8 ottobre 2012

La strage delle donne, di Riccardo Iacona



"E’ notizia di oggi che in Norvegia una donna di 29 anni è diventata Ministro, ma lì non è una notizia perché più del 50% del governo norvegese è fatto di donne, ci sono delle leggi che aiutano le donne nel loro lavoro, gli uomini si occupano dei bambini anche per un anno a casa quando nascono, c’è un Paese che vive sulle pari opportunità e noi abbiamo raccontato che vita difficile che fanno le donne nel nostro Paese, ma vengono anche uccise.
Questo è un campanello di allarme. Sta succedendo che questa sotto utilizzazione della donna, il fatto che la donna non conta mai niente, che non la trovi mai in politica, in economia, che deve fare il doppio della fatica, che guadagna meno degli uomini etc., è il risultato di un vero e proprio apartheid. La vita è difficile in Italia, questo Paese, bisogna cominciare a dirlo brutalmente, è ostile alle donne, le tiene sottomesse. " Riccardo Iacona *

Il Passaparola di Riccardo Iacona, giornalista

 
137 donne uccise nel 2011
"Ciao a tutti gli amici del blog di Beppe Grillo, sono Riccardo Iacona. Quest’anno è stato l’anno della strage, da gennaio ogni due giorni, ogni tre giorni, le cronache ci dicevano: “E stata uccisa questa donna”, dappertutto, una volta in Sicilia, una volta nel Centro Italia, tre volte a Milano. Ci sono giorni addirittura dell’anno in cui, per questo parlo di strage, se ne uccidevano due, tre alla volta. I giornali ne hanno cominciato a parlare diversamente, perché in genere queste storie vengono trattate come se fossero delle storie estreme e in effetti sono estreme perché non c’è niente di più estremo che un uomo che arriva con il mattarello, com’è successo nella Provincia di Milano poco tempo fa, insegue la sua ex, la prende con 80 colpi di mattarello e la uccide davanti a tutti, davanti ai suoi figli.
In genere sono anche esecuzioni pubbliche, quindi non c’è niente di più estremo. In realtà l’inchiesta del libro quando siamo andati a parlare con i protagonisti, a vedere il contesto, a ricostruire le storie d’amore che c’erano dietro, abbiamo scoperto che non sono per niente estreme, sono solo la punta estrema di una violenza endemica però, che attraversa l’intero Paese contro le donne. Perché parlo di violenza endemica? Lo dicono i numeri dell’unica ricerca fatta dall’Istat nel 2007 sui casi di violenza del 2006 che parlano di quasi 5 milioni di donne che, almeno una volta nella vita, hanno subito violenza. E’ una media, quindi ci sono delle donne che la violenza la subiscono tutti i giorni. 5 milioni, vi rendete conto? È il 39% della popolazione femminile, una donna su 3, sono dati enormi, considerando poi il fatto che il 93% delle donne neanche denunciano i loro partner, che cioè c’è un sommerso enorme, stiamo parlando di numeri che coinvolgono l’intera nostra società, la coinvolgono tutta, coinvolgono il nostro modo di intendere il ruolo della donna nel nostro paese. E’ notizia di oggi che in Norvegia una donna di 29 anni è diventata Ministro, ma lì non è una notizia perché più del 50% del governo norvegese è fatto di donne, ci sono delle leggi che aiutano le donne nel loro lavoro, gli uomini si occupano dei bambini anche per un anno a casa quando nascono, c’è un Paese che vive sulle pari opportunità e noi abbiamo raccontato che vita difficile che fanno le donne nel nostro Paese, ma vengono anche uccise.
Questo è un campanello di allarme. Sta succedendo che questa sotto utilizzazione della donna, il fatto che la donna non conta mai niente, che non la trovi mai in politica, in economia, che deve fare il doppio della fatica, che guadagna meno degli uomini etc., è il risultato di un vero e proprio apartheid. La vita è difficile in Italia, questo Paese, bisogna cominciare a dirlo brutalmente, è ostile alle donne, le tiene sottomesse. Ecco perché vengono uccise. Dietro a queste uccisioni, ci sono milioni, centinaia di migliaia, perlomeno centinaia di migliaia di case – prigioni, dove regolarmente si usa violenza fisica, psicologica, sottomissione nei confronti delle donne. Una società così è una società malata, una società dove più del 50% dell’intelligenza delle donne non viene utilizzata, ma anzi la donna viene sottomessa. Una società decapitata. Questo improvviso aumento costante dal 2006: l’anno scorso sono state uccise 137 donne in Italia, una ogni 3 giorni, l’anno prima di meno, l’anno prima ancora un po’ di meno, un dato in costante aumento.
La maggioranza delle donne vengono uccise al nord, non al sud, non sono nelle situazioni in cui non lavorano, ma hanno cominciato a conquistare, grazie al lavoro indipendenza, autonomia, sono donne che facilmente si separano per esempio. Se la storia è finita vanno dal giudice e chiedono la separazione, se il marito è molesto, picchia, magari fanno la denuncia ai Carabinieri. L’uccisione delle donne è una reazione a questa voglia e a questo necessario processo di autonomia, indipendenza, questo avvicinamento nostro agli standard europei. Questa guerra si sta svolgendo nel buio… sì ne parlano i giornali, sono storie che fanno molto effetto, poi dopo ce ne è un’altra di queste storie.

