di Massimo Marino
E’
invidiabile la perseveranza con la quale, ininterrottamente da settimane, un
nugolo di commentatori più o meno stipendiati, in genere molto ben stipendiati,
intrattengono gli italiani da mattina a sera su giornali, tv e internet, esprimendo
il loro punto di vista su cosa succederà il 4 marzo con riferimento ai sondaggi (ma in realtà anche agli umori
del loro direttore e del loro editore) accantonando il fatto che specie nell’ultimo
decennio si sono dimostrati totalmente inattendibili. Clamorosi quelli sballati del 2013, che
potete facilmente trovare su Wikipedia,
confrontati con i successivi risultati reali.
Ancora più inattendibili i sondaggi sui risultati del referendum
del 4 dicembre 2016, al quale ho partecipato attivamente e con impegno per il
NO, senza aver mai trovato uno solo, a cominciare da me stesso, che prevedesse
un risultato vicino a quello emerso. Neanche uno.
Non
avendo editori o padroni a cui rispondere e consolato dall’ipotesi di
sbagliare, nel caso, in compagnia, esprimo il mio personalissimo punto di vista
che non è proprio di quelli che vanno per la maggiore.
1)
Con riferimento alla Camera e arrotondando i dati per semplicità nel
2013 dei 50 milioni di elettori compresi
3,4 milioni all’estero, quasi 15 milioni, anche con le schede bianche
o annullate, hanno scelto il partito più forte, quello del non voto. Di questi
si stima che almeno 12 milioni sono
astenuti attivi, cioè non impediti da eventi esterni alla loro volontà.
Dei 35 milioni di votanti attivi circa 10 milioni a testa sono andati al CDX e al CSX , quasi 8,7 milioni al M5S. Altri 3,6 milioni al cosiddetto Centro (Monti
ed altri) che nelle elezioni attuali di fatto non esiste più. Più di 1 milione a liste minori.
Delle 26 liste maggiori all’epoca presentate solo 11 hanno avuto almeno un eletto. In 5 anni più della metà di tali
liste non esistono più, alcune altre hanno cambiato nome. Più di un terzo dei 950 eletti hanno cambiato più volte
collocazione. Parecchi anche nelle ultime settimane di fine legislatura. Grazie
ad un Regolamento delle Camere da paese di Bengodi sono così nati una decina di
gruppi parlamentari nuovi, con i loro apparati e rappresentati nelle
Commissioni (alcuni poi sono scomparsi). Praticamente la totalità degli
italiani ignora perfino il nome di questi gruppi e i loro componenti.
I 3
governi succedutisi (Letta, Renzi, Gentiloni) sono stati possibili per la somma
di tre fattori:
- Il premio alla Camera, che ha dato un
centinaio di eletti in più al PD naturalmente sottratti ad altri, poi
dichiarato incostituzionale.
- Il patto (“del Nazareno”) con il quale forze
contrapposte, che hanno avuto o perso “il premio” in quanto contrapposte, si sono unite (il Letta-Berlusconi
ma anche il Renzi-Alfano e il Gentiloni-Alfano), oppure preso il premio si sono
separate (PD da SEL) .
- Infine, alcune inspiegabili
conversioni sulla via di Damasco (ALA di Verdini).
2) Il quadro di oggi è più semplice: 12 liste maggiori delle quali 9 nei tre poli relativamente in equilibrio
che raccoglieranno il 90- 95% dei votanti. Saranno 6 o al massimo 7 le liste che avranno degli eletti. Al di fuori dei
tre poli solo LeU (Liberi e Uguali) ha una alta probabilità di superare il 3%.
PaP (Potere al Popolo) raccogliendo anche qualche astenuto, secondo me non arriverà
a eleggerà nessuno, ma potrebbe far perdere alcuni eletti al M5S specie nell’uninominale
al Sud e a LeU nelle liste proporzionali. Eletti che andranno a Forza
Italia, PD e Lega.
E’ mia opinione che LeU sia
sovrastimata e PaP sottostimata nei sondaggi (quindi la sua probabile
dispersione di voti sarebbe più grave) ma la musica non cambia ed è la solita
musica stonata, il prodotto di almeno due anni di fallimenti nel discutere di una
nuova sinistra, di cui non sono sostenitore, ma che per me avrebbe grande utilità nel
quadro complesso italiano. Nessuno dei leaderini di questo microcosmo ci crede
davvero o è all’altezza del compito e quindi una nuova sinistra non c’è.
