In settimana hanno circolato molto le foto dei cieli arancioni a New York e in altre città degli Stati Uniti. Un denso fumo partito dal Canada, dove ci sono decine di incendi attivi, è stato trasportato dal vento verso sud e in alcuni momenti della giornata, a contatto con la luce del sole, ha reso l’aria di quel colore. Quelle immagini sono un’ulteriore dimostrazione di quanto il cambiamento climatico possa far male alla salute, e anche del fatto che i suoi effetti riguardano tutti, visto che possono facilmente oltrepassare i confini tra paesi.
New York ha registrato la peggiore qualità dell’aria degli ultimi cinquant’anni. I suoi abitanti, abituati a pensare che gli incendi siano un problema della California e di altri stati dell’ovest, si sono ritrovati a respirare un’aria simile a quella di New Delhi, una delle città più inquinate del mondo. Ma l’allerta è stata lanciata anche in tante città molto lontane dagli incendi. A Denver, in Colorado, il cielo è stato coperto per giorni dal fumo prodotto dai roghi nella provincia canadese dell’Alberta, che è lontana più di tremila chilometri. In varie località le autorità hanno esortato i residenti a rimanere in casa e a indossare mascherine all'aperto, e hanno avvertito gli ospedali di prepararsi a un possibile aumento dei pazienti: precauzioni che ricordano quelle che venivano adottate all’inizio della pandemia di covid-
Il Canada vive da almeno tre anni in una situazione difficile a causa degli incendi, che sono diventati molto più frequenti, sono tantissimi e scoppiano in varie zone del paese, dalla costa occidentale a quella orientale. Dall’inizio dell’anno i roghi sono stati più di 2.200. Nella provincia della Nova Scotia, nell’oceano Atlantico, le fiamme insolitamente intense hanno già distrutto più terra di quanta ne sia stata bruciata negli ultimi dieci anni. Da inizio maggio a oggi più di 100mila persone in nove delle tredici province canadesi hanno dovuto abbandonare le loro case. Quella in corso sarà molto probabilmente la peggiore stagione degli incendi nella storia del Canada.
La situazione è simile in alcune zone degli Stati Uniti, e le conseguenze per la salute della popolazione saranno devastanti nel medio e lungo periodo. Il Washington Post ha intervistato Lisa Patel, direttrice del Medical society consortium on climate and health, un’organizzazione che si occupa di sensibilizzare l'opinione pubblica sugli effetti del cambiamento climatico sulla salute: secondo lei al ritmo attuale il fumo degli incendi potrebbe essere la forma predominante di inquinamento atmosferico respirato da molti esseri umani entro la fine del secolo.
Un mese fa David Wallace-Wells, uno dei più importanti giornalisti climatici degli Stati Uniti, scriveva sul New York Times: “Una nuova lezione della scienza degli incendi boschivi riguarda la diffusione dei fumi tossici e la distribuzione degli impatti nocivi. Si può pensare al fuoco in termini di case bruciate e borse pronte per un'evacuazione improvvisa. Ma la distanza non è un cordone sanitario per il fumo. Secondo uno studio non ancora pubblicato guidato da ricercatori di Stanford, che hanno esplorato la distribuzione del fumo degli incendi, il 60 per cento dell'impatto del fumo degli incendi negli Stati Uniti è avvertito da chi vive in posti lontani dai roghi e l’87 per cento da chi vive al di fuori della contea in cui sono divampate le fiamme. E il problema sta peggiorando”.
Gli esperti di salute pubblica sono preoccupati anche perché hanno notato che, dopo la pandemia di covid-19, molti americani sono diventati più scettici nei confronti delle indicazioni che arrivano dalle autorità sanitarie. “In questi giorni molti residenti delle aree colpite hanno continuato la loro solita routine nonostante l’intensa foschia, il mal di gola e le altre conseguenze del fumo”, ha scritto il Washington Post.
nella foto: New York, 7 giugno 2023
Da Americana La newsletter sugli Stati Uniti su Internazionale a cura di Alessio Marchionna – 11 giugno 2023
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