Non ha
trovato molto spazio sui mass media la notizia della pubblicazione (l’8 ottobre
scorso) della Sintesi per Decisori Politici dello Special Report on Global Warming of 1,5 °C,
che costituirà il riferimento scientifico per la Conferenza delle Parti (Cop24)
della Convenzione quadro dell’Onu sui Cambiamenti Climatici (Unfccc), che avrà
luogo in Polonia il mese prossimo (Katowice, 2-13 dicembre 2018).
L’aumento di temperatura dovuto
all’azione antropogena sarà duraturo e non uniforme sulla Terra: in
effetti durerà per secoli (per la stabilità della CO2) e continuerà
a causare ulteriori cambiamenti nel sistema climatico anche a lungo termine.
D’altra parte, un riscaldamento superiore alla media annuale globale viene già
ora sperimentato in molte regioni della terra e in diverse stagioni, in
particolare nell’Artico. Il riscaldamento è generalmente più alto sui
continenti che sui mari e purtroppo si registra con più intensità in regioni
terrestri molto abitate e in genere assai povere.
Agli
scienziati che per conto della Nazioni Unite seguono le vicende dei cambiamenti
climatici, era stata chiesta un’analisi sulle reali possibilità di contenere
l’innalzamento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi (rispetto ai
livelli preindustriali), limitando l’aumento a 1,5 °C. Le loro
conclusioni sono allarmanti. Si stima che le attività umane abbiano già causato
circa +1,0 °C di riscaldamento globale. Se la temperatura continuasse ad
aumentare al ritmo attuale, con un andamento che dal 2000 non è ormai più
lineare, è probabile che si raggiungano +1,5 °C tra il 2030 e il 2052.
L’inquietudine degli scienziati si manifesta nel monito che un aumento dagli
effetti irrimediabili può essere evitato solo se le emissioni globali di CO2
iniziano a diminuire ben prima del 2030, cosa del tutto improbabile.
Lo studio
compara i risultati a +2 °C con quelli auspicati di mezzo grado in meno. Ad
esempio, entro il 2100 la crescita media su scala globale del livello del
mare sarebbe più bassa di 10 cm. Un ritmo più lento di innalzamento del
livello del mare consente maggiori opportunità di adattamento nei sistemi umani
ed ecologici nelle piccole isole, nelle zone
costiere basse e nei delta (Venezia e Aquileia). Le barriere
coralline con un aumento di 1,5, diminuirebbero del 70-90%, mentre
con 2 °C se ne perderebbe praticamente la totalità (oltre il 99%) e si
registrerebbe la scomparsa di un numero elevato di ecosistemi. I rischi
legati al clima per i sistemi naturali e umani diventerebbero più elevati e
differenti da luogo a luogo. Con dettagli e grafici, il report dimostra che il
problema del cambiamento climatico ha una relazione diretta con migrazioni e
povertà, mentre suggerisce vivamente politiche di transizione rapide e di vasta
portata nel sistema energetico e nell’agricoltura oltre a una particolare attenzione
a città, infrastrutture (incluso trasporti ed edifici) e sistemi industriali
(economia ciclica).
Le
transizioni di sistema che vengono richieste sono senza precedenti in termini
di scala e implicano riduzioni delle emissioni in tutti i settori, un ampio
portafoglio di opzioni di mitigazione e un significativo spostamento degli
investimenti su opzioni ambientali.
In Italia
la situazione è di stasi totale: tutto fermo nella decarbonizzazione del
sistema energetico; si vive della rendita del boom del solare del 2011 (governo
Berlusconi IV) e su quella scia si sono raggiunti con cinque anni di anticipo i
target europei del 2020. Ma quelli stabiliti per il 2030 al momento rimangono
una chimera. Lo continuano a ricordare i rapporti trimestrali dell’Enea.
Il terzo del 2018 ribadisce che per il quarto anno consecutivo, la quota di Fer
sui consumi finali potrebbe perfino ridursi, continuando ad oscillare intorno
al 17,5% raggiunto nel 2015. Rimaniamo inchiodati a quell’anno. Secondo le elaborazioni
dell’osservatorio Fer (su dati Terna) la nuova potenza eolica,
fotovoltaica e idroelettrica connessa nei primi sei mesi del 2018 è stata pari
a 334 MW, una variazione inferiore del 39% rispetto ai 551 MW installati
nella prima metà del 2017.
Quello che
si registra di nuovo è solo l’ok al gasdotto TAP, quindi un atto
perfettamente in linea con le linee pro-gas di tutti i precedenti esecutivi (in un nostro precedente post abbiamo
parlato della necessità di ribaltare quella decisione nonostante le tonnellate
di dichiarazioni contrarie).
Salvini
aveva commentato che col nuovo gasdotto le bollette degli italiani
sarebbero state meno care. In verità il prezzo del gas è aumentato di parecchio
quest’anno e di conseguenza anche quello dell’elettricità perché “a fare” il
prezzo dell’elettricità è ancora il gas, essendo oggi in Italia il re della
generazione. A settembre il prezzo dell’energia in borsa (il Pun) ha toccato i
massimi da ottobre 2012, salendo a 76,32 €/MWh, più che doppio rispetto ad un
anno fa (+57,0%.)
Il Rapporto
dell’Agenzia Internazionale dell’Energia sugli investimenti energetici globali
ha confermato che tutto il mondo procede a un passo che non permetterà di
raggiungere gli obiettivi energetici e climatici, fissati dall’Agenda Onu 2030
e dall’Accordo di Parigi. Gli investimenti globali combinati nelle energie
rinnovabili e nell’efficienza energetica sono diminuiti del 3% nel 2017, quelli
nelle energie rinnovabili, che rappresentano i due terzi delle spese per la
produzione di energia elettrica, sono addirittura calati del 7%.
Terribile
che gli investimenti delle imprese di proprietà statale siano rimaste più
legate a petrolio e gas e alla produzione di energia termica di quanto non lo
siano state le imprese private. È la discesa dei costi del fotovoltaico
passati dai 72$ per MWh dell’asta 2014 in Brasile ai soli 18$ dell’asta 2017 in
Arabia Saudita a rendere il fotovoltaico competitivo e “amato” dalle utility: è
il fatto che col vento e col sole il ritorno degli investimenti è semplicemente
più rapido rispetto alle fossili.
Agire dunque
per evitare il peggio, questo è il messaggio inascoltato che viene dagli
scienziati dell’Unfccc. Messaggio terribile, da recepire in un mondo di
irresponsabili e dilettanti al potere, inebriati dal fatto che non si
raccolgono voti praticando responsabilità e visione del futuro.
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