Nella coalizione PD nessuno dei tre alleati
(Più Europa, Insieme e Civica Lorenzin) secondo me avrà degli eletti ma sopra
all’1% tutti i voti andranno alla lista PD, al di sotto è come non aver votato. Triste finale di partita specie per
socialisti, postdipietristi, verdi, tutti portatori d’acqua gratis al partito del
jobs act, delle trivelle e delle tentate modifiche costituzionali.
3) Comunque nessuno dei tre poli vincerà nulla
senza alleanze che ad oggi di fronte agli elettori sono sdegnosamente rifiutate
da tutti.
Stimando 51 milioni di elettori, 70% di votanti (contro il 72% del 2013), le previsioni dicono che con il 39-40% dei voti (intesi nei collegi uninominali?) una coalizione o lista potrebbe arrivare al 51% dei seggi cioè ad una esile ma matematica maggioranza. Se faccio i conti giusti si tratterebbe di circa 13 milioni di elettori alla Camera a mio parere irraggiungibili da nessuno dei tre poli.
Stimando 51 milioni di elettori, 70% di votanti (contro il 72% del 2013), le previsioni dicono che con il 39-40% dei voti (intesi nei collegi uninominali?) una coalizione o lista potrebbe arrivare al 51% dei seggi cioè ad una esile ma matematica maggioranza. Se faccio i conti giusti si tratterebbe di circa 13 milioni di elettori alla Camera a mio parere irraggiungibili da nessuno dei tre poli.
Tuttavia, si trascura il contenuto
malefico del rosatellum coniugato al trasformismo diffuso del personale
politico dell’epoca attuale.
Alle 23.01 del 4 marzo, chiusi i seggi, le attuali coalizioni si scioglieranno come neve al primo spiraglio di sole. Non c'è nulla che le obbliga a esistere. Finisce la sceneggiata per gli elettori e si torna alle cose serie. I programmi-spot proposti agli elettori nelle ultime settimane (su tasse, bonus, pensioni, sconti vari,) sono biodegradabili, un festival della demagogia. Abbiamo scherzato.
Anche LeU (MDP-SEL/SI-Possibile) e PaP (Rifondazione-
Sinistra anticapitalista – Comunisti
– altri micropartitini, attorno a qualche
comitato locale che si è buttato nella mischia 3-4 mesi fa e che desta
oggettivamente simpatia ) sono cartelli elettorali, aggregazioni raccogliticce
di gruppi nate negli ultimi mesi. Nessuno di loro ha intenzione di sciogliere il proprio aggregato in funzione di qualcosa di più grande a cui pochi in
realtà credono.
Dai possibili 35-40 eletti di LeU può
emergere di tutto. Dal gruppo della Bonino, molto sponsorizzata dai principali
editori sulla piazza, se mai ci fossero degli eletti, lo stesso. Il caso Migliore, il più stupefacente di tanti,
insegna.
Anche il M5Stelle potrebbe pagare la sua
pesante inefficenza nel selezionare quadri e candidati con una emorragia di
eletti al gruppo misto fin da subito. Che poi scopriranno che la politica non
può fare assolutamente a meno di loro.
È diffusa da tempo la tesi che tutte le
scelte del M5S siano in mano ad un ristretto gruppo, la Spectre della
Casaleggio. Ho sempre pensato esattamente il contrario. Cioè che ci sia nel
lavoro quotidiano ma anche in molte scelte decisive (si veda il pasticcio della
collocazione del gruppo al Parlamento Europeo o la nascita della Giunta Raggi),
un grave abbandono, una superficialità culturale, una inadeguatezza
organizzativa che non è più consentita oggi, al contrario della fase nascente
del movimento, a chi si candida all’alternativa. Magari ci fosse stata una
Spectre a risolvere qualche problemino. Non basta essere sulla strada giusta se
non si hanno i mezzi per camminare.
Nessuno degli eletti postgrillini si
dimetterà, ne potrà farlo. Perché mai gli altri partiti dovrebbero votare in
aula delle dimissioni quando i sostituti rialzerebbero il numero di seggi
grillini?
Attorno al polo Berlusconi-Renzi (da
soli probabilmente numericamente insufficienti) può aggregarsi di tutto.
D’altronde quanti sceglierebbero di tornare alle urne (a casa) a poche
settimane dal voto?
