di Greenpeace
In Italia il tema dell’olio di
palma è molto discusso, ma si parla quasi esclusivamente degli impieghi
alimentari di questa materia prima. C’è un dato invece meno noto: il 46 per
cento dell’olio di palma che l’Europa importa viene utilizzato per produrre biodiesel.
In particolare, secondo un’analisi dell’organizzazione Transport&Environment
basata su dati di Oil World, è proprio l’Italia il Paese
dell’Ue che utilizza le maggiori quantità di olio di palma per la produzione
nazionale di biodiesel, circa il 95 per cento di quanto importato. Seguono Spagna
(90 per cento) e Paesi Bassi (59 per cento).
Questa notizia non sorprende. Già
nel 2011 il nostro rapporto “Metti (l’estinzione) di un tigre nel
motore” evidenziava come l’Italia fosse il primo Paese europeo per
utilizzo di olio di palma nella produzione di biodiesel. Con numeri addirittura
in crescita. Eni infatti ha recentemente riconvertito due delle sue
raffinerie a combustibili fossili in bioraffinerie. E come se non
bastasse, il “cane a sei zampe” lo scorso anno ha annunciato di voler produrre
in questi due complessi industriali, Porto Marghera e Gela, fino a 1
milione di tonnellate biocarburante entro il 2018. Per la precisione, Eni afferma sul suo sito che l’impianto di Porto
Marghera (Venezia) è attualmente “alimentato ad olio di palma” mentre si
“prevede la trasformazione dell’impianto di Gela in una bioraffineria in grado
di convertire materie prime non convenzionali di prima (olio di palma) e
seconda (grassi animali, olii di frittura) generazione in diesel, Gpl e nafta
green” (Il Sole 24 Ore, 9 giugno 2016).
L’idea di basare la produzione di
biodiesel sull’importazione di olio di palma, oltre a essere una minaccia
per le foreste e per il clima, rischia anche di trasformarsi in un ingente
spreco di denaro. Inoltre, se l’idea della riconversione era anche
(meritoriamente) quella di tutelare i posti di lavoro, la scelta di Eni
di puntare sull’olio di palma potrebbe vanificare tutto. L’Unione europea,
infatti, ha finalmente deciso di riconoscere la propria, enorme, responsabilità
sul fenomeno globale della deforestazione, certificando al contempo
l’importanza della protezione delle foreste nella lotta ai cambiamenti
climatici.
Con l’approvazione da parte del Parlamento Ue, lo
scorso 4 aprile, di una importante risoluzione su questo tema,
da un lato si riconosce che è possibile produrre olio di palma in modo
responsabile – ad esempio con l’uso dell’approccio “High Carbon Stock” (Elevato
Stock di carbonio) e in base agli standard sviluppati dal Palm Oil
Innovation Group (POIG) – dall’altra, l’organo legislativo Ue prende atto
che un incremento esponenziale dei consumi di olio di palma per uso nei biocombustibili
è insostenibile. Per questo si chiede alla Commissione europea di
eliminare gradualmente l’utilizzo di olio di palma nelle miscele di biocarburanti.
L’obiettivo di questa risoluzione, che ha ottenuto un largo consenso (640 voti
favorevoli, 18 contrari e 28 astensioni), è proprio spezzare il legame tra la
produzione dell’olio di palma e la deforestazione. Ci auguriamo che questa
iniziativa spinga Eni a concentrarsi sulla produzione di biodiesel da
materie prime di seconda generazione, che non comportano la distruzione
delle foreste, la sottrazione di terreno agricolo alla produzione alimentare o,
più in generale, cambi di uso del suolo.
12 aprile 2017
Nessun commento:
Posta un commento