14 luglio 2018

L’innovazione di Podemos in mezzo al guado


Saggi. «Le sfide di Podemos» di Cesar Rendules e Jorge Sola per manifestolibri

di  Loris Caruso    * 
              
Nella sinistra europea c’è un prima e un dopo Podemos. Difficile negare l’innovazione costituita da questo partito e la sua capacità di agire nello scenario attuale. L’innovazione di Podemos riguarda due aspetti: la forma organizzativa e il repertorio comunicativo. Prima, la riorganizzazione della sinistra avveniva (per esempio nel caso di Syriza o della Linke) come aggregazione di partiti e gruppi pre-esistenti. Podemos invece ha inventato un partito nuovo. Sul piano del repertorio comunicativo, è il partito che importato in Europa, dall’America Latina, il «populismo di sinistra»: messaggi polarizzanti, divisione «manichea» della società tra basso virtuoso e alto corrotto e inefficace, centralità (almeno iniziale) del leader, studio attento di ogni mossa comunicativa, elettoralismo. Sono le ragioni della forza di Podemos e i motivi per cui è stato criticato.

DELLA STORIA, dei dilemmi e delle prospettive di Podemos si occupa un bel libro di Cesar Rendules e Jorge Sola, Le sfide di Podemos (manifestolibri, pp. 126 , euro 10). Un libro né apologetico né critico verso questo esperimento politico, i cui punti di forza sono evidenti: ha costruito in pochi mesi la più efficace irruzione elettorale nel recente senario europeo facendo uscire temi e discorsi della sinistra (radicale) dalla marginalità. In pochi anni si è insediato in tutte le istituzioni spagnole. Recentemente, è anche grazie alla sua iniziativa che il governo Rahoy è stato sostituito da un governo «progressista» che apre nuovi spazi e nuove dinamiche.

DALL’ALTRA PARTE, Podemos ha finora fallito l’obiettivo per cui è nato: diventare il primo partito spagnolo e conquistare il governo. Obiettivo che, d’altra parte, era stato posto in alto proprio per uscire dall’angolo della testimonianza. Veniamo ai dilemmi, che sono i dilemmi di tutti i partiti outsider di recente formazione, e che sono però rafforzati dal fatto di essere un partito di sinistra. Riassumendoli, sono questi: il partito come macchina da guerra elettorale/la partecipazione della base; la capacità di irrompere velocemente nello spazio politico/i tempi lunghi della politica; la natura di outsider/la necessità di essere rassicuranti per aspirare al governo; la centralità della comunicazione/la pesantezza e la materialità della lotta politica (e delle dure repliche dell’avversario, che d’altra parte si costruiscono anch’esse soprattutto nella sfera comunicativa); la ricerca della trasversalità/l’avere una base elettorale di sinistra e, a sinistra, un competitor che, come il Psoe, mostra una sua resistenza; populismo di sinistra/capacità di mobilitare concretamente le classi popolari; identificazione con la «nuova politica»/riproduzione dei vizi tipici di tutti i partiti (ambizioni personali, guerra per fazioni, competizione per il potere interno).

SONO DILEMMI INEVITABILI. Nessuna difficoltà dell’azione politica reale può essere rimossa e nessuna innovazione politica può farla sparire. Ma le battaglie politiche sono lunghe, e non è affatto detto che quella di Podemos sia già persa.

* da il manifesto 12 luglio 2018

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