7 marzo 2021

Germania: Un rifugiato al Bundestag: Alaows corre con i Verdi. E potrebbe vincere

 Germania. Dalla Siria alla Germania attraverso la rotta balcanica: arrivato nel 2015 Tareq, avvocato 31enne, si è impegnato al fianco degli altri profughi e ora si candida al parlamento

di Sebastiano Canetta *

Da profugo della guerra in Siria a candidato al Bundestag alle elezioni federali del prossimo settembre. È la stupefacente parabola di Tareq Alaows, 31 anni, approdato in Germania cinque anni fa all’apice dell’emergenza migranti e ora pronto a sbarcare in parlamento nelle liste dei Verdi del Nordreno-Vestfalia. Il più clamoroso esempio del Wir schaffen das (Ce la facciamo) scandito nel 2015 dalla cancelliera Angela Merkel, che secondo i «think-tanker» dell’informazione mainstream le sarebbe dovuto costare le dimissioni nel giro di pochi mesi.

UN LUSTRO DOPO emerge la prova fattuale dell’integrazione al massimo livello civile, sociale e istituzionale. «Voglio essere la prima persona al Bundestag fuggita dalla Siria in grado di dare politicamente voce alle centinaia di migliaia di profughi costretti a scappare dalla guerra ora residenti in Germania», riassume Alaows nel video di presentazione sul suo account Twitter. Laureato in legge dopo il corso di studi all’Università di Aleppo, Tareq ha raggiunto il confine della Bundesrepublik nel luglio 2015 camminando per otto settimane lungo la famigerata rotta balcanica. Ha imparato il tedesco in meno di sei mesi mentre viveva nella palestra di una scuola a Bochum, prima di risultare due anni fa tra i co-fondatori di Seebrück, il cartello che riunisce le ong impegnate nel ponte umanitario a sostegno dei rifugiati, non solo siriani. «Il Nordreno-Vestfalia è la mia casa, proprio qui ho iniziato la mia attività politica», sottolinea Alaows. Anche se in realtà il suo impegno in favore dei profughi era già cominciato in Siria con le manifestazioni per la pace subito dopo lo scoppio della guerra civile ed era continuato con la raccolta di aiuti per la Mezzaluna Rossa.

Martedì mattina ha lanciato ufficialmente la sua candidatura (per il mandato diretto) alle elezioni nazionali previste per il 26 settembre come rappresentante dei Verdi del distretto di Oberhausen, dopo avere richiesto la cittadinanza tedesca. L’ultimo miglio della strada percorsa seguendo il suo unico obiettivo: «Tutto ciò che volevo quando sono scappato dalla Siria era la possibilità di condurre una vita in modo dignitoso e soprattutto in sicurezza», spiega Alaows nell’intervista al Tagesspiegel.

Per questo già pochi mesi dopo essere arrivato nella Ruhr, «inorridito dalle condizioni dei profughi», aveva contribuito alla nascita dell’associazione Refugee Strike Bochum, con l’obiettivo di migliorare gli alloggi nei centri-migranti dal punto di vista materiale e sotto il profilo della partecipazione democratica. Poi è diventato assistente sociale mettendo a frutto gli studi giuridici e ha iniziato a offrire vere e proprie consulenze legali ai rifugiati. Oggi Alaows è un politico dei Verdi a tutto tondo. A fianco ai diritti dei migranti insegue la svolta climatica connettendo la battaglia in favore dell’ambiente con l’emergenza umanitaria globale permanente. «La crisi climatica aggraverà ulteriormente la condizione di donne e uomini nel sud del mondo. Ecco perché una politica climatica equa deve necessariamente essere incardinata sui rifugiati e sui motivi alla base delle grandi migrazioni». Se verrà eletto – evento tutt’altro che improbabile dato che i Verdi viaggiano stabilmente tra il 18 e il 20% nei sondaggi – promette di incarnare «la voce di tutti i profughi in Germania».

AL DI LÀ DEL RISULTATO del voto in autunno è impossibile non registrare le conseguenze politiche a lungo termine della crisi umanitaria di cinque anni fa. La Repubblica federale, alla fine, è riuscita ad accogliere 1,9 milioni di migranti senza che si verificasse il collasso politico auspicato dai sovranisti e pronosticato dai liberal. Nel 2021 il fascio-populismo di Alternative für Deutschland vale appena il 7% nelle urne, come certifica la fotografia demoscopica pubblicata dall’istituto Forsa due giorni fa.

* da il manifesto - 4 marzo 2021

Nessun commento:

Posta un commento