Le temperature in Alaska hanno superato di 20 gradi la
media stagionale, e il riscaldamento globale sta mettendo in pericolo la fauna
e comunità locali.
Le temperature
record di questi giorni registrate in Alaska, negli Stati Uniti, rendono la primavera appena iniziata tra le più
calde di sempre nella regione. Nella città di Utqiaġvik (Barrow), le cui
temperature nel mese di marzo dovrebbero attestarsi su una media di -20
gradi Centigradi, si sono verificati picchi vicini allo zero nei
giorni del 30 e 31 marzo 2019. A darne notizia è l’Alaska center for climate assessment
and policy. Questo primato fa seguito a quanto già
avvenuto nel mese di febbraio, il più caldo degli ultimi 95 anni secondo
l’ong Bethel search and rescue. L’innalzamento
così repentino delle temperature è dovuto, secondo i climatologi, al riscaldamento globale che, soprattutto nelle zone
artiche, si sta verificando a una velocità maggiore rispetto al resto
del Pianeta.Nell’Alaska settentrionale, inoltre, la quantità
di precipitazioni è stata ben al di sotto della media stagionale
con la conseguenza di eventi meteorolgici brevi e intensi, com’è accaduto
a Kotlik il 22 febbraio dove un temporale eccezionale ha causato
l’allagamento del centro abitato.
I rischi per le comunità locali in Alaska
causati dal global warming
Lo
scioglimento del permafrost, così come
l’assottigliamento e la riduzione degli strati ghiacciati, costituiscono un
doppio ordine di problemi a livello locale. Il settore dei trasporti
commerciali, che in queste aree vive soprattutto di rotte
marittime e fluviali, è compromesso: le alte temperature, infatti, rendono gli
strati ghiacciati meno resistenti ai carichi pesanti in questa stagione
dell’anno, rendendo di fatto impossibile affidarsi ai canali fluviali locali
per il trasporto delle merci. Lo stesso ghiaccio marino, che ha l’importante
ruolo di protezione naturale per i centri abitati costieri, sta
scomparendo mettendo a repentaglio la sopravvivenza delle comunità locali.
Anche per le
foche il riscaldamento globale è un problema
serio, soprattutto in questo periodo dell’anno. Le femmine partoriscono
generalmente tra febbraio e marzo e hanno bisogno di spessi strati ghiacciati
per poter mantenere al sicuro i propri cuccioli nelle loro prime
settimane di vita. Appena nati, infatti, i piccoli non hanno ancora sviluppato
un manto abbastanza resistente per muoversi alle basse temperature dei mari
artici: per questo durante le prime settimane di vita dei piccoli, sono gli
adulti a immergersi nelle acque gelate in cerca di cibo mentre i cuccioli
attendono al sicuro sopra le calotte galleggianti. Questo fino a che se ne
troveranno ancora in questa stagione.
Le
previsioni dei climatologi, purtroppo, non sono affatto rassicuranti: l’ondata
di “calore artico” dovrebbe continuare per tutto il mese di aprile
colpendo, ancora una volta, la regione nordoccidentale dell’America del
Nord. Una stagione che di primavera sembra avere ormai solo il nome.
* da www.lifegate.it - 1 aprile 2019
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