È il
movimento che da giorni sta bloccando vari luoghi di Londra per chiedere al
governo un impegno più drastico nella lotta al riscaldamento globale
Da giorni un
movimento ecologista che si fa chiamare Extinction Rebellion sta occupando varie aree di Londra e portando avanti diverse azioni di disobbedienza civile, chiedendo un
maggiore e urgente impegno del Regno Unito nella lotta al cambiamento
climatico. Domenica si è unita alla protesta anche Greta Thunberg, la giovane
attivista svedese che negli ultimi mesi è stata promotrice di una vasta e
riuscita protesta ecologista internazionale degli studenti.
La richiesta
più importante di Extinction Rebellion è che il governo britannico adotti
politiche più drastiche per azzerare le emissioni di gas serra entro il 2025.
Ma è una protesta con una piattaforma più ampia, che chiede sostanzialmente ai
governi di tutto il mondo di iniziare a occuparsi del riscaldamento globale
come di un’emergenza e di istituire, tra le altre cose, un’assemblea di
cittadini per discutere le politiche da adottare in tema ambientale. Giovedì
gli attivisti di Extinction Rebellion (XR) si sono posizionati davanti
alla Borsa di Londra con l’intenzione di bloccare l’ingresso e l’uscita nella
sua ora di punta a pranzo.
È stata
l’ultima di una serie di dimostrazioni che la scorsa settimana avevano bloccato
diverse aree di Londra: a partire dallo scorso lunedì, migliaia di attivisti
avevano marciato verso Oxfrod Circus, una delle più turistiche e trafficate
strade della città, trasportando una barca a vela rosa chiamata Berta
Cáceres, in onore di un’attivista ambientalista honduregna uccisa nel 2016.
Allo stesso tempo, altri gruppi di migliaia di persone hanno occupato quattro
luoghi chiave di Londra: il Marble Arch, il Waterloo Bridge, Piccadilly Circus
e la piazza del Parlamento.
Gli
assembramenti di manifestanti sono durati per giorni, causando grandi problemi
alla circolazione e ai trasporti pubblici. Fin dal primo giorno la polizia ha
arrestato molte persone (più di mille nella prima settimana), la maggior parte
con l’accusa di aver violato i regolamenti sulle manifestazioni. Londra è
stata solo una delle diverse città dove si è protestato – ci sono state proteste
anche a L’Aia e a Edimburgo, mentre in Australia alcuni attivisti hanno fermato un treno
che trasportava carbone – ma anche quella dove la partecipazione è stata di
gran lunga maggiore.
Domenica
scorsa il sindaco di Londra, Sadiq Khan, aveva pubblicato su Twitter un
comunicato per dirsi solidale con l’obiettivo generale della protesta,
sostenendo però che l’impatto sulla città era stato “contro-produttivo” e
chiedendo che le manifestazioni fossero interrotte perché la situazione
tornasse alla normalità. Il partito di Khan, quello Laburista, si è tuttavia schierato a fianco
delle proteste. Mercoledì il movimento ha detto in un comunicato rivolto ai
cittadini londinesi: «Sappiamo che abbiamo scombussolato le vostre vite. Non lo
facciamo a cuor leggero, lo facciamo solo perché è un’emergenza».
I fondatori
di Extinction Rebellion sono 15 attivisti a cui venne l’idea nell’aprile del
2018 durante le proteste del movimento RisingUp!: al centro del progetto c’era
la volontà di rendere più aggressive e concrete le proteste ambientaliste, per
attirare maggiore attenzione e comunicare meglio l’urgenza del problema. Il
movimento iniziò materialmente lo scorso ottobre, poche settimane dopo la
diffusione dell’allarmante rapporto sul clima secondo
il quale i prossimi 11 anni saranno cruciali per evitare che l’aumento
della temperatura media globale sia superiore a 1,5 °C, il limite ritenuto una
soglia di sicurezza accettabile per avere effetti gestibili. Dopo alcune
sporadiche azioni di disobbedienza civile, XR ha dato inizio alle vere proteste
lo scorso 15 aprile, attirando l’attenzione dei media inglesi e poi di quelli
di tutto il mondo.
*da
ilpost.it
- 28 aprile 2019 Nella foto: La manifestazione di Extinction Rebellion a Oxford
Circus. (Leon Neal/Getty Images)
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