22 ottobre 2021

«Aumenta la produzione di carbone e petrolio»

 Il rapporto Onu. Quindici Stati insistono con un uso eccessivo di combustibili fossili

 di Luca Martinelli *


Greta aveva ragione: il bla bla bla dei governi sul clima, quello denunciato a fine settembre dalla leader di Fridays for Future durante l’appuntamento dello Youth4Climate, alla PreCop26 di Milano, è ora messo nero su bianco dall’Unep, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

Il documento che sintetizza l’inazione sul fronte della tanto declamata decarbonizzazione si chiama «Production Gap Report», ed è realizzato in collaborazione con una quarantina di ricercatori di Stockholm Environment Institute (SEI), International Institute for Sustainable Development (IISD), Overseas Development Institute (ODI) ed E3G. Nel 2021, il rapporto è arrivato alla terza edizione. «La ricerca è chiara: la produzione globale di carbone, petrolio e gas deve iniziare a diminuire immediatamente e bruscamente per essere coerente con la limitazione del riscaldamento a lungo termine a 1,5°C. Tuttavia, i governi continuano a pianificare e sostenere livelli di produzione di combustibili fossili che sono di gran lunga superiori a quelli che possiamo bruciare in sicurezza» ha commentato Ploy Achakulwisut, tra i principali autori del rapporto e scienziato del Sei.

Il 2021 Production Gap Report – diffuso dall’UNEP il 20 ottobre – fornisce i profili di 15 grandi Paesi produttori: sono Australia, Brasile, Canada, Cina, Germania, Kazakhstan, India, Indonesia, Messico, Norvegia, Russia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti. La maggior parte di questi governi, che fanno parte del G20 e saranno a Roma alla fine della prossima settimana, continua a fornire un significativo sostegno politico alla produzione di combustibili fossili.

In particolare, il rapporto evidenzia come i governi stiano pianificando di produrre entro il 2030 il 110% in più di combustibili fossili rispetto a quanto sarebbe coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C e il 45% in più di quanto sarebbe compatibile con una limitazione del riscaldamento a 2°C. Il divario di produzione è più ampio per il carbone: i piani di produzione dei governi e le proiezioni di produzione dei governi porterebbero a circa il 240% in più di carbone, il 57% in più di petrolio e il 71% più gas nel 2030 rispetto ai livelli globali coerenti con la limitazione del riscaldamento a 1,5°C. Il divario di produzione è rimasto in gran parte invariato rispetto alle precedenti valutazioni, ovvero ai rapporti pubblicati nel 2019 e 2020. I governi stanno complessivamente pianificando di aumentare la produzione di gas fino addirittura al 2040.

Sono discorsi sentiti anche in Italia, del metano come strumento della transizione ecologica. E invece, questa continua espansione a lungo termine espansione della produzione di gas è incoerente con i limiti di temperatura di Parigi. Lo dice l’Unep. Che nel rapporto spiega anche che se le tecnologie di rimozione dell’anidride carbonica, i palliativi come il Carbon Capture and Storage (CCS), non si sviluppano su larga scala, la produzione di combustibili fossili dovrebbe diminuire ancora più rapidamente.

Nella sua introduzione al rapporto, Inger Andersen – direttore esecutivo di Unep – sottolinea che il Production Gap Report «mette in luce il percorso che i governi devono prendere per allineare la loro fornitura di combustibili fossili con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Finora, questa azione è stata in gran parte limitata alla promozione della cattura e dello stoccaggio del carbonio e minimizzare le emissioni dai processi di estrazione. Tuttavia, come mostra il rapporto di quest’anno, queste misure da sole sono insufficienti e non possono sostituire una riduzione globale e a lungo termine di carbone, petrolio e gas». La decarbonizzazione, insomma, dev’essere reale.

* da il manifesto 22 ottobre 2021

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