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democrazia - giustizia - nuovi lavori
Gruppo Cinque Terre ECOLETTERA 80 - 16 novembre 2016
Editoriale 1:
Clima: Cop22 e Mop: cosa si deciderà a Marrakech
Il testo dell’Accordo di Parigi richiede a tutte le
nazioni di valutare i loro sforzi di
riduzione delle emissioni a intervalli
di cinque anni e conseguentemente alzare la barra degli impegni. Le
promesse di riduzione dei gas-serra che i 195 Paesi firmatari dell’Accordo
hanno messo sul tavolo con i loro NDC cadrà ben al di sotto dell’obiettivo di 2°C. La Cina, per esempio, intende ridurre le proprie emissioni, ma solo
a partire dal 2030. L’India il
terzo più grande inquinatore del mondo, ha approvato un piano che consentirà di
triplicare le sue emissioni entro il 2030, un miglioramento secondo i
funzionari indiani, poiché senza questo piano le emissioni sarebbero aumentate
di sette volte. La Russia, il
quarto più grande inquinatore del clima del mondo, ha messo sul tavolo un piano business as asual, che non prevede
nuove concrete politiche climatiche. Gli Usa viceversa hanno predisposto un piano di riduzione abbastanza
rigoroso e dettagliato che purtroppo si trova in un limbo legale. Ventisette Stati hanno citato in giudizio
l'amministrazione per bloccarlo ed effettivamente la Corte Suprema lo ha
bloccato in attesa dell’esito del ricorso. Diversi studi hanno però dimostrato che, sulla base dei
tagli delle emissioni annunciati a Parigi dalle nazioni, il mondo è sulla cattiva strada e rischia un
aumento di temperatura di circa 3,5 °C alla fine del secolo. Ciò causerebbe una
serie di conseguenze ambientali
disastrose, tra ondate di calore, aumento del livello del mare, danni
alle colture, estinzioni di specie e diffusione di malattie. Alcuni studi
stimano che per raggiungere l’obiettivo di mantenere il riscaldamento sotto i
2°C è necessario che il livello globale dei gas serra raggiunga il culmine di
54 miliardi di tonnellate di CO2eq entro il 2030 e declini sino a 21 miliardi
di tonnellate di CO2eq entro il 2050. Questo presuppone che entro il 2050 debba maturare un settore energetico completamente
decarbonizzato. Per cominciare, nell’arco di cinque anni ogni centrale a
carbone dovrà essere chiusa. ( Lorenzo Ciccarese da qualenergia.it ) leggi
Editoriale 2 : Atomiche, Italia
allucinante
Allucinante Matteo Renzi. Allucinante Paolo
Gentiloni. Era all’ordine del giorno dell’Assemblea generale dell’Onu un voto
davvero importante: una risoluzione perché dal 2017 partano i negoziati per un
Trattato internazionale che vieti le armi nucleari. La risoluzione è stata
approvata da 123 Paesi, 16 Stati si sono astenuti ma 37 Paesi hanno votato
contro, tra cui l’Italia. In compagnia di quasi tutte le nazioni nucleari del
mondo e tanti alleati degli Stati uniti che, come l’Italia, hanno sul proprio
territorio ogive nucleari. Si badi, non armi atomiche vintage della “passata”
Guerra fredda, ma rinnovati sistemi d’arma per le quali il Nobel della Pace
Obama ha speso diversi miliardi di dollari: si chiamano bombe B61-12 e potranno
essere montate sugli F35 che - a proposito di “costi della politica” - ci
costano più di 15 miliardi di euro. I primi due F35 arriveranno nella base di
Amendola l’8 novembre prossimo, il giorno delle presidenziali americane, e
senza know how di attivazione: quello lo controllano dagli Usa. (Tommaso Di
Francesco su il manifesto ) leggi
Costituzione e sistema elettorale: dalla Costituente
proporzionalista al maggioritario.
