Energia sostenibile. I veti incrociati tra i paesi spingono Bruxelles alla marcia indietro sulla classificazione
di Anna Maria Merlo *
La decisione è
imminente, dovrebbe essere ufficializzata verso il 15 dicembre, cioè la vigilia
del Consiglio europeo dei capi di stato e di governo del 16-17: il gas e
l’energia nucleare entreranno nella tassonomia della finanza “verde”, avranno
il label per gli investimenti sostenibili che dovranno dirigere miliardi verso
le energie durevoli.
DOPO MESI DI
DISCUSSIONI, di lobby e di polemiche, la Ue si dirige verso questa controversa
approvazione. Con qualche paletto: saranno considerate energie di transizione,
dovranno rispettare norme precise, ma indispensabili per l’abbandono del
carbone e tappa verso l’applicazione del Green New Deal, che nel gennaio 2020
ha impegnato la Ue ad arrivare alla neutralità delle emissioni di Co2 entro il
2050.
IL VICE-PRESIDENTE della
Commissione, Valdis Dombrovski, ha affermato, alla conclusione dell’Ecofin di
ieri, che “l’inserimento del gas e del nucleare nella tassonomia è una
questione che è stata sollevata da vari ministri, per il mix energetico del
futuro abbiamo bisogno di maggiori energie rinnovabili ma anche di fonti
stabili”. La Commissione si prepara ad “adottare una tassonomia che comprende
anche nucleare e gas”. Lo aveva già anticipato la presidente della Commisione,
Ursula von der Leyen, dopo il Consiglio europeo dello scorso ottobre: “abbiamo
bisogno di più energie rinnovabili, meno care, senza Co2 e locali, ma abbiamo
egualmente bisogno di una fonte stabile, il nucleare e, durante la transizione,
del gas”. Per il gas, le centrali “sostenibili” per la transizione dovranno
sostituire il carbone e avere emissioni in media inferiori a 270 grammi di Co2
per Kilowattora, mentre per il nucleare, che ha il problema delle scorie, è
prevista una nuova legge di regolazione nel 2022.
Il via libera a gas e
nucleare sancisce il compromesso, con l’entrata in carica del nuovo governo
tedesco guidato da Olaf Scholz e qualche giorno prima della presidenza francese
del Consiglio europeo, dal 1° gennaio, anche se Parigi critica il gas e Berlino
ha abbandonato il nucleare. L’impennata dei prezzi dell’energia, che sta
creando difficoltà a tutti i governi europei, ha chiuso molte polemiche.
È L’ULTIMO CAPITOLO della
“tassonomia”, nell’aprile scorso la Commissione aveva emesso una prima serie di
regole sulla transizione energetica che riguardano 13 settori, ma aveva
lasciato fuori gas e nucleare. Il vice-presidente Frans Timmermans, che si
occupa di clima, ha già ammesso: “il gas naturale sarà probabilmente necessario
per passare dal carbone alle energie durevoli”. La Polonia ha minacciato il
veto, se il gas non passa, e altri dieci paesi la sostengono.
LA GERMANIA, paese molto
dipendente dal gas che chiuderà gli ultimi reattori nucleari nel 2022, è in
attesa dell’operatività della pipeline Nord Stream 2, che porta gas russo senza
passare per l’Ucraina. Scholz afferma: “la Germania dovrà costruite nuove
centrali energetiche a gas”. Sul nucleare, c’è stata l’offensiva della Francia,
assieme a una dozzina di altri stati membri, soprattutto dell’Est. La
commissaria all’Energia, Kadri Simson, ha spiegato che la discussione sul
nucleare ha già “cambiato ritmo”, con “l’emergenza clima, le innovazioni tecnologiche
e la competitività”, con i piccoli reattori modulabili.
SUL FRONTE dell’innovazione
tecnologica ieri il ministro italiano Roberto Cingolani alla conclusione
dell’Ecofin si è chiesto: “di fronte alle nuove tecnologie potrebbe valere la
pena di farsi qualche domanda?”, malgrado il referendum che in Italia anni fa
ha bocciato il nucleare. Emmanuel Macron, il 1° dicembre, di fronte al Comitato
europeo delle regioni, ha di nuovo difeso il nucleare, che “fa parte della
soluzione”, perché l’obiettivo è “decarbonare” ma “le rinnovabili sono
intermittenti”, il gas porta alla dipendenza da “Russia e Turchia”, mentre
l’atomo è “la vera soluzione sovrana”.
L’Austria ha minacciato di rivolgersi alla Corte di Giustizia della Ue se la tassonomia integra l’energia nucleare. Con Danimarca, Germania, Lussemburgo e Portogallo, l’Austria ha creato una coalizione anti-nucleare alla Cop26 di Glasgow, a cui si è aggiunta la Spagna in una lettera inviata alla Commissione. Ma i paesi nucleari da tempo fanno pressione, dieci stati membri si sono uniti per conservare la capacità nucleare: la Commissione calcola che ci vorranno 45-50 miliardi di euro per prolungare la vita degli attuali reattori in funzione e che molti arriveranno a fine vita verso il 2030, mentre saranno necessari 400 miliardi di investimenti per nuove capacità entro il 2050, anno della neutralità Co2 per la Ue. nella foto: protesta di Greenpeace contro gas e nucleare
* da il manifesto - 8 dicembre 2021
Nessun commento:
Posta un commento