16 maggio 2013

Perché McDonald’s è fallito in Bolivia

di: Simona Gauri *

La notizia è ovviamente passata in sordina, ma la più grande catena di fast food (e non sto parlando di quelli vegani) del mondo, McDonald’s, ha chiuso tutti i suoi ristoranti in Bolivia. La notizia è stata confermata da Hispanically Speaking News, un network di notizie dedicate al mondo latino, che riporta che McDonald’s ha abbandonato il Paese dopo 14 anni di martellamenti a suon di spot pubblicitari e promozioni. Serviti a gran poco: da anni McDonald’s tentava invano di tenere i conti in ordine nei suoi ristoranti Boliviani, cosa che non gli è mai riuscita molto bene… e, infine, ha gettato la spugna.

McDonalds è stato costretto a chiudere i suoi 8 ristoranti nelle maggiori città boliviane di La Paz, Cochabamba e Santa Cruz de la Sierra. L’ultimo hamburger è stato servito ieri a mezzanotte, dopo l’annuncio di un piano di ristrutturazione globale che prevede la chiusura dei ristoranti in altri sette Paesi nei quali la catena non realizza abbastanza profitti. L’addio del marchio alla Bolivia ha avuto un tale impatto che è stato realizzato anche un documentario, intitolato “Por que quembro McDonald’s en Bolivia” (“Perché McDonald’s è fallito in Bolivia”), allo scopo di capire perché i famigerati BigMac – e più in generale il junk food – non abbiano mai conquistato i Boliviani: qui vedete il video trailer del documentario; si trovano interviste a cuochi, sociologi, nutrizionisti e insegnanti che sembrano concordare su un punto… I Boliviani non sono contro gli hamburger di per sé, ma contro il concetto di fast food, che non è considerato una pratica accettabile dalla comunità Boliviana.
Il blog El Polvorin nota infatti che “Il Fast food rappresenta il completo opposto di ciò che i Boliviani considerano essere un pasto. Un pasto, per essere un buon pasto, deve essere preparato con amore, dedizione, rispettare degli standard igienici e dei tempi di cottura“. E bravi i boliviani… sembra che il buonsenso sia ancora cosa umana.
    da http://salute.leonardo.it,  5 maggio 2013

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