4) Altro che destra e sinistra: nel
sistema politico italiano prevale dagli anni ‘90 una grande palude di centro in cui si galleggia in osmosi con la
parte prevalente del sistema economico-finanziario a cui non si dice mai di no,
organizzando in proprio reti clientelari efficientissime, oppure in eccessiva confidenza
con i vari gruppi mafiosi locali, assecondando le burocrazie e le lobby
multinazionali collocate a Bruxelles. In aggiunta ricevendo o distribuendo
regali e tangenti, specie
nel settore energetico e militare, in amicizia cordiale con regimi corrotti,
autoritari, estremisti che negli ultimi decenni sono proliferati come lascito
del colonialismo e del neocolonialismo postbellico in Africa, in Medio Oriente
e in altre aree del pianeta.
Al centro di questa palude centrista
stanno quelli che oggi si chiamano Forza Italia e PD con i loro gregari del
momento. Un po’ più ai margini alleati minori che cavalcano l’onda di movimenti
che si manifestano nella società: l’ostilità verso gli immigrati, ma anche una
generica attenzione alla precarietà sociale a cui si risponderebbe con “lo
sviluppo”, oppure generiche dichiarazioni d’intenti a favore dell’ambiente. Mai
però assumendosi la responsabilità di elaborare un percorso di soluzioni vere o
di alternative efficaci che comportano una ricomposizione diversa nella società
e insieme nelle forze frammentate in campo. Insomma, chi è dentro è dentro e ci resta per
convenienza e chi è fuori deve stare fuori.
Al contrario di quanto a volte si afferma
il sistema sociale italiano è stabile, immobile. Ma anche ingiusto, vorace e
insieme inefficiente.
Al contrario di quanto va di moda nelle
analisi seducenti ma un po’ affrettate che si leggono, specie a sinistra,
almeno per l’Italia non è vero che ci sia un ristretto nucleo di persone, l’1%
cosiddetto, che governa il paese ed un 99% che subisce. C’è invece un insieme
di forze, quasi sempre alleate, che nella palude hanno costruito una rete di
interessi diffusi e nella quale alcuni milioni di persone ( nei partiti, nelle
aziende, nelle banche e nella finanza,
nei ministeri e nella burocrazia pubblica nazionale e locale, nelle
forze armate, nei media, nelle università e nella cultura) hanno sempre qualcosa
da guadagnare in modo sproporzionato ai
propri meriti, alle proprie responsabilità,
alle proprie competenze. Solo perché sono fedeli al sistema. E lo sanno. Quindi, con qualche ovvia eccezione,
sono disponibili ad accettare tutto pur che nulla cambi.
Solo qualche esempio tanto per gradire:
E’ possibile che un dirigente del settore
pubblico o del privato possa guadagnare
più del Capo del governo o dello stato, che in una Regione il numero di
dipendenti pubblici sia tre volte quello di un'altra di pari dimensione, che si
stia consolidando una assistenza sanitaria su almeno tre livelli per i poveri,
per i benestanti, per gli alti redditi? Che tutte le reti pubbliche TV possano
essere controllate dal governo di turno sostituendo in pochi mesi tutti i loro
responsabili apicali e a scendere la struttura? Che esistano almeno 10 forme
diverse di rapporti di lavoro e una trentina di loro diverse applicazioni e che
si stia perfino tollerando il ritorno dello schiavismo? Che si sia diffusa in
tutti i settori la prassi impunita che la disponibilità alle prestazioni
sessuali sia un prevalente titolo di merito per avere un ruolo? Che l’Italia abbia bisogno di 449 Generali e
Ammiragli con il 53% del personale costituito da Ufficiali e Sottoufficiali,
per l’organizzazione delle Forze Armate?
5) La palude centrista non è una
maggioranza ma una consistente minoranza
solidale. Solo in poche e occasionali situazioni è stata sconfitta anche perché
il diffuso astensionismo da tutto è inconsapevolmente la sua quinta colonna. Ad
esempio, nei referendum del 2011 e del dicembre 2016 una diversa maggioranza
sociale normalmente frammentata e non comunicante si è espressa ed ha avuto occasionalmente
la possibilità di contare e vincere.
6) E’ evidente che oggi al di fuori di
questa palude sul piano elettorale l’unica forza rilevante e in qualche modo
influente è il Movimento 5Stelle. Non rappresenta e non ha affatto l’adesione
di tutto ciò che sta fuori dalla palude, a cominciare dai 12 milioni di “astenuti
attivi”.
