27 aprile 2021

Manca un anno, ma in Francia sulla sicurezza è già campagna elettorale

 Dopo l'ultimo attentato il 23 aprile. La connessione immigrazione-terrorismo, un tempo operata dall’estrema destra, ormai è diventata argomento della destra classica


Anna Maria Merlo *

La Francia è in campagna elettorale. Tra un anno ci sono le presidenziali e questo giugno, il 20 e 27, le regionali e dipartimentali. L’ultimo attentato a Rambouillet, il 23 aprile, dove un’impiegata del commissariato locale è stata sgozzata da un tunisino radicalizzato, è stato subito strumentalizzato dalle destre, con attacchi al “lassismo” del governo e dell’amministrazione, che avrebbe concesso un permesso di soggiorno a uno straniero, che dopo essere entrato illegalmente in Francia vi ha vissuto dieci anni da sans papiers.

La connessione immigrazione-terrorismo, un tempo operata dall’estrema destra, ormai è diventata argomento della destra classica, il parallelo è stato fatto senza prudenza venerdì dopo l’assassinio a Rambouillet dalla presidente uscente della regione Ile-de-France e candidata alla propria successione, Valérie Pécresse, già ministra con Chirac. In questo contesto drammatico, a pochi mesi dallo sgozzamento del professor Samuel Paty, mentre il governo rivela che 36 attentati terroristici sono stati sventati negli ultimi mesi, ha gelato il clima un intervento pubblicato dal settimanale di destra estrema Valeurs actuelles, non disdegnato anche da intellettuali main stream, firmato da una ventina di generali (in pensione), da un centinaio di militari con alti gradi e da un migliaio di ufficiali.

Nel testo viene denunciato il “lassismo” che “continuerà ad espandersi inesorabilmente nella società, provocando un’esplosione e l’intervento dei nostri commilitoni in attività in una missione rischiosa, di protezione dei nostri valori di civiltà a salvaguardia dei nostri compatrioti sul territorio nazionale”. Per questi militari che hanno scelto per esprimersi i 60 anni dal tentato golpe dell’Oas nel ’61 nel contesto della guerra d’Algeria, “l’ora è grave. La Francia è in pericolo, vari pericoli mortali la minacciano”. I bersagli sono: “un certo antirazzismo” che “vuole creare odio tra le comunità”, “l’islamismo e le orde di banlieue”, “le manifestazioni dove il potere in carica utilizza le forze dell’ordine come agenti suppletivi o capri espiatori di fronte a francesi in gilet gialli che esprimono la loro disperazione, mentre individui con il volto coperto e infiltrati saccheggiano negozi e minacciano queste stesse forze dell’ordine”. I militari evocano la possibilità di una guerra civile, razziale, di migliaia di morti, propongono un intervento per sconfiggere lo “sfaldamento che colpisce la nostra patria”. “Condivido l’analisi” ha affermato Marine Le Pen, invitando i militari a “entrare nel Rassemblement national” (secondo sondaggi, circa il 50% dei militari votano all’estrema destra).

La ministra della Difesa, Florence Parly, ha definito questo intervento ‘irresponsabile”, ricordando che “gli eserciti non sono lì per fare campagna, ma per difendere la Francia”, accusando Marine Le Pen, che tutti i sondaggi danno di nuovo come probabile sfidante di Emmanuel Macron al secondo turno delle presidenziali, di giocare “con la confusione”. I sondaggi dicono che la sicurezza torna ad essere la prima preoccupazione dei francesi. Il governo si adegua, ci sarà una nova legge anti-terrorismo, in preparazione da tempo, che prevede un controllo prolungato da uno a due anni per i condannati per terrorismo usciti di prigione e un rafforzamento dei controlli delle radicalizzazioni, attraverso algoritmi sulle tracce lasciate sui social. Dall’86, anno dei primi attentati, in Francia c’è stata una nuova legge anti-terrorismo ogni 18 mesi.

La giustizia è sotto accusa, dopo la conferma in Cassazione dell’impossibilità di giudicare un 27enne, Koboli Traoré, che nell’aprile del 2017 ha assassinato e gettato dal balcone Sarah Halimi, una ex insegnante, di religione ebraica, sua vicina di casa. Domenica, decine di migliaia di persone hanno manifestato a Parigi contro la scusa dell’irresponsabilità penale, dovuta a una psicosi delirante causata da un’eccessiva assunzione di cannabis. Il ministro della Giustizia, Eric Dupont-Moretti, presenterà una modifica alla legge, mentre la famiglia di Sarah Halimi intende far svolgere un processo in Israele.

* da il manifesto – 27 aprile 2021

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