La donna dopo la denuncia, rimane da sola
La difesa della donna non è nell’agenda politica, se ci fosse ci sarebbero tutti i centri antiviolenza che servono. In Spagna l’anno scorso hanno ucciso 62 donne, 7 anni fa ne ammazzavano una al giorno: risultato di politiche attive, si possono fare delle politiche attive per diminuire questa lista delle donne uccise, per prevenire la violenza nelle case, per difendere il diritto costituzionale a una vita libera. Molti dei casi delle donne uccise quest’anno erano omicidi annunciati, donne che avevano fatto denunce, spesso anche 4/5 anni prima,vedete come reagiscono i palazzi di giustizia, vedete quanto tempo, quante di queste storie finiscono in prescrizione? La donna fa la denuncia e poi si trova sola, quante volte l’uomo che poi l’ha uccisa gliel’ha detto, gliel’ha promesso e l’ha detto davanti a tutti, davanti agli amici, ai figli.
È un altro aspetto di questa grande storia che ci riguarda tutti, perché in un mondo in cui sia possibile estirpare questa violenza endemica nei confronti delle donne, è un mondo dove tutti viviamo meglio, vivono meglio le donne, vivono meglio gli uomini e vivono meglio i figli che subiscono dei drammi perché questa ondata di ritorno, di sofferenza parte da centinaia di migliaia di case – prigione. Ho scritto questo libro per tirare fuori dalle pagine della cronaca dei giornali queste storie e cercare di allertare e far capire che che non finiscono lì, che hanno a che fare con la pancia profonda del paese, di come siamo, di come intendiamo un rapporto uomo donna.
È un uomo che ha scritto questo libro, nessuno si può tirare fuori, certo, tra un litigio, uno schiaffo, un urlo, una violenza psicologica e l’omicidio c’è il mare di mezzo, però quell’omicidio nasce da quell’urlo, da quello schiaffo, da questa nostra impossibilità, capacità di capire. Nei paesi del nord Europa il giudice impone all’uomo maltrattante di fare una cura, queste cure sono naturalmente molto lunghe nel tempo e sono delle vere e proprie psicoterapie, però anche in Italia da qualche parte si sta facendo e nel libro siamo riusciti a raccogliere delle interviste che secondo me sono preziose, di uomini che raccontano il loro episodio, uno di questi dice una cosa che mi ha colpito tantissimo: “Guarda io la violenza la usavo perché non riuscivo a rispondere alle sue argomentazioni, lei scappava, correva, era più veloce di me, andava avanti, avevo paura di perderla etc. E io usavo l’unica cosa che avevo, l’unico strumento che avevo in mano cioè la violenza”. In realtà così aveva distrutto il suo rapporto perché lei l’aveva denunciato, adesso sono due anni che lui non vede il bambino, quindi in questi due anni lui è maturato e quando dice quelle parole, parla a tutti gli uomini italiani. Se usciamo da questa spirale di violenza diventiamo un Paese più civile e economicamente più interessante perché il 50% delle donne che vivono nel nostro paese possono rientrare in circolo e non rimanere chiuse dentro le case.
Normalmente si possono fare tante cose per limitare sia gli omicidi delle donne, e per estirpare questa violenta, non è solo un fatto di cultura, certo la cultura c’entra, c’entrano le scuole, a scuola non si parla mai di queste cose, vanno lì a fare i corsi sulle droghe, sono giusti, ma pochi sono gli incontri strutturali, costanti nel tempo con gli adolescenti, sul rapporto uomo – donna, come va interpretato. Questo è il Paese dove bisogna far rispettare la legge, dello stalking, tra l’altro è un’ottima legge perché per la prima volta dà agli investigatori, ai poliziotti, ai Carabinieri, ai magistrati degli strumenti concreti per colpire l’uomo maltrattante, la legge c’è ma poi c’è metà dell’Italia che non ha dei centri antiviolenza, per cui dici: “Va beh perché le donne non denunciano?” Vai a denunciare nella Provincia di Enna dove non c’è un posto letto dove ricoverare una donna la cui vita è minacciata, che per fare questo deve lasciare la sua città e magari deve, con i suoi figli, trasferirsi a 300 chilometri di distanza, diventa un po’ punitivo nei confronti della donna, non c’è questa rete, non c’è quanta ne servirebbe, largamente inferiore rispetto non solo al bisogno, ma anche rispetto ai parametri fissati dall’Unione Europea di almeno 5.500 posti letto e noi in Italia ne abbiamo 500 posti letto dove ricoverare donne e bambini.
Vanessa aveva solo 20 anni quando è stata uccisa dal fidanzato con cui stava da 4 mesi, un uomo più grande di lei, 34 anni, a Enna . Rosa Trovato invece era una donna di 45 anni, che era già stata oggetto di violenza per tanti anni dal marito, lo sapevano tutti ma nessuno ha fatto niente fino a che il marito non l' ha uccisa. Enza Anicito viveva nella Provincia di Catania ed è stata uccisa dal suo ex, una storia incredibile, l’ha uccisa davanti alla figlia, si sono dati appuntamento in una strada perché lei l’aveva lasciato, lui allora ha detto: “Scambiamoci le ultime cose, tu mi ridai indietro l’anello, io ti ridò indietro le foto”, lui invece aveva programmato tutto, aveva portato la pistola e l’ha uccisa davanti alla figlia, non solo, quando la figlia si è buttata per terra e ha visto la madre che cascava in un lago di sangue, lui uccide anche la figlia.

