L’amministrazione Obama ha deciso di vietare nuove trivellazioni
offshore lungo la costa atlantica. L’annuncio è arrivato dal segretario
degli interni Sally Jewell. Le acque costiere di Virginia, North Carolina,
South Carolina, Georgia e Florida resteranno off-limits per le compagnie
petrolifere fino al 2022. La decisione del governo Obama accoglie le richieste
delle comunità costiere, preoccupate dai danni ambientali ed economici causati
dagli sversamenti accidentali di greggio. I rischi delle trivellazioni offshore
sono troppo alti per questi Stati, che fondano gran parte della loro economia
sulla pesca e sul turismo. A sollevare dubbi sulla concessione di nuovi
permessi all’industria dei combustibili
fossili era stato anche il Dipartimento della Difesa, preoccupato
per le interferenze delle piattaforme con i sistemi della Marina.
La decisione di Obama è stata accolta con sollievo dalle associazioni
civiche e dagli ambientalisti, che faticano a dimenticare la marea nera nel
Golfo del Messico. In una nota Greenpeace evidenzia che in Nord America
le compagnie petrolifere ormai hanno la strada sbarrata ovunque. Si tratta di
una grande conquista, inimmaginabile qualche anno fa. Stiamo finalmente
assistendo alla fine dell’era dei fossili.
L’avvocato Sierra Weaver del Southern Environmental Law Centre spiega che
la decisione di Obama rappresenta una vittoria per le oltre 100 città che si
sono battute contro le trivellazioni
per proteggere le coste. Jacqueline Savitz, vicepresidente di Oceana USA, ha
sottolineato i benefici della scelta di Obama. Questa decisione eviterà nuovi
disastri petroliferi e l’industrializzazione delle regioni costiere, rendendo
inutili le perlustrazioni associate a fenomeni sismici e promuovendo l’energia
pulita. L’American Petroleum Institute ovviamente non è dello stesso avviso e
bolla di estremismo la decisione di Obama, accusando l’amministrazione
democratica di tarpare le ali alla crescita economica degli USA. Obama sembra
però sordo alle proteste delle lobby. Il leader statunitense intende mantenere
fede al suo programma ambientalista per non essere tacciato di incoerenza.
Nei giorni scorsi il presidente USA e il primo ministro canadese Justin
Trudeau si sono impegnati a proteggere l’Artico dalle trivellazioni con
vincoli ambientali più rigidi e regimi sanzionatori. Anche se l’amministrazione
Obama non ha escluso il rilascio di nuove concessioni in acque artiche,
l’eventualità si fa sempre più remota. Le stesse compagnie petrolifere non sono
molto interessate a nuove perlustrazioni nell’area. A farle desistere
dall’impresa non è soltanto l’accanita opposizione degli ambientalisti. Operare
in ambienti così estremi garantendo il rispetto delle rigide norme di sicurezza
comporta costi elevati. Un investimento poco redditizio alla luce del recente
crollo dei prezzi del petrolio. Dopo il dietrofront della Shell anche gli altri colossi
energetici sembrano sempre meno interessati all’Artico.
da www.greenstyle.it – 16 marzo 2016
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