di Marica
Di Pierri *
Cop22.
L'Italia alla conferenza sul clima. Capo delegazione italiana a Marrakech, il
Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti è arrivato in Marocco mercoledì
scorso. Nello Statement dell’Italia, pronunciato giovedì nell’ultima sessione
dedicata alle dichiarazioni dei Ministri, Galletti ha pronunciato parole di
ottimismo e soddisfazione per gli sforzi compiuti quest’anno: «Dopo Parigi
l’impegno continua e si rafforza: ne è prova tangibile l’entrata in vigore
dell’accordo dopo appena 11 mesi. L’Italia vuole affermare di fronte a tutte le
nazioni del mondo che indietro non si torna, ce lo chiedono i cittadini del
mondo e l’economia globale».
Durante gli
eventi organizzati a latere delle negoziazioni, Galletti ha annunciato lo
stanziamento di 5 milioni di dollari per un Fondo a sostegno dei paesi
africani, parte di un pacchetto di 75 milioni destinati dai paesi
industrializzati al sostegno dei paesi africani in materia climatica, e ha candidato
l’Italia a ospitare la cruciale (si spera) 26° Conferenza Onu sul clima, quella
del 2020.
Nel pomeriggio di giovedì il ministro ha incontrato la delegazione italiana di associazioni, sindacati e organizzazioni sociali presenti a Marrakech. Molte le questioni poste: dalla necessità di varare in tempi brevi la nuova S.e.n. (Strategia energetica nazionale) al disegno della road map di decarbonizzazione; dalla coerenza delle politiche energetiche nazionali con l’Accordo di Parigi, all’entità (e provenienza) dei fondi necessari per onorare gli impegni finanziari.
Galletti ha
risposto affermando che l’Italia è leader mondiale nella decarbonizzazione,
assieme al Canada e al Regno unito e che intende assieme a questi paesi
costituire un club di «amici della decarbonizzazione». Dichiarazione lontana
anni luce dalla realtà italiana, con petrolio e gas che continuano a
solleticare le mire energetiche nostrane e il piano infrastrutturale del paese
che privilegia ancora il trasporto su gomma. Del resto, non si può consentire
che il trionfalismo su cui il governo basa i propri proclami sia esclusivamente
fondata sulla percentuale (importante) di rinnovabili nel mix energetico
nazionale. Ancor più perché trattasi dell’onda lunga degli incentivi 2004-2013,
che il governo attuale ha eliminato, riducendo anche quelli già erogati in
maniera retroattiva.
C’è bisogno di un cambio di rotta. Ma il cambio di rotta non è in programma: a chi gli chiede come le ambizioni espresse si conciliassero con le nuove concessioni per cercare petrolio e gas in terra e mare (30.000 km2 solo in adriatico), Galletti risponde minimizzando: «Si tratta solo di prospezioni, per lo sfruttamento ci vorranno molti, molti anni». Come a dire: non sarà più affar suo. La coerenza, Marrakech lo dimostra, non è certo il punto forte di questo governo.
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* da ilmanifesto.it 19
novembre 2016
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