13 febbraio 2009

Sardegna, Soru superman?

Le elezioni regionali anticipate che si svolgeranno domenica in Sardegna hanno molte chiavi di lettura. Per prima cosa misureranno se Soru sopravviverà al suo stesso partito, il PD, il cui apparato è allo sfascio sull’isola dopo aver provocato, facendo mancare i numeri in consiglio regionale, le dimissioni date da Soru; per fare chiarezza e per verificare la possibilità di procedere nel suo impegno.
Secondo, essendo la Sardegna di Soru uno dei pochi posti dove la vittoria del centro-destra non è scontata, le elezioni potrebbero verificare se un modo diverso di governare, fuori dalle logiche della casta e con un manifesto impegno di tutela dei cittadini e delle risorse più preziose dell’ambiente e del territorio può portare a vincere. Terzo, un eventuale vittoria dell’alleanza che sostiene Soru (di fatto il vecchio schieramento dell’Unione depurato di quasi tutti i suoi più discussi personaggi ) potrebbe avere un effetto travolgente a livello nazionale sulla politica (tragicamente fallita) dell’auosufficenza del PD, fino al punto che vari commentatori insinuano che una vittoria sull’isola aprirebbe a Soru la strada per sostituire Veltroni (sarà un caso ma proprio a 5 giorni dalle elezioni regionali Bersani ha ufficializzato la sua candidatura a segretario PD nel congresso di ottobre).
La giunta uscente di Soru (11 assessori di cui 7 del PD, 3 della sinistra ed 1 socialista) ha dalla sua parecchi risultati e qualche punto debole.
Fra i risultati: l'approvazione in consiglio regionale del Piano Paesaggistico Regionale (Ppr), che impone precisi vincoli allo sviluppo edilizio nelle coste dell'Isola, preceduto da un temporaneo provvedimento amministrativo denominato "legge salvacoste" che non consentiva di costruire in una fascia di 2 km dal mare, il taglio di mille posti di sottogoverno tra comunita' montane ed enti pletorici, l’unificazione di decine di organismi per la gestione dell'acqua il cui costo si è dimezzato, la riduzione del parco macchine regionale da 750 a 50, il forte aumento del numero di anziani assistiti, il sostegno a 3185 laureati per corsi di formazione all'estero, la raccolta differenziata dei rifiuti passata in 3 anni dal 5 a circa il 40%, lo sportello per aprire un'attivita' in 20 giorni, una sanità senza commissariamenti ed infine il risanamento del bilancio regionale. Acui va aggiunta la "tassa sul lusso" per le seconde abitazioni, al momento in parte bloccata dalla Corte costituzionale.
Fra i punti deboli il caso Saatchi, società secondo il centro-destra legata a Soru quando gestiva Tiscali, che ha avuto un appalto regionale per 56 milioni di euro con evidenti anomalie nello svolgimento della gara. Il Tar ha assegnato l'appalto alla seconda classificata, la Meet, condannando la Regione Sardegna al pagamento di 20mila euro e Soru ha ricevuto un avviso di garanzia.

Da notare che nei feroci attacchi ricevuti da Soru da amici e nemici, un posto di rilievo c’è l’ha l’informazione:mentre Soru dieci mesi fa ha comprato l’Unità con il nuovo direttore Concita De Gregorio (proveniente da La Repubblica), il principale quotidiano dell’isola, l’Unione Sarda di Sergio Zuncheddu (il Foglio e la TV Videoline) fà da anni una guerra feroce a Soru ed al suo governo e sponsorizza naturalmente il suo antagonista Cappellacci, il candidato del PdL da alcuni chiamato “ectoplasma” perché poco conosciuto e completamente “coperto” nella campagna elettorale da Berlusconi (ogni 10 giorni sull’isola negli ultimi 2 mesi).Dietro Zuncheddu, secondo le voci d’informazione un po’ più libere, opera da sempre il fortissimo club dei “mattonisti” e dei “sanitaristi” omogeneamente distribuiti su entrambi i fronti nel solito e già visto intreccio dove l’appartenenza a PdL o PD sembra questione del tutto secondaria.
Tuttavia Soru sembra essere riuscito, per il momento, a fare pulizia almeno nelle liste che lo appoggiano. Formalmente aderente con il suo Progetto Sardegna al PD da maggio 2008 Soru è riuscito a liberarsi dei “castosauri”, il gruppo imperante del PD del segretario regionale Antonello Cabras (ex governatore, senatore, sottosegretario nei governi Prodi e Dalema) che dopo scontri e querele, si è infine dimesso. Nominato da Veltroni fuori tempo utile un commissario, il milanese Achille Passoni, questi non ha potuto che raccogliere i cocci, almeno per i due mesi della campagna elettorale ed accettare il dictat di Soru che ha imposto la non ricandidatura di chiunque avesse già accumulato due legislature. In questo modo sono automaticamente saltati dalla ricandidatura quasi tutti quegli esponenti PD (ex DC,ex PSI,ex PDS) una dozzina di persone, che sotto diverse sigle hanno amministrato parte consistente del potere e degli affari dell’isola negli ultimi 10 anni.

Convinti sostenitori di Soru gli alleati, tre gruppi della sinistra(Rifondazione, PdCI, La Sinistra), l’IdV e la lista Rossi Mori che comprende la minoranza uscita dal Partito sardo d’Azione, (alleato insieme all’UDC con il centro destra), i repubblicani, e quel che resta dei Verdi, diventati invisibili in questa lista dopo aver mancato nel 2005 un eletto con lo 0,88%).
Il sistema elettorale, in gran parte proporzionale, accompagnato ad un assemblea da eleggere di ben 80 consiglieri, permette di fatto alle liste della coalizione vincente di ottenere un eletto con circa l’1%. Un quorum raggiunto da 15 liste nel 2005, l’ultima quella di Di Pietro con lo 0,99%.
Anomalo anche l’andamento dei sondaggi diffusi praticamente solo sull’isola: danno i partiti del centro-destra in vantaggio ma Soru in testa, seppur di soli 1-2 punti, su Cappellacci.

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