Tanto la Costituzione formale quanto quella
materiale hanno avuto il sistema proporzionale come pietra angolare su cui
basarsi. La costituzione materiale perché in questo sistema elettorale valorizzava
il ruolo dei partiti come organizzatori della democrazia, la Costituzione
formale perché esso garantiva tanto la rigidità del testo, quanto
l’accentuato pluralismo del sistema, che induceva a forme di governo di
coalizione e ad intese più ampie della maggioranza di governo per decisioni
delicate come l’elezione del Presidente, dei membri della Corte Costituzionale
e del Csm. Tutto questo realizzava un equilibrio fra poteri di maggioranza e
diritti delle opposizioni che, anche se mai perfetto, tuttavia garantiva un
ruolo dinamico del Parlamento. Dagli
anni settanta, tuttavia, si manifestò una crescente degenerazione della
vita interna dei partiti che produsse la sclerotizzazione del sistema
istituzionale nel suo complesso. Di ciò venne data indebitamente la colpa al
sistema proporzionale e, invece di procedere ad una regolamentazione per legge
dei partiti, in modo da consentire l’intervento del giudice ordinario nei molti
casi delle vere e proprie frodi (a cominciare dai tesseramenti truccati) e
contrastare la degenerazione partitocratica, si preferì la strada del tutto
controproducente del passaggio al sistema maggioritario. (Aldo Giannuli sul blog) leggi
Referendum: La sovranità dei
territori e le ragioni del No
Ricordiamo che l’art. 5 della
Costituzione sancisce il bilanciamento fra lo Stato-Nazione e gli altri Enti
intermedi (Comuni, Province, Regioni), togliendo al Centro l’onnipotenza del
comando e permettendo alle periferie di esprimere controforze politiche e
sociali più legate ai bisogni dei cittadini, alla prossimità ai luoghi, alla
diversità di interessi territoriali differenziati. Un principio che ha
consentito forme di controllo dal basso, pratiche di consultazione sociale,
decentramento amministrativo, autorganizzazione e, in qualche caso, anche
auto-governo. L’art. 9 della Costituzione, prevede che sia la Repubblica, cioè
tutti i livelli istituzionali, dal grado più alto al più basso, e non lo Stato,
a tutelare l’ambiente, il paesaggio, i beni culturali. Anche la riforma del
2001 del titolo V della Costituzione, pur tra tanti limiti, manteneva questo
impianto concorrente, spostando anzi ancora più in avanti poteri e competenze
delle autonomie locali, in particolare delle Regioni. Poteri e competenze che
invece sarebbero fortemente ridimensionati se passasse la riforma, che
smantella ogni collaborazione fra le diverse istanze stabilendo invece, nella
nuova formulazione dell’art. 117, un “principio di supremazia” dello Stato
centrale , esercitabile soprattutto dal Governo più che dal Parlamento, che può
avocare a sé tutte le decisioni in materia ambientale (che riguardano cioè la
salute dei cittadini, il governo del territorio, le infrastrutture e le grandi
reti strategiche di trasporto), ove lo richiedesse “l’interesse nazionale e la
tutela dell’unità giuridica ed economica della Repubblica”. (Laura Marchetti e
Piero Bevilacqua su il manifesto) leggi
Un Mediterraneo croce
e delizia…. di plastica e di rumore
l’Italia è, secondo un rapporto
dell’Unep, il 3° paese inquinatore dopo la Turchia e la Spagna. Inquinamento da
plastiche: di questo è gravemente malato il nostro mare. Ogni giorno finiscono
nel Mar Mediterraneo 731 tonnellate di rifiuti di plastica. Nelle zone
costiere, comprese le isole, e la Sardegna tra le altre, vivono 208 milioni di
persone che producono 361.000 tonnellate di spazzatura al giorno, il 10%
plastica, di cui il 2% si riversa nel Mare Nostrum. “Senza misure di contrasto
- dicono gli esperti dell’Unep - la quantità di plastica aumenterà del doppio
entro il 2025”. E il rumore sottomarino è uno dei maggiori problemi ecologici
dopo l’invasione della plastica. Nel Mediterraneo vivono ben otto specie di
cetacei e diverse altre specie di visitatrici occasionali e l’inquinamento
acustico dovuto ad attività umane riveste un ruolo importante e contribuisce
fortemente ad alterare l’ambiente acquatico in cui i cetacei vivono. Lo dice un
rapporto dell’ARPA Toscana e coinvolge tutta l’area del Santuario dei Cetacei. (Enza
Plotino da piazzagallura.org) leggi
Social network e
informazione, in Medio Oriente la repressione passa dal web
Negli ultimi anni, in
tutti e sei i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia Saudita,
Bahrein, Emirati arabi uniti, Kuwait, Oman e Qatar), l’uso dei social network e
delle applicazioni di messaggistica istantanea ha conosciuto una rapida
