11 maggio 2014

Gli arresti di Expo e le responsabilità politiche

di Aldo Giannuli *
 
Oggi sono più tranquillo. In effetti, che ci fosse un mega affare come l’Expo e non ci fossero già le prime mazzette, era cosa che un po’ mi inquietava: come dire che questo paese non è più lo stesso. Pensieri foschi mi attraversavano la mente:  “C'è l’Expo e non rubano? E che lo hanno fatto a fare? I politici italiani e i connessi faccendieri non rubano: crisi dell’identità nazionale!”. 

E, invece, adesso i conti tornano ed è tutto regolare: se c’è un appalto c’è una tangente, è tutto perfettamente simmetrico. Ma, soprattutto, consola vedere certi nomi ancora su pista: Greganti, Frigerio…: la classe non è acqua! Scherzi a parte, lo scandalo Expo è solo all’inizio (vedrete che altro verrà fuori) ma già si profila uno scenario impressionante che va oltre quello di Tangentopoli. 

In primo luogo, proprio la presenza di nomi come Greganti e Frigerio dice quanto “Mani Pulite” non sia servita a niente (o quasi): i sistemi sono quelli di sempre, l’architettura di potere è la stessa, persino gli uomini sono gli stessi, passati come salamandre attraverso il fuoco di inchieste e condanne. Poi, la cosa è tanto più marcia ove si consideri il fiume di soldi di finanziamento pubblico che i partiti hanno preso in questi anni. Cifre da sei a otto volte superiori a quelle del tempo di Mani Pulite, erogate proprio in nome della lotta alla corruzione, per mettere i partiti in condizione di fare politica senza fare imbrogli: ecco i risultati!
In terzo luogo, questa volta è peggio perché la storia si accompagna e si intreccia al poco edificante spettacolo dello scontro milanese fra il Procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati ed il suo vice Alfredo Robledo. Questione spinosissima della quale occorrerà occuparsi a parte, ma che qui non possiamo non segnalare come un problema nel problema. Per di più, questa volta, lo scandalo avviene su un palcoscenico che assicura la massima risonanza internazionale.
E tutto questo, non nei frizzanti anni ottanta-primissimi novanta, quando l’”Italia da bere” ruggiva dalla posizione di quinta potenza industriale del Mondo, ma nel momento di massima decadenza, di una Italia scivolata all’ottavo posto e con prospettive di uscire a breve dalla “top ten” dell’economia mondiale in pochissimi anni.

Peggio di così non poteva andare. Sulla responsabilità dei singoli indagati e, soprattutto, su quella dei politici che essi stessi tirano in ballo (da Lupi a Bersani, da Formigoni allo stesso immancabile Cavaliere) vedremo cosa emergerà dall’inchiesta: una semplice chiamata di correo non è sufficiente e conviene non abbandonare il terreno del garantismo. Anche perché magari emergerà che un politico fra quelli indicati c’entra con questo caso ed un altro no.
Dunque, stiamo a vedere. Ma, se sulle responsabilità penali e personali dobbiamo essere garantisti, sulle responsabilità politiche qualcosa possiamo dirla già ora. Ed in primo luogo: quale è stata l’azione di contrasto alla corruzione in questi venti anni dopo Mani Pulite? Nessuna, semplicemente nessuna e basti vedere l’ultima vergognosa vicenda della legge anticorruzione. E questo riguarda tanto Fi (che, scontatamente, non fa il tipo per una normativa rigida in tema di corruzione: a parlar di corda a casa dell’impiccato si fa sempre cattiva figura!), ma anche del Pd che è stato in maggioranza nel 1996-2001, poi nel 2006-2008 e lo è anche in questo Parlamento e non ha fatto nulla, esattamente come i suoi dirimpettai di destra. “Poi dice che uno si butta sul M5s” direbbe Totò.

I rischi di corruzione avrebbero dovuto essere vigilati dal Commissario unico Giuseppe Sala, l’uomo delegato dal potere politico all’uopo. Oggi dice “la mia fiducia è stata tradita”. Bel cretino! Per bene che vada, non è stato un capace di svolgere il suo compito e dovrebbe prendere la strada della porta. Ma c’è anche l’ipotesi che, più o meno dolosamente, abbia omesso qualche atto dovuto, il che configurerebbe un’ipotesi di culpa in vigilando. E c’è poi l’ipotesi peggiore: che fosse un complice. Dunque, o imbecille o corrotto: scegliete voi. E questo sarebbe l’uomo scelto dal potere politico per assicurare trasparenza e regolarità!
Ma poi ci sono constatazioni meno generali e più aderenti al caso: insomma Greganti, Frigerio ecc esano essenzialmente dei mediatori fra aziende e centro decisionale di spesa, ma chi rappresentavano? Da dove veniva la loro forza di condizionamento delle scelte? Dati i precedenti, insomma… non ci vuole molta fantasia per capirlo.

Quando venne arrestato nel 1993, Greganti si assunse tutta la responsabilità della tangente contestatagli, salvando il suo partito (lo possiamo dire, vero?). Poi, quando Di Pietro, per l’ennesima volta gli negò la libertà provvisoria dicendogli che sarebbe rimasto dentro sino a quando non avesse parlato, il Compagno G rispose: “Dottore, nella Pasqua del sessantotto venni inviato dal mio partito in Grecia, per una missione di appoggio alla resistenza greca. Venni individuato dalla polizia dei Colonnelli, arrestato e torturato perché rivelassi i miei contatti greci. E non parlai”. Come dire “Non pretenderai che ora parli con te?!”. Il che significa che un uomo così non fa certe cose per lucro, personale ma è un professionista che sa quali sono i rischi e li accetta e, forse, lo fa anche per profonda adesione ideale. Dunque, deve avere un committente, perché non avrebbe senso che lo facesse per sport. Ed allora, mi volete dire per chi sta lavorando ora? Forse il partito non c’entra nulla, ma siamo sicuri che il mondo delle cooperative non c’entri nulla? Poi, questo partito che non c’entra mai con nulla, che rispetta l’autonomia di cooperative, compagnie assicurative e banche (ogni allusione è puramente voluta) sarà innocente, ma frequenta decisamente male!  Ed anche questo non è un dato politicamente irrilevante, vi pare?

Per FI questa cosa rischia di essere la pietra tombale sulle speranze di riscossa e l’avvio di una frana irrimediabile, tanto più che va a coincidere con l’arresto di Scajola (“tutte le strade portano a Beirut”: ne riparleremo) ed altre vicende minori. Piove sul bagnato.
Ultima riflessione, Grillo ha una fortuna sfrontata: l’anno scorso lo scandalo Mps a tre settimane dal voto, oggi, a tre settimane dal voto, questo scandalo che mette insieme i suoi due maggiori concorrenti. Va bene la fortuna, ma questo esagera!!!

* da  www.aldogiannuli.it  - 9 maggio 2014

Nessun commento:

Posta un commento