Fuori l'Europa dalla scoria. La Commissione di esperti Ue stronca la bozza von der Leyen che vorrebbe classificare come green il nucleare e il gas metano. Lettere incrociate alla Commissione, anche S&D dice no. L’Austria minaccia azioni legali
di Anna Maria Merlo *
Lettere e
contro-lettere, pro e a sfavore, da parte di stati e gruppi parlamentari
europei, minacce di ricorsi in giustizia, pressioni dei lobbisti fino
all’ultima ora, denunce delle ong, parere negativo degli esperti Ue, persino
forti dubbi da parte di gestori di grandi patrimoni: c’è confusione attorno
all’ultima scadenza, ieri, per la bozza della Commissione sull’«atto delegato
complementare» che riguarda l’inserimento dell’energia nucleare e del gas
naturale come energie di transizione nella tassonomia europea, la
classificazione dell’attività economiche giudicate sostenibili che ha lo scopo
di indirizzare gli investimenti (la Commissione prevede investimenti annuali
necessari intorno ai 520 miliardi per la transizione energetica della Ue).
IL PARLAMENTO EUROPEO È furioso, per
il rifiuto della Commissione di consultare i parlamentari sull’ultima stesura e
denuncia l’assenza di un’analisi costi-benefici sulle due fonti di energia.
Ieri era l’ultima data limite, dopo che la Commissione non era riuscita a
trovare un’intesa l’anno scorso e anche la nuova scadenza, il 12 gennaio, era
stata sorpassata.
L’EUROPARLAMENTO
CHIEDE più tempo. Tanto più, che un ultimo parere di esperti Ue sostiene che
l’energia nucleare, pericolosa, non rispetta il principio di «non nuocere»,
mentre il gas potrebbe passare come energia di transizione, ma solo a
condizione di abbassare ancora il tetto permesso di emissioni di Co2. I
ministri dell’Ambiente e dell’Energia sono riuniti a Amiens, in un vertice
informale organizzato dalla presidenza francese della Ue, e anche qui le
divisioni sono all’ordine del giorno.
LA COMMISSIONE DICE che una
soluzione sarà trovata «il più presto possibile». La presidente Ursula von der
Leyen ha detto qualche giorno fa che le due energie sono «necessarie per la
transizione». L’esecutivo di Bruxelles ha ricevuto varie lettere. Una da parte
dei presidenti delle commissioni Ambiente e Affari economici del Parlamento
europeo. Una dei gruppi S&D, Renew, Verdi e Left che si dicono
«profondamente preoccupati dal processo relativo alla tassonomia delle attività
durevoli», ma c’è anche una lettera a favore del nucleare. S&D e Verdi si
dicono «preoccupati per il crollo del regolamento europeo sulla tassonomia,
dove le parole non hanno più senso e dove il meccanismo inizialmente destinato
a mettere in atto la regola d’oro per gli investimenti durevoli e lottare
contro il greenwashing perde ogni credibilità». Ieri, il gruppo S&D ha
proposto di mettere gas e nucleare «in una categoria a parte», non dentro la
tassonomia, ma solo come energie che possono temporaneamente contribuire, in
casi particolari, a tagliare le emissioni, per rispettare l’impegno di una
diminuzione di Co2 del 55% entro il 2030 e della neutralità carbonio nel 2050.
C’È POI UN’ALTRA
LETTERA, proveniente da 4 stati, dichiaratamente ostili al nucleare. «Troviamo la
nuova bozza problematica – scrivono Austria, Lussemburgo, Spagna e Danimarca –
sia dal punto di vista politico che tecnico». L’Austria minaccia un ricorso
alla Corte di Giustizia: «nessuna delle due fonti di energia, nucleare e gas, è
sostenibile», ha affermato la ministra austriaca dell’Ambiente, Leonore
Gewessel. Il Lussemburgo potrebbe aderire alla denuncia. Ma la coalizione di
stati contraria non ha i numeri per bloccare la bozza: è necessario un accordo
tra il 72% dei paesi (cioè almeno 20), che rappresentino almeno il 65% della
popolazione. Più possibilità al Parlamento, che voterà in blocco sul testo e
non potrà presentare emendamenti, ma potrà respingere la proposta della
Commissione a maggioranza semplice (almeno 353 voti).
I DUBBI ATTRAVERSANO persino i governi,
a cominciare da quello tedesco, tra Spd, Liberali e Verdi. «Consideriamo il
nucleare una tecnologia pericolosa – ha detto il portavoce del cancelliere Olaf
Scholz – ma per il momento il governo è d’accordo sul fatto che abbiamo bisogno
del gas naturale come tecnologia di transizione» (ma ora sul North Stream 2 si
addensano le nubi della tensione con la Russia sull’Ucraina). Nelle scorse
settimane si è parlato di un deal tra Germania e Francia, per far passare sia
gas (voluto da Berlino) che nucleare (difeso dalla Francia, con una manciata di
alleati dell’est). Martedì Emmanuel Macron è a Berlino, per incontrare Scholz.
Il presidente francese, mercoledì nel discorso al Parlamento europeo, ha
precisato: «Dobbiamo riconoscere che l’energia nucleare è un’energia
decarbonata, il testo della Commissione è buono perché riconosce anche che
dobbiamo dare una mano ai paesi che passano dal carbone al gas». Ma anche tra
gli investitori ci sono dubbi, «restiamo fortemente contrari all’inclusione del
gas nella tassonomia» fa sapere l’Institutional Investors Group on Climate
Change, che gestisce un pacchetto di 50mila miliardi.
LE ONG E GLI ESPERTI
SONO delusi. Al Club di Roma, la co-presidente Sandrine Dixson-Declève,
sostiene che la bozza della Commissione «non tiene conto di 4 anni di analisi
scientifiche e finanziarie» e ricorda che la Cina ha escluso il gas dalla
propria tassonomia, la Corea del Sud il nucleare e che persino la Russia, pur
essendo produttore, sta preparando una tassonomia senza gas.
GREENPEACE PROPONE una
consultazione pubblica, «senza, c’è il rischio di un disequilibrio dei voti»
all’Europarlamento. Ma la Commissione non ne vuole sapere: «non siamo tenuti».
Le lobbies premono: la produzione di Co2 del nucleare nel lungo periodo è
uguale all’eolico, dicono gli uni, il gas ha un ruolo importante per rispettare
l’impegno di una diminuzione del 55% delle emissioni entro il 2030, dicono gli
altri (e chiedono di alzare il limite a 340 grammi di Co2 per kWh mentre la
bozza lo fissa a 270).
nella foto: una protesta anti-nuclearista a
Francoforte (Germania)
* da il manifesto
22 gennaio 2022
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