4 marzo 2009

Un mese di Obama

Nel primo mese di governo Obama ha dovuto fare i conti con alcune questioni centrali per il futuro della propria amministrazione:

1 Gli impegni presi sui criteri di trasparenza nelle nomine, le audizioni al Senato, ed alcuni rifiuti hanno modificato parecchio la composizione del nuovo governo: rinuncia di Richardson (Commercio) per accuse di corruzione, di Daschle (Sanità) per tasse non pagate , di Gregg, repubblicano, per divergenze sul pacchetto anticrisi.
La Clinton ha ottenuto non solo il ripotenziamento delle finanze del Segretariato agli Esteri (a discapito di Interni e Difesa) ed il ripristino dei due inviati speciali, George Mitchell (Medio Oriente) e Richard Holbrooke ( AfgPakistan) ma anche la conferma di parecchi clintoniani nel governo, fra i quali molto importanti Leon Panetta alla CIA a Larry Summers al Consiglio dell'Economia.
Obama ha richiesto ed ottenuto modifiche allo statuto della Fondazione Clinton (Hillary Clinton è stata sfiorata almeno due volte da accuse di corruzione e finaziamenti indebiti ) e l’impegno della visione preventiva della Casa Bianca dei testi dei discorsi di Bill Clinton all’estero. In modo da evitare dualismi nelle posizioni degli USA in politica estera . Obama può contare sulla amica afroamericana Susan Rice nominata Ambasciatore all’ONU con il rango di Ministro.
Resta da verificare come evolverà il compromesso sulla politica estera, dove Obama e la Clinton hanno assunto ripetutamente posizioni opposte (ad es. sull’invasione dell’Iraq nel 2002 e sul programma dello scudo antimissili nel 2005).

2 Sono stati inseriti nel governo alcuni repubblicani, sia per tentare di avere al Senato almeno 60 voti su 98 per evitare la possibilità di ostruzionismo da parte dell’opposizione, sia per riequilibrare la composizione del governo.
Il programma del Presidente (di fatto il pacchetto di proposte anticrisi , ARRA, American Recoveryand Reinvestment Act ) è stato approvato al Senato il 24 gennaio con 61 sì ed una settimana dopo alla Camera con 244 sì e 188 no (fra i no 12 democratici conservatori).
Il piano propone l’impegno di 820 miliardi di $ (che si aggiungono di fatto ai circa 700 già impegnati ed in parte già spesi fra ottobre e gennaio nel finale della gestione Bush, in particolare a sostegno di banche e settore auto).
Almeno 300 mld sono destinati al deficit di gran parte degli Stati della Federazione, all’edilizia scolastica,all’ammodernamento dei trasporti (ponti ed autostrade) .
E’ previsto un aumento degli stanziamenti per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (si è parlato di 15 mld /anno per 10 anni) e di tagli fiscali fino a 1000 $/anno per le famiglie delle classi medio-basse.
Nel primo discorso al Congresso il 24 febbraio Obama ha ribadito l’impegno sulla regolamentazione dei mercati finanziari (non escludendo una parziale nazionalizzazione di CityGroup), il rilancio del settore auto, la riduzione dei gas serra, il ritiro graduato dall’Iraq e la chiusura di Guantanamo. Tuttavia un numero crescente di osservatori sottolinea che, data la gravità della crisi interna, è urgente il superamento della fase degli “annunci” avviando scelte concrete che chiariscano la direzione reale che l’amministrazione intende prendere.

3 Il problema dell’assistenza sanitaria stà esplodendo: ai 48 milioni di americani che per ragioni diverse non hanno una tutela sanitaria “universale” se ne sono aggiunti altri 7 milioni in quanto la tutela si perde perdendo il posto di lavoro e le società assicurative finanziate dai datori di lavoro sono crollate. Il gigante AIG ha perso in soli tre mesi 60 mld di $ ed ha già avuto tre finanziamenti per un totale di 150 mld di $ . Le aziende, specie nel settore auto, si dichiarano non in grado di assumersi la tutela sanitaria diretta dei propri lavoratori e pensionati.
Obama ha annunciato un impegno di 634 mld in 10 anni per l’assistenza, ricavati per metà togliendo sgravi fiscali ai “super-ricchi” e per il resto riducendo i guadagni delle società assicurative che gestiscono i programmi MEDICARE per gli anziani. Di fatto è una dichiarazione di guerra ad una delle più potente lobby del paese.Nell’immediato ha garantito per un anno l’assistenza a chi l’ha persa pagando una tariffa a prezzo scontato.

