24 novembre 2014

L’agonia della democrazia



di Piergiorgio Odifreddi * 

La democrazia sta agonizzando, colpita a morte dal populismo di Matteo Renzi. Nella rossa Emilia Romagna, una volta feudo della sinistra, il 62% degli elettori ha disertato le urne per l’elezione del governatore, percependo lucidamente che il rito del voto sarebbe stato solo una farsa. E il nuovo governatore, eletto con meno del 50% dei votanti, non rappresenta dunque che un quinto degli elettori. 

Invece di rendere nulla la votazione, come si sarebbe fatto per un referendum, e affidare temporaneamente la regione a un commissario, la legge elettorale “maggioritaria” permette comunque all’usurpatore di insediarsi e prendere il potere assoluto per cinque anni.
Se ad andare a votare fossero stati solo in tre, sarebbero bastati due voti in tutto per governare: visto che questa è la democrazia, tanto vale appunto starsene a casa.
Da parte sua, il premier Matteo Renzi esulta per la “netta vittoria”. In fondo, lui al governo c’è arrivato addirittura senza nessun voto popolare, e forte (o meglio, debole) di un’elezione per la segreteria del partito nella quale aveva ottenuto meno di due milioni di voti: cioè, meno del 4% degli elettori per le politiche, che dovrebbero essere quelli preposti a dare un mandato per il governo, appunto. Ancora una volta, se questa è la democrazia, tanto vale starsene a casa. 

Eppure, dal presidente della Repubblica in giù, tutti auspicano leggi elettorali ancora più maggioritarie e meno democratiche di quelle esistenti, che già rendono appunto il processo elettorale una farsa. A che pro andare a votare e sporcarsi le mani, quando comunque il potere viene usurpato e abusato? E, soprattutto, perché mai diventare complici dell’ennesimo gerarca che nasce socialista e governa da fascista, sul triste esempio di Mussolini, Craxi e Berlusconi? 

Queste domande gli elettori onesti e di sinistra dell’Emilia Romagna se le sono poste, e hanno dato la loro risposta rimanendo a casa. E’ un segnale forte, che ci auguriamo un giorno possa essere ricordato come il primo passo di una reazione popolare crescente che arrivi a travolgere un intero modo di intendere la democrazia. E a rottamare l’intera classe politica, a partire dai falsi rottamatori. 

·         blog su repubblica.it   24 novembre 2014

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