espansione. La risposta dei governi è stata spietata: un assalto sistematico alla
libertà d’espressione che ha portato all’arresto di centinaia di dissidenti,
attivisti politici, difensori dei diritti umani, giornalisti, blogger e
avvocati. Molti sono stati torturati e processati. In alcuni casi è stata
ritirata loro la cittadinanza. I governi dei sei Paesi hanno investito
ingenti risorse economiche nell’acquisto di software per sorvegliare la rete e
intercettare le attività degli utenti. Questi programmi consentono di avere
accesso alle e-mail, ai messaggi di testo, alle password, ai file… Riescono
persino a usare le microcamere e i microfoni per prendere foto e conversazioni
private senza che l’utente riesca ad accorgersene. (Riccardo Noury su il fattoquotidiano ) leggi
Parlamento europeo. Strasburgo, Premio
Sakharov a due attiviste yazide
Nadia Murad Basee e Lamiya Aji Bashar, difenditrici della causa della
comunità Yazida perseguitata dallo Stato islamico, hanno vinto il premio
Sakharov 2016. Originarie del villaggio di Kocho nel nord dell'Iraq, le due
donne hanno cominciato la loro battaglia di testimonianza dopo essere state
rapite e rese schiave sessuali dai combattenti dell'Isis. Il premio Sakharov è
assegnato ogni anno dal Parlamento europeo alle persone e associazioni che si
distinguono nella difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Insieme a migliaia di altre ragazze yazide, furono rapite e costrette a subire
ogni genere di vessazioni sessuali da parte degli uomini del cosiddetto
'califfato'. Murad, già destinataria del premio Vaclav Havel attribuito dal
Consiglio d'Europa, sta lavorando anche al riconoscimento del genocidio degli
Yazidi, una minoranza religiosa vittima dei fondamentalisti sunniti. (da rainews.it ) leggi
La foto del giorno: Mosul, le
donne curde che sfidano l'Isis al fronte: Avin Vaysi ha 32 anni, una bandiera curda dipinta sulla
guancia e un AK-47 stretto tra le mani. Come molte altre donne curde, Vaysi ha
deciso di lasciarsi alle spalle la vita in Iran per imbracciare le armi contro
i miliziani dell'Isis. "Quando le tv hanno spiegato cosa faceva Daesh alle
donne, mi è ribollito il sangue nelle vene e ho preso la mia decisione",
spiega la ragazza. Accanto a lei c'è Mani Nasrallahpour, 21 anni, in tuta
mimetica. Anche lei imbraccia un'arma da fuoco. "Prima di aprire il fuoco
cantiamo a squarciagola negli altoparlanti. E' un modo per fargli capire che
non abbiamo paura di loro", afferma Nasrallahpour spiegando che nei
territori conquistati l'Isis ha proibito il canto e la musica. Vaysi e
Nasrallahpour sono due delle circa 200 ragazze curde che hanno deciso di
aderire all'unità armata allineata con il Partito della libertà del Kurdistan
(Pak), e di combattere lo Stato Islamico accanto ai loro commilitoni uomini.
Conoscendo le atrocità commesse dai miliziani contro le donne, le combattenti
spiegano di aver giurato di non farsi catturare vive per nessuna ragione.
"Abbiamo sempre un proiettile pronto all'uso nel caso ci facessero
prigioniere", spiega Nasrallahpour (foto da repubblica.it) vedi
VIDEO ARCHIVIO
“Punto di non ritorno – Before The
Flood”. E’ su youtube il bellissimo video ambientalista di Leonardo
Di Caprio. Quali sono le cause del riscaldamento globale? Siamo ancora in tempo
per invertire il processo? vedi
Speciale
elezioni USA
“ L’unico motivo per cui Trump è stato eletto presidente è una folle e
arcana idea datata diciottesimo secolo e chiamata Collegio elettorale. Finché
non la cambiamo continueremo ad avere presidenti che non abbiamo eletto e che
non vogliamo. Viviamo in un Paese dove la maggioranza è d’accordo sul
cambiamento in atto, sulla parità di salario fra uomini e donne,
sull’educazione libera da debiti. Una maggioranza di cittadini che non vuole invadere
altri paesi, vuole un aumento del salario minimo e un sistema sanitario che
funzioni, insomma una maggioranza che ha posizioni “liberali”. Ci manca solo la
leadership liberale per realizzare tutto questo.” (Michael Moore )
*
Il punto di vista del
Gruppo Cinque Terre:
Germania:
settembre elettorale, si vota a Berlino (Massimo Marino) settembre 2016 leggi
La rivoluzione futura e possibile (Giovanni
Chiambretto) luglio 2016 leggi
Frammenti
di riflessione politica per il nuovo anno (Giovanni Chiambretto e Massimo
Marino) gennaio 2016 leggi
Quello
che possiamo fare - Documento annuale del GCT.
(Piero Aimasso - Anna Andorno - Giovanni Chiambretto - Maurizio Di
Gregorio - Massimo Marino) - 1 giugno 2015
leggi
*
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