazionale: nei sondaggi i Verdi sono stimati tra il 15 e il 17 per cento, alla pari o anche oltre i socialdemocratici della SPD. I leader dei Verdi dicono che gli elettori e le elettrici apprezzano la posizione chiara che hanno dimostrato su questioni come l’immigrazione, i cambiamenti climatici e l’integrazione europea. Secondo gli analisti, però, c’è qualcosa di più.

Anche in Germania, come in altri paesi d’Europa, l’ascesa della destra estrema ha spinto il dibattito nazionale e molti partiti storici proprio a destra, in particolare sulla questione dell’accoglienza dei rifugiati. Questo vale soprattutto per la CSU, storica alleata della CDU di Angela Merkel, che negli ultimi anni è stata molto critica nei confronti delle politiche di apertura ai migranti adottate dalla cancelliera causando anche una recente crisi di governo. I Verdi, invece, si sono attenuti alla loro posizione favorevole sia all’immigrazione sia dell’Europa, dando l’immagine di una calma stabilità; e hanno potuto farlo anche perché dal punto di vista economico non propongono idee di sinistra radicale, ma moderate e liberali: è difficile dipingerli come pericolosi estremisti. «Siamo l’unico partito che non continua a fare zig zag da un giorno all’altro», ha detto a Politico Katharina Schulze, co-leader dei Verdi in Baviera.
Sempre Politico sostiene che oltre all’insoddisfazione nei confronti dei partiti di governo della Germania – fattore importante nell’aumento improvviso di consensi dei Verdi – il partito sia stato anche favorito da un cambiamento più ampio della politica tedesca. Michael Koß, politologo presso l’Università Ludwig Maximilian di Monaco, ha spiegato che il classico conflitto tra destra e sinistra, con i rispettivi opposti posizionamenti sulla redistribuzione della ricchezza e su altre questioni socioeconomiche, è stato gradualmente sostituito da una nuova divisione ideologica: «Cosmopoliti contro isolazionisti, vedute liberali-alternative contro opinioni tradizionali autoritarie, europeisti contro euroscettici». E poiché questa trasformazione è una tendenza a lungo termine, ha spiegato, è improbabile che l’attuale successo dei Verdi sia temporaneo.

I Verdi hanno raccolto i voti soprattutto degli ex elettori ed elettrici dell’SPD. Un sondaggio ha mostrato che il 42 per cento dei “nuovi” sostenitori dei Verdi aveva votato SPD lo scorso anno, mentre un quarto aveva votato CDU/CSU: «Conosco persone che fanno volontariato con i richiedenti asilo e in chiesa e che dicono che non possono votare CSU perché quella retorica non si adatta alla visione del mondo cristiano», ha spiegato Claudia Köhler, candidata dei Verdi a Monaco dove il suo partito è risultato primo superando il 30 per cento. La Baviera è una regione prevalentemente cattolica, e i Verdi sono stati capaci di attirare quella parte dell’elettorato tradizionale della CSU in profondo disaccordo con il proprio partito proprio in nome della carità cristiana.
I Verdi in Germania si sono imposti nel 2011, quando le preoccupazioni sull’energia nucleare dopo il disastro giapponese di Fukushima hanno rafforzato la loro base elettorale. Da lì in poi il partito si è evoluto, superando le iniziali prese di posizione di protesta e costruendo un programma per il governo del paese. In Italia si tende ad associare i Verdi all’estrema sinistra, seguendo comunque un vecchio stereotipo, ma in Europa e anche in Germania non è così: hanno poco a che fare con gli anni Settanta, sono un’alternativa anche per i liberali conservatori e i due leader del partito a livello nazionale, Annalena Baerbock e Robert Habeck, provengono dal cosiddetto ramo “realista” della famiglia ecologista. Negli anni Ottanta, infatti, il partito si costituì come unione di vari gruppi: ne facevano parte i movimenti pacifisti, le femministe, e coloro teorizzavano e praticavano un sistema di vita “alternativo” fuori dal sistema. Dopodiché i Verdi si divisero tra “fondamentalisti” e “realisti”, che cominciarono a porsi il problema di come proporsi a un elettorato più ampio e integrarsi nella politica istituzionale. Prevalsero questi ultimi. Politico dice che i Verdi sono sulla buona strada per diventare quello che i tedeschi chiamano un “Volkspartei”, cioè un partito che si rivolge a ampie fasce della società costruendosi una buona reputazione nei nove Länder dove sono al governo, alleati a seconda del caso con la sinistra, con la destra o con entrambe.

Durante la campagna elettorale i Verdi si sono in effetti rivolti anche a nuove categorie di elettori, e non più solo alle persone giovani, laureate e che vivono in città. La lista dei candidati alle elezioni della Baviera rifletteva questa trasformazione. La loro leader, Katharina Schulze, ha 33 anni, è carismatica, è esplicitamente antifascista e dice che «essere antifascista non significa essere un’estremista di sinistra», mescola femminismo e orgoglio bavarese, parla di donne e di cura della terra. Claudia Köhler, candidata verde a Monaco, si veste in modo tradizionale e si vanta del proprio coinvolgimento nel volontariato in chiesa e con i vigili del fuoco: si definisce «conservatrice, ma nel senso migliore del termine». E ovviamente parla di sostenibilità, di investimenti nelle infrastrutture, di istruzione, di politica umanitaria in materia di asilo.

L’approccio dei Verdi alla questione dei migranti ha trovato il sostegno anche delle parti tradizionalmente conservatrici della società. Il premier bavarese Markus Söder e il ministro degli Interni tedesco Horst Seehofer, entrambi esponenti di primo piano della CSU, hanno causato molta indignazione con i loro discorsi e le loro politiche che assecondano la destra. In Baviera, Söder è stato ridicolizzato per aver ordinato di appendere croci cristiane in tutti gli edifici pubblici («Non mi piace il populismo tattico della CSU: stanno cercando di riconquistare gli elettori dell’AfD. Mettere croci ovunque, non è tradizione, è populismo», ha detto ad esempio un elettore); e la legge che concedeva alla polizia bavarese poteri molto ampi ha spinto decine di migliaia di persone a scendere in piazza a Monaco.
L’ambientalismo resta ovviamente uno dei temi fondamentali per i Verdi, e Köhler crede che una crescente consapevolezza sui cambiamenti climatici abbia avuto un ruolo importante nel loro ultimo risultato: «Le persone lo sentono. Abbiamo avuto un’estate straordinariamente calda. La gente mi dice che avevamo ragione». Nella loro campagna elettorale per la Baviera i Verdi hanno mantenuto comunque un atteggiamento piuttosto equilibrato verso il partito di governo, la CSU, cercando di alternare critiche e aperture. Il partito ha fatto sapere di essere pronto ad avviare i colloqui per una coalizione con la CSU, anche se gli esperti ne mettono in discussione la compatibilità.

La stessa Katharina Schulze ha fatto sapere che un compromesso è possibile, ma che il suo partito non si muoverà dai propri valori fondamentali. «Siamo aperti a parlare di politica equa e rispettosa dell’ambiente, ma non di politica anti-europeista o autoritaria», ha detto.

* nella foto Katharina Schulze e Ludwig Hartmann, i due leader dei Verdi in Baviera –
   nella tabella la ripartizione dei 200 seggi sui 6 partiti che hanno superato il 5 % 

 Monaco, 14 ottobre 2018

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