Bielorussia. A Minsk secondo l'agenzia di stampa russa Interfax erano oltre 150mila le persone in corteo, molte come al solito le intere famiglie con i bimbi appresso. Ma grandi erano anche le manifestazioni a Brest, a Gomel e in altre decine di centri.
di Yurii Colombo *
Questa, sarà un’altra domenica che i bielorussi non dimenticheranno tanto facilmente.
Botte, arresti (i fermi sono oltre i 1300 in tutto il paese – 700 solo a Minsk – e molti si trasformeranno domani in arresto amministrativo o definitivo), rastrellamenti in pieno giorno e persino colpi d’arma da fuoco contro i manifestanti da parte della polizia e dei reparti antisommossa, hanno sporcato una giornata di ordinata e pacifica protesta di tanti cittadini del piccolo paese slavo. I segnali che non sarebbe stata una giornata facile per chi voleva manifestare si erano già visti poco dopo mezzogiorno quando i reparti antisommossa attendevano i dimostranti fuori dalle fermate della metropolitane della capitale, decisi a impedire che si potesse esercitare il diritto costituzionale (anche in Bielorussia tale diritto è riconosciuto!). La gente resisteva, formava i cordoni e malgrado i tantissimi fermi e le botte, riusciva ad arrivare a conquistare la strada. Lo stesso succedeva un po’ in tutte città: il video di una signora anziana abbattuta da un pugno a freddo di un Omon a Grodno, commuoveva la rete. I cortei erano comunque imponenti, festanti, lo stesso.
A Minsk secondo l’agenzia di stampa russa Interfax erano oltre 150mila le persone in corteo, molte come al solito le intere famiglie con i bimbi appresso. Ma grandi erano anche le manifestazioni a Brest, a Gomel e in altre decine di centri. Pasciol von /ti i tvoi omon (Vai a quel paese tu e i tuoi omon) era lo slogan più gridato. Nel pomeriggio a Mosca e San Pietroburgo si tenevano dei presidi di protesta dell’opposizione russa davanti alle sedi diplomatiche bielorusse. I fatti più gravi avvenivano verso sera quando le manifestazioni si scioglievano e la gente cercava di rientrare nei propri quartieri. La polizia si scatenava in una vera e propria caccia all’uomo all’intersezione dei vialoni principali. Botte e cariche che in certi casi diventavano dei propri e veri rastrellamenti non solo nella capitale ma anche a Novopolzk, a Gomel e a Brest. In quest’ultima città e a Minsk avvenivano i fatti più gravi. Come documentato da diversi video e foto poliziotti incappucciati non solo scendevano dalle camionette armati di fucili ma sparavano dei colpi contro i dimostranti e solo per fortuna nessuno restava ferito (anche se fonti non ufficiali e non confermate parlano di 2-3 feriti). In serata il ministero degli interni bielorusso doveva ammettere – a fronte dell’evidenza – l’uso di armi da fuoco.
nella foto: la manifestazione a Minsk
* da il manifesto 14 settembre 2020
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