Oggi al voto nell’incertezza. Gli ultimi sondaggi danno i socialdemocratici al 30%, mentre il partito di estrema destra dei “democratici svedesi” con il 21% potrebbe sorpassare per la prima volta i conservatori. La premier uscente, Magdalena Andersson, prova a giocarsi una proposta di “unità nazionale”
di Roberto
Pietrobon *
C’erano una volta la socialdemocrazia svedese, Olof
Palme, il welfare state più avanzato al mondo e la piena occupazione. Lontani
ricordi di una Svezia che oggi al voto si presenta con molti problemi e con
poche soluzioni. L’immagine del paese continua a poggiare su un equilibrio
imperfetto dove lo Stato chiede, in termini di tasse e contributi ma
restituisce anche, in termini di servizi e protezione sociale. In verità le
diseguaglianze aumentano, mano a mano che ci si sposta, dai centri delle grandi
città alle periferie o alle vaste contee della penisola.
LA MULTIETNICA e
accogliente Stoccolma lascia il passo a quella dei sobborghi dove si registrano
quotidiani episodi di criminalità che hanno portato a registrare nel 2021: 335
sparatorie, 112 feriti e 46 morti su una popolazione complessiva di 10 milioni
di persone. Una media di 4 cittadini uccisi da arma da fuoco ogni milione di
abitanti. La percentuale più alta di tutta l’Ue. Di fronte a questi dati,
amplificati dai mass media e dalla politica, la vera polarizzazione nella
campagna elettorale è stata tra chi proponeva la ricetta più convincente per
contrastare questi fenomeni che coinvolgono, sempre di più, giovani e
giovanissimi.
LA RISPOSTA di
Sverigedemokraterna (democratici svedesi) è stata nel solco dell’estrema destra
europea e americana indicando nei migranti le uniche cause della recrudescenza
della criminalità (soprattutto giovanile) alla quale i socialdemocratici
rispondono promettendo l’assunzione di 50 mila nuovi poliziotti entro il 2034 e
norme più severe contro l’abbandono scolastico. I temi legati alla sicurezza
hanno, quindi, dominato buona parte del dibattito politico tanto da polarizzare
l’opinione pubblica sui due partiti: i socialdemocratici al 30% e i
“democratici svedesi” al 21%. Dati registrati venerdì che, se confermati,
rappresenterebbero un evento storico con il sorpasso dell’estrema destra sui
conservatori, dati al 17%. L’ultimo sondaggio vede i due blocchi di centro
sinistra e centro destra sostanzialmente alla pari con un vantaggio di qualche
decimale e un solo deputato a favore di socialdemocratici, Partito della
sinistra (8%), centristi (7,1%) e Verdi (4,5%) mentre, dall’altra parte, oltre
ai conservatori e all’estrema destra i democristiani sarebbero al 5,9% e i
liberali a 5,2%.
Lunedì la premier uscente, Magdalena Andersson, ha
provato a giocarsi una proposta di “unità nazionale” con stanziamenti
straordinari a favore delle imprese per fare fronte ai rincari delle bollette,
determinati dagli aumenti sul mercato dell’energia più che dall’interruzione
del gas russo. La Svezia importa da Mosca circa il 2% del fabbisogno nazionale,
avendo tre centrali nucleari attive e molteplici impianti di produzione da
energie rinnovabili oltre a quella proveniente dalla vicina Norvegia. La mossa
della leader socialdemocratica le ha permesso un piccolo recupero senza, però,
nessun indebolimento dell’estrema destra.
A SPOSTARE il
dibattito sulle cause dell’aumento della criminalità giovanile ci ha provato,
invece, il Vänsterpartiet (partito della sinistra) guidato dalla giovane e
radicale Nooshi Dadgostar. Nooshi da quando ha assunto la leadership di V ha
deciso di abbandonare lo storico atteggiamento subalterno alla socialdemocrazia
incalzando, da sinistra, il governo a partire dal tema degli affitti sociali
che, lo scorso anno, gli diedero molta visibilità e consenso. Consenso che la
giovane leader di origine curdo iraniane ha giocato in campagna elettorale
focalizzandosi sul superamento della “scuola di mercato” indicata come causa
della divisione di classe tra le giovani generazioni e anche dei fenomeni di
criminalità giovanile.
Anche i socialdemocratici hanno deciso, dopo anni di
adesione acritica a quell’impianto, di promettere una revisione della legge del
’92. Scelta dettata, però, più dagli scandali finanziari che hanno interessato
le scuole private piuttosto che dal modello educativo che hanno prodotto. Gli
scenari ad oggi potrebbero quindi essere diversi: da una vittoria risicata di
uno dei due schieramenti a una grande coalizione tra socialdemocratici e
moderati. Tutte ipotesi che dovranno fare i conti con le urne che chiuderanno
questa sera.
nella foto: Stoccolma, poliziotti davanti ai manifesti
di Ulf Kristersson (Partito dei moderati) e Magdalena Andersson
(socialdemocratici)
* da il manifesto – 11 settembre 2022
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