17 marzo 2009

Germania, Verdi fuori dalla trappola

E’ caduto praticamente nel silenzio in Italia l’ultimo sondaggio di inizio marzo in Germania sulle centrali nucleari, nel quale più del 53% dei tedeschi ha confermato di condividere la scelta fatta nel 2002 dal governo rosso-verde di chiudere progressivamente le 19 centrali nucleari e sviluppare le fonti alternative di produzione. Quasi il 30% si è dichiarato invece favorevole a prolungare oltre i 32 anni stabiliti la vita dei 17 impianti rimasti (dopo la chiusura di Stade-Amburgo nel 2002 e di Obrigheim nel 2005).
A sei mesi dalle prossime elezioni per il Cancellierato, la Grosse Koalition di democristiani e socialdemocratici (CDU/CSU e SPD) alleati nel governo dal 2005 per necessità, non ha cancellato la scelta imposta nel precedente governo dai Verdi di Joschka Fischer e Jurgen Trittin. Si cerca di rallentare le chiusure degli impianti di Biblis A e Biblis B inventando lunghi periodi di manutenzione straordinaria o ipotizzando di superare di qualche anno il limite stabilito di 32; ma senza arrivare allo scontro frontale con i Verdi: in attesa naturalmente del voto di settembre.

Negli ultimi anni il quadro politico è decisamente variato; è finita l’epoca del bipartitismo (CDU contro SPD) ed anche quella del bipolarismo (Verdi-SPD da un lato e Democristiani –Liberali dall’altro). Diverse elezioni locali e ripetuti sondaggi indicano che la Germania è un paese con 5 partiti tutti abbastanza stabilmente al di sopra del 10%. I Verdi e la sinistra estrema Linke sono al 10-12% ed i conservatori del partito liberale FPD forse anche sopra il 15%; ridimensionati CDU/CSU e SPD con uno stabile vantaggio dei primi di 10-15 punti.


Niente è più scontato e man mano tutte le ipotesi si rendono possibili : la ripetizione della Grosse Koalition (difficile) , un governo a tre di CDU con Liberali e Verdi (Jamaica Koalition), addirittura la possibilità di una inedita coalizione rosso-verde-gialla con i liberali in grande ascesa. Difficile, ammesso che i numeri lo permetteranno , l’alleanza rosso-verde- rosso con la Linke che,come i democristiani, ha una forte presenza nei 4 lander dell'ex Germania dell’Est. Ipotesi ulteriormente indebolitasi dopo le pesanti illazioni su Gregor Gysi, l’ex comunista che insieme a La Fontaine ha fondato Die Linke, del quale si è ventilata una passata appartenenza alla Stasi, la famigerata polizia segreta della Germania comunista, molto odiata all’Est come all’Ovest.
Sembra ormai scontato che comunque non saranno più possibili coalizioni di un partito grande con uno piccolo, anche perché queste differenze di fatto non ci sono più.


Sembrerà strano ma la Germania si presenta così come un paese “normale“ (ben diverso dal penoso sistema politico italiano) dove vari partiti, ne troppi, ne pochi, si confrontano e in base ai voti e in base a compromessi sui programmi si alleano. Un sistema che non va di moda in Italia ed infatti i nostri organi di informazione pesantemente controllati dai due partiti principali , evitano accuratamente di parlare dei nostri più importanti vicini.

I Verdi tedeschi hanno indubbiamente contribuito positivamente a rendere la Germania un paese normale facendo negli ultimi 10 anni esattamente il contrario di quanto hanno fatto i Verdi italiani: hanno superato la pesante crisi di inizio anni ’90 uscendo dal minoritarismo estremista ma mantenendo la radicalità delle opzioni ecologiste di fondo, hanno ottenuto alcuni cambiamenti stabili nella società tedesca quando sono andati al governo esprimendo varie figure significative a partire da Joschka Fischer agli Esteri; hanno retto la sconfitta (dell’SPD ) e la perdita del governo e di Fischer (che ora, dopo tre anni è ritornato) esprimendo dei leader significativi nei diversi Lander ed un significativo dualismo di genere nel governo del partito con Claudia Roth e Cem Ozdemir. Soprattutto hanno accuratamente evitato di farsi isolare nel ghetto dell’estrema sinistra o di subire l’egemonia dell’SPD mantenendo con forza la loro autonomia e, malgrado le diverse componenti interne, una sostanziale unità. Hanno assorbito e aggregato gran parte delle sensibilità ambientaliste presenti nella società tedesca: anche qui l’esatto contrario di quanto fatto dai Verdi italiani.

