Patto di coalizione della nuova giunta rosso-rosso-verde guidata da tre donne. La sindaca Franziska Giffey: «Sarà la capitale del futuro: sociale, ecologica, diversa»
«Berlino capitale del
futuro: sociale, ecologica, diversa». È il sintomatico titolo del patto di
coalizione di 149 pagine presentato ieri da Spd, Linke e Verdi destinato a
cambiare il volto della metropoli nei prossimi cinque anni. A due mesi dalle
elezioni comunali, una settimana dopo l’accordo nazionale del governo Semaforo,
la nuova giunta rosso-rosso-verde guidata da tre donne riscrive la politica
della Città-Stato assediata dalla speculazione immobiliare, dagli effetti del
cambiamento climatico, come dai muri di Frontex. Vuol dire fine del mito della
«città povera ma sexy» inventato dall’ex governatore socialdemocratico Klaus
Wowereit e inizio del «Comune eco-sociale» di Franziska Giffey: la prima
sindaca di Berlino.
«Alloggi a prezzi
accessibili ed emissioni zero entro il 2030, ma anche economia forte con buoni
posti di lavoro, trasporto pubblico sostenibile e società diversificata». Si
aggiunge ai quattro settori prioritari per gli investimenti: scuola, servizi
sociali, sanità e burocrazia «a misura di tutti», come riassumono la
borgomastra della Spd, la leader dei Verdi, Bettina Jarasch, e della Linke,
Katina Schubert.
Nel patto, però, non
c’è traccia dell’esproprio degli alloggi delle grandi società immobiliari
votato a settembre dai berlinesi con il Sì al referendum promosso da Deutsche Wohnen Enteignen:
l’impegno del nuovo governo si limita a istituire una commissione di esperti
con il compito di «esaminare le condizioni giuridiche per attuare la
consultazione popolare».
In ogni caso la vocazione di Berlino non sarà più il business selvaggio del
mattone a beneficio dei ricchi investitori dell’Ovest. D’ora in poi «la
pianificazione urbana dovrà essere rispettosa dell’Ambiente» e un apposito ente
pubblico acquisirà aree di compensazione per ogni nuova costruzione.
UN’AUTENTICA rivoluzione
nella città dove il diritto alla casa finora valeva solo, e nemmeno sempre, nei
quartieri periferici, tra la marmellata di grattacieli in calcestruzzo
ereditati dalla Ddr abitati in prevalenza da immigrati e tedeschi dell’Est che
sopravvivono unicamente grazie ai sussidi statali. Non a caso in cima al patto
di Spd, Linke e Verdi spicca la costruzione di 20 mila nuovi alloggi popolari
all’anno fino a raggiungere quota 200 mila entro il 2030. Di questi 51 mila
verranno edificati nei quartieri dimenticati lontani decine di chilometri dalle
scintillanti luci del centro, come Johannisthal, Adlershof, Köpenick e
Siemensstadt (il rione degli operai della Siemens). L’obiettivo tutto politico
è che «almeno 400 mila appartamenti dovranno essere di proprietà del Comune
entro la fine della legislatura».
E nella città dove
nell’ultimo lustro si sono moltiplicati i rider e i camerieri pagati una pipa
di tabacco entro sei mesi entrerà in vigore il salario minimo di 13 euro
all’ora: uno in più di quanto stabilito a livello nazionale dalla coalizione
Semaforo.
«Per buon lavoro
intendiamo soprattutto un impiego pagato dignitosamente» precisano le tre donne
che si preparano a governare Berlino, mentre la mobilità sostenibile non si
traduce solo in piste ciclabili e bus elettrici ma ancora prima nel «biglietto
del treno a tariffa sociale» a beneficio di oltre 300 mila pendolari che ogni
giorno si trasferiscono nella capitale solo per lavorare.
È LA NUOVA «politica per i
non abbienti» che non distingue tra cittadini tedeschi e residenti stranieri, a
partire dai profughi che dovranno essere ospitati in veri e propri appartamenti
con camera, cucina, bagno e tutti i mobili necessari. Così prevede il piano
«Housing for Refugees» dedicato a migliaia di siriani, afgani e iracheni
presenti nella città che si è dichiarata «porto sicuro» per chi fugge da
guerra, povertà e riscaldamento globale.
Ma Berlino solidale
vuol dire anche facilitare i ricongiungimenti familiari e soprattutto non
deportare più nei Paesi di origine chi non ha le carte in regola per restare in
città: «I rimpatri verso aree non sicure devono finire ed essere sostituiti con
i permessi di soggiorno umanitari» è la linea del governo rosso-rosso-verde che
chiede al governo Semaforo anche di abolire il via libera del ministero
dell’Interno come pre-requisito all’accoglienza.
Nella foto : La borgomastra di Berlino Franziska Giffey (Spd), Bettina
Jarasch (Verdi) e Katina Schubert (Linke) davanti all’Oberbaumbrücke
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