La città di New
York dimostra
una sensibilità sempre maggiore ai problemi della “mobilità nuova”. In un paese
in cui storicamente sono le macchine a farla da padrone, si stanno scoprendo e
sperimentando i vantaggi di un rallentamento della mobilità urbana. Le
prime avvisaglie si erano avute verso la fine del 2011, quando furono
introdotte le prime “neighborhood slow zones”, in pratica delle zone 30 con
delle misure di rallentamento del traffico (dossi e restringimenti);
l’esperimento sta avendo successo, tanto che se ne prevede l’estensione a nuovi
quartieri. In questi giorni poi si è assistito al lancio
di un ambizioso progetto di bike sharing, con 600 stazioni di prelievo e
circa 10 mila biciclette; da fine maggio è possibile noleggiare le bici, con tariffe orarie, giornaliere,
mensili e annuali.
Ma le iniziative
prese negli ultimi anni vanno molto oltre: in numerosi casi
c’è stata una riprogettazione radicale di strade e incroci, avente come
obiettivo quello di creare spazi urbani più vivibili e sicuri per pedoni,
ciclisti e automobilisti. Un recente rapporto del Dipartimento dei Trasporti della “Grande Mela”
presenta i risultati di questi progetti, quantificando i benefici che ne sono
derivati. Il rapporto è di grande impatto visivo, con delle chiare foto che
illustrano le modifiche che sono state apportate all’infrastruttura
urbana. In alcune strade a Manhattan per esempio sono state create delle
piste ciclabili ben separate dal resto del traffico; ciò ha permesso anche di
riordinare la viabilità per auto e pedoni, rendendo la strada più sicura per tutti.
In queste zone è stata misurata una riduzione dei ferimenti derivanti da
incidenti stradali che va dal 35 al 58%; confermando che strade più ordinate portano
vantaggi anche ai commercianti; c’è stato un generale aumento delle
vendite, con punte del 49% per alcune attività.
Altre misure
introdotte nella città non sono state dedicate in particolare ai ciclisti, ma prevedono una
generale moderazione del traffico. Si sono ad esempio create corsie riservate
alle svolte a sinistra o a destra, o si è ridotto di molto lo spazio stradale
dedicato alle automobili, lasciando il resto ai pedoni, come nella famosa Union
Square; ne è risultata una diminuzione degli incidenti del 26%, e dai sondaggi
il 74% degli utenti della piazza dichiara di preferire la nuova configurazione
stradale alla vecchia. Altre zone prima riservate ai parcheggi per le
automobili sono state pedonalizzate, con un aumento delle vendite nei locali
commerciali adiacenti pari al 172%. Infine, si è pensato anche a migliorare il
trasporto pubblico di superficie, creando delle corsie preferenziali per gli
autobus che vanno ora il 20% più veloce, trasportando il 10% di persone in più.
Parlando degli USA, non poteva poi mancare un tocco di tecnologia: in alcune zone si stanno sperimentando dei sensori che rilevano la quantità di traffico e permettono di modificare in tempo reale la durata del rosso dei semafori, contribuendo a decongestionare le zone in cui si rimane incolonnati. Data la grandezza della città c’è ancora molto da fare. Il rapporto infatti si pone anche come una guida, o una raccolta di esempi per estendere queste misure a altre zone della città. I passi fatti finora sono comunque incoraggianti, e potrebbero segnare l’inizio di una rivoluzione culturale che contagi altre metropoli statunitensi e non solo.
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da www.amicoinviaggio.it , 29 maggio
2013
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