2 febbraio 2022

Sanremo 2022, così Eni cerca di rifarsi la faccia. Ma il suo greenwashing comincia a scricchiolare


di Fridays For Future Italia *

Il Festival di Sanremo quest’anno ha accolto come suo sponsor principale il colosso del petrolio e del gas italiano Eni, tristemente noto come l’azienda più inquinante d’Italia e 30a tra i principali emettitori di CO2 del pianeta. L’Ente Nazionale Idrocarburi porta avanti da tempo un attento lavoro di comunicazione e pubblicità per ripulire la sua immagine di fronte alla società, cercando di apparire come un’azienda sostenibile. Questo tipo di attività studiata a tavolino per ingannare i cittadini, si definisce “greenwashing”.

Non è la prima volta che Eni cerca di presentarsi come un’azienda sostenibile, sfruttando spazi ed eventi culturali in tutto il Paese. Negli ultimi anni infatti il cane a sei zampe non ha mancato nessun appuntamento tra i più amati dagli italiani, primo tra tutti il famoso concerto del Primo Maggio, come Sanremo simbolo per eccellenza del nazional popolare italiano.

La sua capacità di infiltrarsi nel tessuto mediatico e culturale è davvero unica, e ne sono prova evidente le pubblicità ingannevoli dei combustibili “green” ed i programmi scolastici sulla sostenibilità.

Nonostante il decennio 2020-2030 sia quello decisivo per azzerare le emissioni, Eni non vuole impegnarsi. All’interno del suo piano strategico 2021-2024 prevede di aumentare l’estrazione di combustibili fossili del 4% ogni anno e di concentrarsi principalmente sul metano. In questo modo si vincola il sistema energetico italiano ad una fonte inquinante, altamente costosa e con un effetto serra ottanta volte maggiore della CO2 quando l’immissione in atmosfera avviene in modo diretto. Sul piano geopolitico Eni esporta le sue politiche ecocide in diversi continenti. In Nigeria con la partnership di Shell ha acquisito la licenza del blocco petrolifero OPL 245. La Procura di Milano ha accusato il cane a sei zampe di aver pagato 1,1 miliardi di dollari all’amministrazione Jonathan: una parte di questa somma – 50 milioni – è stata in seguito retrocessa a favore di manager di Eni e Shell. Gli imputati nel 2021 sono stati assolti dall’accusa di corruzione internazionale aggravata perché “il fatto non sussiste”, è ora attesa la sentenza di appello.

Spostandosi invece nell’Artico, Eni sta investendo nella costruzione di un impianto di liquefazione da 20 milioni di tonnellate di gas all’anno. Per “compensare’’ ci sono investimenti in energia rinnovabile solo in 4 dei 28 miliardi di cui è composto il suo budget.

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* FQ - 2 febbraio 2022

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