di Gaël Giraud *
Ciò che
stiamo sperimentando, al prezzo della sofferenza inaudita di una parte
significativa della popolazione, è il fatto che l’Occidente, dal punto di vista
sanitario, non ha strutture e risorse pubbliche adeguate a questa epoca e a
questa situazione. Come fare per entrare nel XXI secolo anche dal punto di vista
della salute pubblica? È questo che gli occidentali devono capire e mettere in
atto, in poche settimane, di fronte a una pandemia che, nel momento in cui
scriviamo, promette di imperversare per il Pianeta, a causa delle ricorrenti
ondate di contaminazione e delle mutazioni del virus [1].
Vediamo come e perché.
Il sistema
sanitario occidentale e la pandemia
Dobbiamo
innanzitutto ribadire, a rischio di creare sconcerto, che la posizione di molti
specialisti di salute pubblica è coerente su un punto [2]:
la pandemia Covid-19 sarebbe dovuta rimanere una epidemia più virale e letale
dell’influenza stagionale, con effetti lievi sulla grande maggioranza della popolazione,
e molto seri solo su una piccola frazione di essa. Invece – se consideriamo in
particolare alcuni Paesi europei e gli Stati Uniti – lo smantellamento del
sistema sanitario pubblico ha trasformato questo virus in una catastrofe senza
precedenti nella storia dell’umanità e in una minaccia per l’insieme dei nostri
sistemi economici.
Ciò che
affermano gli esperti è che sarebbe stato relativamente facile frenare la
pandemia praticando lo screening sistematico delle persone infette sin
dall’inizio dei primi casi; monitorando i loro movimenti; ponendo in quarantena
mirata le persone coinvolte; distribuendo in modo massiccio mascherine
all’intera popolazione a rischio di contaminazione, per rallentare ulteriormente
la diffusione. Trasformare un sistema sanitario pubblico degno di questo nome
in un’industria medica in fase di privatizzazione si rivela un problema grave.
Ciò non impedisce a «eroi» e «santi» di continuare e lavorare nella sanità
pubblica: ne abbiamo una vivida rappresentazione in questi giorni.
La diffusa
privatizzazione dell’assistenza sanitaria ha portato le nostre autorità a
ignorare gli avvertimenti fatti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)
in merito ai mercati della fauna selvatica a Wuhan. Non si tratta di dare
lezioni ex post a nessuno, ma di comprendere i nostri errori per agire
nel modo più intelligente possibile nel futuro.
Prevenire
eventi come una pandemia non è redditizio a breve termine. Pertanto, non ci
siamo premuniti né di mascherine né di test da eseguire massicciamente. E
abbiamo ridotto la nostra capacità ospedaliera in nome dell’ideologia dello
smantellamento del servizio pubblico, che ora si mostra per quella che è:
un’ideologia che uccide. Non avendo mai aderito a tale ideologia, e forti
dell’esperienza dell’epidemia di Sars del 2002, Paesi come la Corea del Sud e
Taiwan hanno predisposto un sistema di prevenzione estremamente efficace: lo screening
sistematico e il tracciamento, puntando alla quarantena e alla collaborazione
della popolazione adeguatamente informata e istruita, facendole indossare le
mascherine. Nessun confinamento. Il danno economico risulta trascurabile.
Invece dello
screening sistematico, noi occidentali abbiamo adottato una strategia
antica, quella del confinamento [3],
a fronte di una frazione esigua di infetti, e di una parte ancora più piccola
tra questi che potrebbe avere gravi complicazioni. Ma, per quanto piccola possa
essere, quest’ultima frazione è ancora maggiore dell’attuale capacità di
assistenza dei nostri ospedali.
Non avendo
altre strategie, è chiaro che il non fare nulla equivarrebbe a condannare a
morte centinaia di migliaia di cittadini, come mostrano le proiezioni che circolano
all’interno della comunità degli epidemiologi, comprese quelle dell’Imperial
College di Londra[4].
Anche se alcuni aspetti di questo documento sono discutibili, esso ha il merito
di chiarire che l’inazione è semplicemente criminale. È stata questa
prospettiva a indurre Emmanuel Macron in Francia e Boris Johnson nel Regno Unito
a rinunciare alla loro iniziale strategia di «immunizzazione di gregge»[5]
e a «svegliare» l’amministrazione Trump. Ma troppo tardi: questi Paesi ora
rischiano di pagare un prezzo pesantissimo in termini di vite umane per il loro
ritardo nell’intervenire adeguatamente.
Il ritorno
dello Stato sociale
Il parziale
isolamento dell’Europa ha ravvivato l’idea che il capitalismo è sicuramente un
sistema molto fragile, e così lo Stato sociale è tornato di moda. In realtà, il
difetto nel nostro sistema economico ora rivelato dalla pandemia è purtroppo
semplice: se una persona infetta è in grado di infettarne molte altre in pochi
giorni e se la malattia ha una mortalità significativa, come nel caso di
Covid-19, nessun sistema economico può sopravvivere senza una sanità pubblica
forte e adeguata.
*
da www.laciviltacattolica.it (Quaderno 4075 - pag.7-19 Anno 2020 Volume II ) 4 Aprile 2020
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