8 gennaio 2021

USA: Conto salato


Nell’aprile del 2017 Drew Calver, un professore di storia di 44 anni, fu colpito da un infarto. La moglie lo portò al pronto soccorso dell’ospedale più vicino, dove fu sottoposto a un intervento di bypass. Dopo un breve ricovero, Calver tornò a casa. Poi la sorpresa: una lettera dell’ospedale in cui gli si chiedeva di pagare 109mila dollari (89mila euro) per l’operazione. Tra le varie voci di spesa, spiccava quella per i quattro piccoli stent che i chirurghi gli avevano piazzato nelle arterie: 42mila dollari. Calver e la moglie pensarono a un errore, in realtà era tutto regolare. Si erano imbattuti in un problema abbastanza comune del sistema sanitario statunitense: i surprise bill, le fatture inaspettate.

Negli Stati Uniti la sanità è in gran parte gestita dai privati: i cittadini stipulano una polizza con una compagnia assicurativa che copre le cure per eventuali problemi di salute. Il sistema si basa sugli Health insurance network, reti di medici e di ospedali convenzionati con le compagnie assicurative. Alcune polizze coprono anche le cure somministrate da medici e ospedali non convenzionati, altre invece no, ed è in questi casi che scattano i surprise bill. Può succedere, come nel caso di Calver, che una persona che sta molto male e ha bisogno di cure immediate vada nell’ospedale più vicino, senza preoccuparsi se è convenzionato o no. Prima di sottoporsi all’intervento firma un foglio in cui accetta le condizioni dell’ospedale, e comprensibilmente non legge attentamente tutto quello che c’è scritto. In altri casi l’ospedale rientra nel piano assicurativo, ma uno dei medici che partecipano all’operazione è un contractor esterno – una situazione che si verifica sempre più spesso – che giorni dopo l’intervento presenta la fattura per il servizio svolto.
È successo a Izzy Benasso, una ragazza che tempo fa è stata operata d’urgenza al menisco.

Il numero di americani che ogni anno si trovano in questa situazione è incredibilmente alto. La rivista Jama Network
ha intervistato 347mila persone che si sono sottoposte a interventi comuni – come artroscopia del ginocchio, isterectomia, bypass coronarico – scoprendo che uno su cinque ha ricevuto un surprise bill. Nel 37 per cento dei casi era dovuto alla presenza di un anestesista non convenzionato durante l’operazione, per un costo medio di 1.200 dollari. Questo problema spiega anche perché, quando è cominciata l’epidemia di covid-19, alcune persone si sono ritrovate a pagare fino a mille dollari per fare il tampone. Il disegno di legge appena approvato dalla camera per affrontare la crisi sanitaria ed economica – e che dovrebbe essere approvato a breve nonostante le proteste di Donald Trump – dovrebbe rendere illegale questa pratica. Ma resta la questione di fondo di un sistema in cui gli ospedali si comportano come aziende che inseguono un profitto. Come ha spiegato Elizabeth Rosenthal, direttrice di Kaiser Health News, spesso negli Stati Uniti il costo delle cure dipende dalle scelte che gli ospedali fanno su come guadagnare: “Nello stato di New York un esame del sangue per la vitamina ti può costare 16 dollari in un laboratorio e 784 dollari in un altro”.

(da: newsletter sugli Stati Uniti a cura di Alessio Marchionna - 27 dicembre 2020 su Internazionale )

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