4 Nessuna particolare novità per Iraq dove il programma di ritiro “formale “ delle truppe è quello già stabilito e sanzionato il 1° gennaio nell’accordo con il governo di Nuri al Maliki. In pratica si tratta del ritiro di gran parte dei 130.000 soldati, in parte destinati all’Afghanistan. Non è chiaro quanti “consiglieri” resteranno e soprattutto il destino delle PMC (private military contractors), decine di migliaia di mercenari di varie agenzie (AEGI,CACI,TITAN ) che presidiano aziende, pozzi petroliferi, impianti vari, comprese le carceri tipo Abu Ghraib, divenuta famosa nel mondo per le torture. Questi contractors hanno creato un sacco di problemi ed il governo di Maliki, date le intense proteste popolari, vuole togliere l’immunità legale fino ad oggi ottenuta da questi gruppi (la DYN CI in Bosnia, per arrotondare i propri bilanci, aveva organizzato una tratta di prostituzione di ragazzine minorenni ).
Mentre è stato riaperto Abu Ghraib come nuovo carcere modello, in Iraq ci sono ancora 40.000 prigionieri di guerra, un terzo dei quali gestiti dagli americani; sono distribuiti in 400 località segrete nelle quali viene negato da sempre l’accesso ad osservatori ONU.
Ma il vero problema, non risolto, è quello del petrolio, in quanto le società petrolifere, fra le principali fruitrici di affari prodotti dalla guerra, non hanno ancora garanzie certe di usufruire in futuro di una percentuale sufficiente del ricavato delle attività estrattive che dovrebbero almeno raddoppiare, anche perché il governo di Al Maliki fa resistenza per mantenere il sostegno di varie forze del paese.
Si sono stimate riserve fruibili fino a 4 milioni di barili al giorno per almeno 100 anni riattivando nuovi pozzi dei quali oggi sono in funzione meno di uno su quattro. La Exxon Mobil nel 2005 con 36,1 mld di profitti ha raggiunto il record mondiale di tutti i tempi per il più alto risultato annuale.

5 Obama ha ordinato all’EPA (ministero Ambiente) di consentire alla California l’attuazione di una norma, bloccata da Bush, con la quale si prevedeva di porre entro 7 anni un limite ai consumi delle auto a 18 km/lt. Entro marzo verranno stabiliti degli standard (oggi non ci sono) per i carburanti delle auto costruite dopo il 2011; un regolamento transitorio stabilisce il limite di 15 km/lt (35 miglia/gallone) di consumo dal 2020.
Difficile indicare ad oggi una definitiva posizione del governo sul Clima e sugli accordi di Kyoto che fino ad oggi Obama non ha mai riconosciuto.Le posizioni emergeranno nel summit di novembre a Copenaghen. E’ stato ripetutamente indicato l’impegno ad arrivare nel lontano 2050 ad una riduzione delle emissioni di CO2 all’80 % di quelle del 1990.

6 A riguardo delle discriminazioni salariali che colpiscono le donne nei luoghi di lavoro, con riduzioni del salario anche del 25 % sugli uomini senza giustificazioni, (ancora maggiori se sono di colore), Obama ha emesso una norma, chiamata “Legge Lilly” dal nome di una operaia della GoodYear che ha intentato causa all’azienda .La norma non interviene sulla discriminazione ma dovrebbe attuare un significativo deterrente semplificando le procedure che permettono di fare causa.
(su USA e Obama vedi post del 4 novembre e superpost del 17 gennaio )

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