4 dicembre 2020

Sanità in Lombardia: specchietti per le allodole

 di Maria Elisa Sartor *

venerdì 4 Dicembre 2020

Riceviamo dalla professoressa Maria Elisa Sartor un nuovo contributo sulle anomalie del Sistema Sanitario Regionale in Lombardia. Si tratta principalmente di un avvertimento: una richiesta da parte dell’autrice di attenzione sulle trasformazioni in corso nella regione italiana con il più forte e radicato sistema sanitario privato, mentre è attesa entro la fine dell’anno la riconferma della legge regionale n. 23/2015 che introdusse in via sperimentale (gli esiti, infatti, sono da verificare entro il 2020) la Riforma del Sistema Sanitario in Lombardia. Erano gli ultimi di mandato della giunta di Roberto Maroni, ex esponente di spicco della Lega, ora entrato nel CDA del gruppo ospedaliero privato San Donato, il più importante d’Italia. Potrebbe trattarsi di una deriva che coinvolgerà a breve anche altre regioni. In sostanza, quando parlando di “pubblico” si va verso un’ulteriore privatizzazione del Sistema Sanitario Regionale della Lombardia. Quando avrà a disposizione i documenti ufficiali, la professoressa Sartor ha promesso di inviarci un secondo articolo per aggiornarci sugli sviluppi.

Specchietti per le allodole

ovvero: Quando parlando di “pubblico” si va verso un’ulteriore privatizzazione del Sistema Sanitario Regionale della Lombardia

Sono giorni cruciali per il nostro Sistema Sanitario Regionale (SSR) lombardo e indirettamente anche per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano. Arrivano notizie preoccupanti anche sul fronte della prossima riconfigurazione organizzativa. Dico a me stessa: devo esprimere in modo chiaro quello che sto constatando. 

Inaspettatamente e all’improvviso, è arrivato il tempo di non porsi più il problema di chi può o non può avere tutti gli elementi per capire. Sono costretta a fare appello alla sana intuizione di chi, pur non padroneggiando tutti i termini, pur non conoscendo tutte le articolate questioni della sanità e le forze che muovono i giochi, sa però –  perché lo ha vissuto sulla propria pelle – che cosa significhi non essere al centro, come cittadino, delle attenzioni del SSR lombardo.

Molti hanno finalmente compreso che qualcosa d’altro sta pericolosamente al centro del sistema e ci sottrae davvero molto. Questa è la nuova consapevolezza che siamo stati in grado di raggiungere con le poche informazioni non manipolate a nostra disposizione, prima e durante la pandemia.

Il SSR della Lombardia è un “unicum” in Italia non per eccellenza, ma per il grado di privatizzazione e al tempo stesso per la quota di potere pubblico ceduta al privato profit. 

Un sistema in cui la sanità privata, da semplice “portatore dei propri interessi”, è divenuta “partner paritario del pubblico” e poi “alter ego della Regione” (con appoggi anche da parte di una componente della “sinistra”!). La sanità privata sta premendo l’acceleratore per ottenere la realizzazione piena della sua vocazione: essere incontrastata, anzi ulteriormente facilitata, nei suoi propositi espansivi e possibilmente sempre più protagonista come fornitore di servizi sociosanitari. Si è presentata un’occasione: la verifica del funzionamento delle strutture base della LR 23/2015: le ATS, Agenzie di tutela della Salute e le ASST, Aziende Sociosanitarie Territoriali. L’ha colta. Si è spinta oltre. Ha trovato ancora una volta chi parla in suo nome.

Di questo “unicum” e dei suoi meccanismi di funzionamento la maggior parte dei cittadini lombardi non conosceva nulla o quasi prima del Covid-19, affidandosi ad un discorso politico insincero che ha nascosto i fatti pure ai cittadini della propria parte politica (soprattutto quelli delle province), manipolati al pari di tutti gli altri. È il motivo della solidarietà indistinta che sento. Della sanità in tempo di pandemia esiste una esperienza individuale, quotidiana, che non ha colore, la cui sostanza abbiamo cominciato a conoscere nel mentre chiedevamo un’assistenza che in molti casi non arrivava, sperimentavamo l’abbandono, aprivamo i portafogli, e cominciavamo a contare i morti.  Poi la consapevolezza non ha fatto che crescere.

Ma ci sono altri che purtroppo, ancora in queste ore, stanno facendo appello alla nostra incapacità di distinguere la manipolazione dal parlare franco e diretto. Purtroppo contano sul fatto che ancora una volta ci basteranno le parole rassicuranti contenute nelle proposte di rinnovo del SSR: “serve rivedere il rapporto con il privato”, “rafforzare il territorio”, “la presa in carico del paziente”, “vanno ricostituiti i distretti” (lo dicono i partiti al governo della regione, dopo averli smantellati!) per convincere tutti noi che si sta andando nella direzione giusta, verso un sistema più pubblico, anche nella erogazione dei servizi. Quello che serve e che viene ora trasversalmente richiesto.

In questi giorni di proposte di riforma del SSR lombardo, il passaggio di cui siamo i testimoni è invece ancora verso la DERESPONSABILIZZAZIONE DELLA POLITICA e la PRIVATIZZAZIONE ULTERIORE DEL SISTEMA e non verso la sua pubblicizzazione. Cosa che cambierà definitivamente il profilo del nostro SSR.

Continua:                           * da www.serenoregis.org - 3 dicembre 2020

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