di Rocco Cotroneo *
Al ballottaggio il candidato del Pacto Historico ha battuto il miliardario Rodolfo Hernàndez con tre punti di vantaggio. Novità assoluta anche l’afrocolombiana Francia Màrquez alla vicepresidenza.
Petro ha mitigato le posizioni negli ultimi tempi, anche per respingere le accuse di chavismo e antiamericanismo, ma propone una discontinuità netta anche sul fronte internazionale. La proposta di un patto di unità nazionale per governare con forze esterne alla sua coalizione, una necessità perché la sinistra resta comunque in forte minoranza nel Parlamento
Svolta storica in Colombia. Per la prima volta il paese
sudamericano avrà un presidente di sinistra: Gustavo Petro, 62 anni, lontane origini
italiane e una gioventù da guerrigliero nella selva, governerà per i prossimi
quattro anni grazie alla netta vittoria al ballottaggio sul rivale Rodolfo
Hernàndez. Cambia tutto dunque in una terra segnata da problemi atavici
(violenza politica, illegalità diffusa e narcotraffico), ma che sul fronte
elettorale ha sempre preferito oscillare tra alternative tranquille di
centro-destra e destra, e senza mai mettere in discussione l'alleanza di ferro
con gli Stati Uniti.
CHI
È GUSTAVO PETRO - Petro
non è un outsider. È stato senatore, sindaco di Bogotà ed era al terzo
tentativo di arrivare alla presidenza, ma stavolta ha vinto grazie alla
capacità di mettere insieme forze da sempre ai margini dei palazzi del potere,
come i movimenti sociali, le istanze ambientaliste, l'antimilitarismo e le
minoranze.
Una coalizione che ha
voluto chiamare “Pacto Historico”. La sua compagna di ticket, la prossima
vicepresidente Francia Màrquez, è un afrocolombiana che rappresenta un'altra
novità assoluta. Mai una donna nera ha occupato una carica così alta. I due
rappresentano la Colombia meticcia delle due coste, pacifica e caraibica,
mentre il potere politico è stato appannaggio per decenni dell' élite bianca
degli altopiani, tra Bogotà e Medellìn.
UNA
VITTORIA NETTA - Quella
che era stata presentata come una finale al fotofinish in realtà è stata una
vittoria di Petro abbastanza netta, oltre tre punti percentuali di distacco. Il
rivale Hernàndez, arrivato al secondo turno a sorpresa scalzando la destra
tradizionale, aveva portato avanti un messaggio antisistema e monotematico
sulla corruzione, con alcune trovate fin troppo eccessive per un anziano
miliardario, come i balletti su TikTok, ma non ha fermato la voglia di cambiamento
rappresentata dalla nuova sinistra. Petro
ha mitigato le posizioni negli ultimi tempi, anche per respingere le accuse di
chavismo e antiamericanismo, ma propone comunque una discontinuità netta
anche sul fronte internazionale. Vuole porre fine alla guerra fredda con il
vicino Venezuela (i due paesi sono praticamente
senza relazioni diplomatiche), anche perché la Colombia è stata invasa da due
milioni di profughi dal regime di Maduro; e soprattutto vuole rivedere alcuni
capisaldi del rapporto con gli Stati Uniti, soprattutto in materia di lotta al
narcotraffico, paradigmi che datano dai tempi di Reagan e che nessun governante
colombiano ha mai messo in discussione.
Allo stesso tempo ha proposto un patto di unità nazionale, per
governare con forze esterne alla sua coalizione, una necessità perché la
sinistra è in forte minoranza nel parlamento.
«Oggi è un giorno di festa per il popolo – è stata la sua prima dichiarazione – Perché questa è la prima vittoria popolare: possano tante sofferenze essere attutite dalla gioia che oggi inonda il cuore della Patria».
nella foto: Gustavo Petro e Francia Marquez festeggiano davanti ai sostenitori dopo aver vinto il ballottaggio presidenziale a Bogotà, in Colombia (AP)
* da domani.it
- 20 giugno 2022
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