Omicidi annunciati
Quasi sempre in queste storie di omicidi di donne, c’è la voglia non solo di annientare la compagna, ma anche i figli della compagna, anche i tuoi figli, i figli che tu hai fatto con questa donna. Sono tutte esecuzioni pubbliche, mafiose in questo senso, fatte davanti ai figli, sulla strada, davanti alla gente, nei posti di lavoro, come se fosse un modo per dire a tutti: “Guarda tu sei mia e non sei di nessuno e lo faccio davanti a tutti perché tutti sappiano che stai pagando questa colpa di essere indipendente, autonoma”.È impressionante, moltiplicatelo per 80 omicidi in Italia dall’inizio dell’anno, ci danno un quadro del Paese impressionante, per questo ho voluto vedere da vicino, sono entrato nei quartieri, ho parlato con le persone, ho tutto questo viaggio da sotto fino a su, ho parlato con le Procure della repubblica, con i Carabinieri che avevano indagato, per cercare di capire cosa c’è dietro questa uccisione delle donne e c’è una violenza endemica pazzesca, c’è il fatto che questo è un paese ostile alle donne!
Se volete capire quanto investiamo poco, basta andare a vedere e fare i paragoni con gli altri paesi dell’Europa e del mondo la Francia, la Spagna, l’Inghilterra, i paesi del nord Europa anche l’Austria, persino la Grecia hanno tutti più posti letto di noi, ma facciamo peggio di Paesi come l’Albania, l’Armenia, la Bosnia Erzegovina, la Croazia, Cipro, la Georgia, Islanda, l’Irlanda e la Macedonia che ci ha battuto la Macedonia con 0,33 posti letto per 10 mila abitanti mentre noi siamo a 0,09 posti letto per 10 mila abitanti.
C’è un altro aspetto che esce fuori drammaticamente da queste storie, le storie delle donne ammazzate di quest’anno sono quasi tutti omicidi annunciati, però bisogna anche entrare nel dettaglio di questi omicidi annunciati: lo sapevano i Carabinieri, lo sapeva la polizia, spesso lo sapevano anche i giudici perché la denuncia era arrivata alla Procura della Repubblica, ma ancora più spesso lo sanno i vicini, i parenti, è largo il contesto all’interno del quale poi alla fine queste donne vengono uccise. È incredibile che questo Paese sia sordo, che consideri ancora il litigio in famiglia come una questione privata, ma quante volte i vicini di casa hanno chiuso le orecchie? Perché diceva: tanto si sa che quelli litigano, guardate nei grandi condomini, ma tutti sanno in quale casa volano le botte, ma bisogna aspettare che venga uccisa la donna dentro!
Molti di questi reati vanno in prescrizione dopo 7,5 anni, per esempio le minacce e le violenze, l’omicidio no naturalmente, ma ormai la donna è stata uccisa, però il tentato omicidio va in prescrizione. Adesso si sono inventati un po’ di percorsi nelle procure per cui hanno fatto dei pool per fare in modo che l’intervento sia più efficace, come potete bene immaginare se denuncio un uomo violento è quello il momento in cui rischio la vita, quello deve essere il momento più alto della risposta dello Stato. Quindi la Procura va veloce, però poi al Tribunale ti mettono tra le varie e eventuali, proprio perché non c’è la percezione dell’emergenza, della priorità, di quanto importante per la salute pubblica di questo Paese sia costruire un posto dove le donne vengono difese, come premessa perché nasca un rapporto diverso tra uomo e donna, non basato sul dominio ma sull’amore e sul reciproco rispetto anche quando lei la pensa diversamente, anche se lei ti vuole lasciare.
Sono tre mesi di lavoro, un viaggio lungo dal Sud al Nord fatto consumando le scarpe, pieno di testimonianze, parlando con i protagonisti, tanto virgolettato.“
Se questi sono gli uomini”. Passate parola!"

Se questi sono gli uomini di Riccardo Iacona                                               * ( dal blog di Beppe Grillo )

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