10 novembre 2008

Legge elettorale per le europee * Dov'è l'imbroglio


Nel Giugno del 2009 si vota per il Parlamento europeo e per varie realtà amministrative locali. Il sistema elettorale per le europee è l’unico rimasto in Italia con un sistema totalmente proporzionale senza alcuno sbarramento. I 72 eletti saranno scelti fra le varie liste presentate in modo proporzionale al voto ottenuto da ciascuna di esse; questo principio, rispettoso della volontà popolare, si è progressivamente perduto nel corso degli ultimi 15 anni a seguito della iniziativa referendaria di Mario Segni,dei pasticci del Partito radicale ,dell’uso che del maggioritario all’italiana hanno tentato di fare partiti grandi e piccoli con le conseguenze disastrose di oggi.
Negli appuntamenti elettorali, che riguardano Comuni e loro Circoscrizioni, Province, Regioni, Camera, Senato, Europa, gli italiani votano con 7 diversi sistemi elettorali e 3 loro varianti nei ballottaggi; è singolare che all’introduzione di premi di maggioranza o limitazioni al sistema proporzionale non sono seguite ne modifiche significative ai regolamenti ne tanto meno ai criteri di calcolo e rimborso delle spese elettorali;la confusione è tale che si è ormai persa la capacità da parte della maggioranza degli elettori di comprendere quanto le modifiche ai sistemi di voto possano influenzare ,a volte determinare, i risultati. Ne l’informazione, quasi tutta fortemente condizionata dai principali partiti, contribuisce a fare chiarezza.

Nel corso dell’ultima campagna elettorale per le elezioni politiche di Aprile sia Berlusconi che Veltroni hanno giustificato modifiche ancora una volta dei sistemi elettorali per “limitare la frammentazione”.Veltroni ha giustificato il“voto utile per evitare la presenza di 35 partiti in Italia” e qualcuno gli ha anche creduto. Naturalmente in Italia non ci sono 35 partiti. Contando anche i 2 micro partitini separatisi dall’estrema sinistra si arriva più o meno ad una quindicina e se si volesse davvero eliminare i micropartitini e favorire le aggregazioni basterebbe un ritorno al sistema proporzionale,un blocco anche limitato all’1,5%,semplici modifiche ai regolamenti di Camera e Senato e sopratutto drastiche modifiche ai rimborsi elettorali riducendoli. Si avrebbe una naturale riaggregazione fino a quei 6-7 partiti che rappresentano le culture politiche esistenti in Italia e in Europa; si contrasterebbe la tendenza al non voto, diminuirebbero alcuni dei costi della politica e si garantirebbe un maggiore spazio di espressione istituzionale alle varie problematiche della società che si estraniano sempre più dal gioco istituzionale.

Ma i due principali partiti, PDL e PD, non sembrano per nulla tentati da questa esigenza di riforma democratica di un sistema elettorale contorto ormai sfuggito di mano a tutti. Al contrario tentano di trarne tutti i vantaggi a loro personale uso. La proposta del governo di modifica del voto per le europee,dove non c’è nessuna stabilità da garantire, si basa sull’inserimento dello sbarramento al 5%, l’eliminazione delle preferenze (problema molto controverso e di fatto secondario) e forse modifiche sui collegi che probabilmente hanno solo l’obiettivo di garantire un risultato alla Lega Nord.
Avrebbero degli eletti al massimo 4 partiti ( se Lega Nord e Italia dei Valori superano il blocco) Scomparirebbero definitivamente gli ecologisti,la sinistra,l’area di centro.

La destra estrema, già in parziale disfacimento, verrebbe totalmente assorbita dentro il Polo delle libertà.Un vero capolavoro, per la verità già avviato da Veltroni, che terrebbe Berlusconi al governo per i prossimi 20 anni e renderebbe l’Italia qualcosa di simile ad un paese sudamericano di qualche decennio fa.Gli effetti sulla società italiana sarebbero devastanti ed il trionfo della cosiddetta Casta sarebbe completo lasciando paradossalmente fuori dalle istituzioni qualunque opzione al cambiamento o di vera riforma. Neanche con la soglia al 3% si avrebbero reali cambiamenti se contemporaneamente si modificano i criteri di calcolo sui collegi, considerando
anche che, già la diminuzione a 72 degli eletti, invece dei 78 del 2004, alza il quorum utile al disopra dell’1,5%.

Ma c’è di peggio.Qualche giornale ha fatto trapelare delle indiscrezioni sul fatto che nel confronto dietro le quinte fra i due principali partiti possa essere stata posta sul tavolo l’ipotesi di modificare in tutte le elezioni amministrative la soglia di successo al primo turno (che evita il ballottaggio) abbassandola dal 51% al 40%; nei fatti non si costruirebbero più alleanze e l’Italia entrerebbe in un regime bipartitico obbligato.I due partiti sopravvissuti diventerebbero ancora di più dei grossi contenitori eterogenei, privi di programmi e di omogeneità culturale ma semplicemente strumenti di sopravvivenza di una Casta sempre più indipendente dalla società.E chi non è d’accordo il giorno del voto potrà restare a casa.


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