Per ultimo, in varie situazioni locali, hanno deciso di sperimentare difficili coalizioni anche con la CDU: ad esempio ad Amburgo ed in numerosi Comuni e nel Lander dell’Assia quando è fallito il tentativo della Ypsilanti di coinvolgere anche Die Linke. Coalizioni variegate, basate su richieste programmatiche “forti” come quella della modifica del sistema scolastico passando ad un sistema più unificato che aprisse le porte dell’istruzione anche universitaria ai figli degli immigrati turchi o quella del blocco del nuovo megaporto di Amburgo e della fermata di alcuni progetti di ritorno al carbone. Naturalmente facendo imbestialire una parte della “vecchia” industria tedesca e dell’ala più conservatrice della CSU che accusa la Merkel di stare troppo dietro alle pretese degli ecologisti.
Insomma, sono riusciti ad uscire dalla trappola dell’isolamento nel ghetto dell’estrema sinistra o della perdità della propria autonomia mantenendo la propria originaria radicalità e connotazione genetica.
Sembra che questo comportamento abbia avuto successo. Non solo perché oltre al record trentennale del 13,7% ottenuto in Assia tutti i sondaggi danno i Verdi vincenti alle prossime scadenze di giugno e settembre: ma soprattutto perché la Germania è in concreto il paese europeo dove il nucleare è stato almeno stoppato e lo sviluppo delle produzioni di energia da fonti alternative è consistente. Ed è in definitiva l’unica nazione del mondo che ha sostanzialmente mantenuto gli impegni a fermare e ridurre la produzione di gas-serra secondo gli accordi di Kyoto.

Quasi due milioni di posti di lavoro verdi
Sarà stata anche superata dalla Cina come terza potenza economica mondiale, ma la Germania continua a guidare indisturbata la classifica dei Paesi che producono più beni ambientali, come impianti eolici o sistemi per lo smaltimento dei rifiuti. Anzi, negli ultimi anni la quota di Berlino nel commercio mondiale di prodotti verdi è aumentata, salendo al 16%. A questa conclusione giunge il "Rapporto sull'economia ambientale" del governo tedesco, presentato nei giorni scorsi. Lo studio contiene un altro dato significativo: oggi quasi due milioni di tedeschi (1,8 milioni) hanno un lavoro "verde". Un record che potrebbe essere stracciato nei prossimi anni. Le previsioni degli esperti dell'esecutivo parlano infatti di 500.000 nuovi posti di lavoro in questo settore entro il 2020. Ai livelli di crescita attuali l'industria della protezione dell'ambiente potrebbe scavalcare nel medio periodo settori portanti dell'economia tedesca come quello della costruzione di veicoli.


da
www.ecogermania.com lunedì 19 gennaio 2009

2 commenti:

  1. Anonimo01:23

    anna scrive:
    Non sono informata come voi, ma seguo le vicende dell’ambientalismo perchè almeno l’acqua, l’aria e un pezzo di terra e di mare puliti sento che mi spettino di diritto, trovo stupido che in un paese soleggiato non si sfruttano i pannelli solari, sono contro gli imballaggi inutili e qualsiasi cosa fatta per durare neanche quel poco che basta e riconosco un cibo veramente bio grazie alla mania dei miei di avere l’orto. Sinceramente un ambientalismo salottiero alla Marina Ripa di Meana non mi ha mai convinto, ma nemmeno le posizioni radicali, quindi apprezzo chi ha fatto quello che poteva fare in poco tempo al governo, ma noto che è sempre attaccato, più di tutti quelli che hanno fatto disastri e sono veramente colpevoli almeno per una ragione inconfutabile: hanno avuto più potere e più tempo. Lo scannapecore, oltre ad avere un cognome che fa a pugni con un partito anche animalista ha altre responsabilità: ha rovinato la carriera calcistica del fratello, si è allontanato dalla politica lasciando i suoi conterranei Bassolino, Jervolino, Mastella, De Gregorio, Pomicino a tenersi sotto il culo le poltrone nonostante l’evidenza dei fatti e la pesante scocciatura di passare a destra a sinistra al centro, pur essendo laico è amico dei preti di frontiera, s’impiccia di musica e non dice che fa con le donne, vuole più treni per i pendolari e poi non vuole la TAV, vuole fare fallire l’Impregilio, quelli che producono plastica, l’industria degli armamenti, non vuole le colate di cemento, vuole regalare l’acqua a tutti, lavare quella del mare e sta a controllare l’aria, vuole che facciamo la differenziata dimenticando che non siamo precisi come i tedeschi, ma soprattutto se preannuncia disastri prima o poi succedono.

    RispondiElimina
  2. Anonimo01:26

    Comandante Nebbia scrive:
    Molto interessante, grazie.
    Il paragone tra la capacità dei verdi tedeschi di modificare le politiche di sviluppo della terza potenza industriale del mondo e le carnevalate di Pecoraro Scanio è deprimente.
    La scomparsa (temporanea, credo) di un personaggio del genere dallo scenario politico italiano è uno dei pochissimi elementi positivi dell’attuale situazione.

    RispondiElimina