di Omar
Gatti *
E’ notizia
di pochi giorni fa dell’apertura del Governo alla possibile applicazione della
tassa sulle merendine e sui dolciumi. Tale tassa
non è un’invenzione dell’attuale governo bensì una sorta di consiglio
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che già nel 2017 promuoveva
l’applicazione di un balzello sugli zuccheri, al fine di ridurne il consumo.
Naturalmente non si è fatta attendere la levata sugli scudi di chi giudica
iniqua questa tassa, che lede il libero arbitrio e le libertà fondamentali dell’individuo.
Il fatto è che l’abuso degli zuccheri è diventato uno dei grandi problemi
odierni e fa parte della distorta percezione della salute che gli italiani
hanno sviluppato.
Non
fraintendetemi, sono figlio degli anni ’80, mia madre considerava sano tutto
ciò che era industriale, poiché gli alimenti “naturali”, venivano visti come
poco controllati. Se la Girella avesse avuto dentro l’Eternit me l’avrebbe
comprata più volentieri. Sono cresciuto nell’epoca in cui a scuola la merenda
era la Fiesta con il succo di frutta nel bric, dove la frutta non esisteva e la
cosa più sana era la schiacciatina con il colorante al sapor di pomodoro. Ma
tutto questo ha un costo, che va ben oltre la tassa in sé e racconta di un
paese malato, vecchio e immobile. Un paese dove il 40% degli adulti sopra i 50
anni è iperteso, dove i bambini passano quasi 40 ore seduti (manco fossero
impiegati), dove i ragazzini di 14 anni hanno la stessa densità ossea di donne
di 65 affette da osteoporosi grave, dove ci sono 39 milioni di auto per 59
milioni di abitanti, dove ogni anno lo Stato spende 639 milioni di euro per
trattare le malattie direttamente correlate alla sedentarietà.
In Italia il
92% delle persone muore di infarto, diabete, tumore respiratorio o cancro
(colon o mammella). E’ L’Istat a dirlo e queste malattie hanno un impatto sui
costi diretti e indiretti pari a 10 mila euro pro capite, bambini compresi. E’
questa la vera emergenza, quella di un paese ipocinetico e malato, dove
l’aspettativa di vita in salute è 58 anni, la più bassa d’Europa dopo la
Romania. L’Italia della dieta mediterranea, l’Italia della bruschetta olio e
pomodoro, di Mike Bongiorno che salta la staccionata in tv, l’Italia dei
centenari sani che lavorano nei campi non esiste più. L’Italia di oggi
non fa movimento, non fa fatica, non si mantiene in salute. I bambini mangiano
più da McDonald che a casa e per me, padre di un bambino di 3 anni che inizia
l’asilo, è scioccante vedere bambini di quell’età fare merenda con Coca Cola e
brioche confezionata. Lo zucchero raffinato è considerato ormai come il veleno
più lento che esista, che viene ingerito ogni giorno e lentamente (e
silenziosamente) provoca gravi problemi di salute. E il bello è che non
interessa a nessuno. Come se la nostra salute fosse barattabile con un
benessere momentaneo. Come se spendere il proprio tempo tra visite, analisi e
terapie fosse più giusto che spenderlo facendo attività fisica, camminando o
pedalando.
E per chi si
dovesse dire che la tassa sulle merendine sia iniqua, sappiate che è già stata
introdotta da Norvegia, Finlandia, Ungheria, Francia, Belgio, Portogallo,
Catalogna, Regno Unito e Irlanda. E che in Catalogna la tassa ha ridotto il
consumo delle bevande zuccherate del 22%. E negli Usa, il paese per eccellenza
dello junk food, uno studio (A penny-per-ounce tax on sugar-sweetened
beverages would cut health and cost burdens of diabetes) ha valutato
l’impatto che la tassa avrebbe sulla spesa pubblica: 17 miliardi di dollari
in 10 anni, per via di 2,4 milioni di casi di diabete, 95.000 malattie
coronariche, 8000 infarti e 26.000 morti premature evitate ogni anno.
Immaginate
cosa possa fare un Governo (serio) con quei soldi. Per esempio incentivare l’uso delle biciclette, favorire la
socializzazione delle persone, costruire le piste ciclabili, utilizzando la bicicletta come un vero e proprio farmaco. Semplicemente
rendendo più difficile il consumo di merendine.
Direi che è
un compromesso accettabile.
* da www.bikeitalia.it
- 27 Settembre 2019
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