
La legge legalizzerebbe di fatto lo stupro tra le mura domestiche, obbligando la moglie ad avere rapporti sessuali con il marito ogni quattro giorni a meno che questa sia malata o subisca danni durante il rapporto; vieterebbe poi alle donne di cercare lavoro, istruirsi o farsi visitare da un medico senza aver prima il permesso del consorte, affiderebbe al padre e, in seconda battuta al nonno, la custodia dei figli in caso di separazione dei consorti, permettendo tacitamente anche il matrimonio di bambine e assicurando agli uomini maggiori diritti in materia di eredità. Una legge che è stata definita «talebana» dagli attivisti per i diritti umani e che ha provocato forti proteste da parte dell'Onu e della comunità internazionale. Secondo alcuni critici in realtà si tratterebbe di un mezzo attraverso il quale il presidente Karzai (il cui fratello è stato sospettato di essere un importante trafficante di oppio ), messo alle strette dal calo di popolarità, starebbe cercando di garantirsi l'incerto voto della comunità sciita -determinante per la vittoria- nelle elezioni del 20 agosto.
Tra i più severi critici è il presidente americano Barack Obama che ha chiesto a Karzai di ritirarla definendola senza mezzi termini "ripugnante". «I diritti delle donne in Afghanistan sono un motivo di «assoluta preoccupazione» per gli Stati Uniti, ha detto il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, in un incontro stampa all'Aja. «Non si può sviluppare un paese se metà della sua popolazione viene oppresso», ha aggiunto la Clinton. Anche il ministro degli esteri italiano Frattini ha condannato la legge e il presidente francese Sarkozy ha dichiarato al summit della Nato che «non transigeremo su questo: chiediamo una nuova delibera del parlamento che si conformi alla costituzione afgana».«È una delle peggiori leggi mai votate dal Parlamento in tutto il secolo - ha tuonato Shinkai Karokhail, deputata afgana, è totalmente sfavorevole alle donne e le renderà ancora più vulnerabili». Dopo le critiche internazionali, Karzai ha ordinato al ministro della giustizia di rivedere la legge, che riguarda il diritto di famiglia interno della comunità sciita afghana, minoritaria nel paese, con il 10% della popolazione. Il presidente ha garantito che se la legge contiene elementi contrari alla costituzione afghana o alla Sharia (la legge islamica) «verranno prese delle misure e dopo aver consultato gli ulema il provvedimento sarà rinviato in Parlamento».
L'oppressione delle donne afghane è stata utilizzata come una delle giustificazioni del rovesciamento del regime talebano. In realtà il venire meno del dominio dei Talebani non ha mai comportato la fine vera e propria delle orribili sofferenze delle donne. Esistono nel governo attuale individui che sono stati e continuano ad essere responsabili dei crimini contro le donne e contro l'umanità. Molte donne godono di maggiore libertà ma questo non riflette certo la realtà del Paese. Al di fuori di Kabul, la situazione è esattamente come prima, se non peggiore. In alcune zone del paese l'incidenza degli stupri e dei matrimoni forzati è nuovamente in crescita, e le donne continuano a indossare il burqa per paura per la loro sicurezza.
(tratto da post di Mariafracesca Ricciardulli su www.dazebao.org )
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