Contro il M5S Berlusconi, la Meloni e
altri sostengono tutti i giorni che si tratta di comunisti mascherati.
Nel PD e in qualche angusto ambito residuo
della sinistra malpensante si vorrebbe segnarli come sostanzialmente di destra,
razzisti non dichiarati, pericolosi populisti.
Insieme li accusano di incompetenza e
inefficienza (da che pulpito...).
Ma
l’impegno maggiore dei media oggi è quello di presentarli come bugiardi e (anche
loro...) corrotti. (la mancata rendicontazione corretta di alcuni, che vanno allontanati, messa alla
pari degli affari con la ndrangheta di altri che mai nessuno allontana se non arrivano i carabinieri).
La calunnia è sottile: in fin dei conti
i grillini sono come tutti gli altri, perché mai dovete votarli, tenetevi quelli che ci
sono che vanno benissimo (è quanto ci suggeriscono tutte le sere con grande determinazione i killer
mediatici ben distribuiti nei talk-show). Oppure continuate ad astenervi dal
votare che in fin dei conti così noi stiamo tutti più tranquilli e voi vi prendete la soddisfazione.
7) Per quanto sia da anni elettore e
moderato sostenitore esterno del M5S non
ritengo che abbia davvero possibilità di vincere. Da tempo sostengo e
scrivo che non verrà permesso, con metodi leciti e non, un definitivo successo
del M5Stelle. Tranne che questo non diventi parte di un più generale movimento
popolare di cambiamento che necessita di diversi protagonisti che oggi non sono
in campo uniti.
Perché se i propri limiti e la continua
aggressione mediatica non lo hanno distrutto hanno fermato però la possibilità di espansione del gruppo, hanno
impedito una piena illustrazione del proprio programma nella campagna
elettorale, ne hanno indebolito gli equilibri interni costringendolo ad una
leadership monocratica che crea più problemi di quanti ne risolve.
In altre parole, il M5S non è ad oggi
in grado di disgregare da solo quel reticolo di alleanze sociali di convenienza
che legittima il sistema e di riaggregarne un altro maggioritario e vincente. È
probabile che dopo il voto si apra una profonda revisione del proprio modo di
funzionare oppure che il gruppo si disgreghi lentamente con il dilagare incoscente dei contrasti da due soldi al proprio interno. Non virerà a destra né
entrerà nella palude perché credo che si dissolverebbe in tre mesi.
8) Nel programma originario del M5S, di
molto approfondito e articolato negli ultimi sei mesi, in qualche modo riscrivendolo
con una larga seppure superficiale partecipazione in decine di votazioni online
che i media hanno fatto finta di non conoscere ed hanno nascosto, sono emersi i
punti cruciali che restano comunque un riferimento per la riflessione:
- L’impegno di “non lasciare nessuno
indietro” che si è tradotto nella proposta articolata con il disegno di legge 1148
sul reddito di cittadinanza nel
quale è contenuta anche (art 19) l’importantissima proposta del salario minimo
orario di cui nessuno parla. Richiede un ovvio spostamento di risorse, neanche travolgente. Fra
l’altro abbatterebbe l’assistenzialismo clientelare, e quindi trova ovvie resistenze
dei difensori dello status quo.
- L’attenzione prioritaria verso la tematica ecologista in particolare
sulla crisi climatica, la fuoriuscita dai fossili e l’espansione delle
rinnovabili. Negli ultimi tre anni l’Italia è in piena involuzione su questi
temi e mi sembra che la crisi ambientale (vedi il tema della mobilità urbana)
stia accelerando.
- L’impegno, anche intransigente fino
alle estreme conseguenze, nella moralizzazione
della sfera pubblica, degli eletti, dei costi della politica e infine nella difesa della Costituzione.
Punti cruciali che si sono
concretamente confermati con l’adesione ai vari appuntamenti referendari, vinti,
persi o mancati dal 2011 ad oggi e nella quotidiana attività degli eletti in
Parlamento. Mi sembra che siano anche il terreno che permette di aprire una
nuova strategia al riguardo delle alleanze. Nella società prima, nelle sedi
istituzionali dopo.
Qualunque percorso futuro, interno o
esterno al M5Stelle, non può che partire da qui.
*
Nella
foto: il Maestro Yoda nella palude di Dagobah (Star Wars).
Nella
tabella: liste
principali al voto del 4 marzo 2018 (da Wikipedia)
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