di René Wadlow *
Ci sono stati vari periodi in cui si sono fatte e discusse proposte di
strutture nuove e diverse per l’ONU. Il primo fu nel 1944-’45 quando ne venne
abbozzato lo Statuto. Alcuni che avevano vissuto il declino e infine la morte
della Lega delle Nazioni volevano un’istituzione mondiale più forte, in grado
di muoversi in modo più veloce ed efficace in tempi di crisi o all’inizio di
conflitti armati.
In pratica, la Lega delle Nazioni fu reincarnata nello Statuto ONU nel 1945
pur cambiando i nomi di alcuni suoi enti ed aggiungendo nuove Agenzie
specializzate quali l’UNESCO. Ci fu una qualche insoddisfazione durante i
negoziati di San Francisco, e fu aggiunto un articolo per cui si sarebbe messa
in agenda una proposta di Conferenza di Revisione dello Statuto ONU 10 anni
dopo la sua entrata in vigore, dunque per il 1955.
Tale possibilità condusse negli anni 1953-‘54 a una serie di proposte di
cambiamento delle strutture ONU, per un maggior ruolo del diritto internazionale,
per una “forza di pace” ONU stabile. Quasi tutte tali proposte avrebbero
comportato modifiche allo Statuto ONU.
Quando arrivò il 1955, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, che non
volevano una Conferenza di Revisione dello Statuto che avrebbe potuto mettere
in questione le loro politiche, furono in grado di far slittare il punto
relativo d’agenda sotto il tappeto, da dove non è mai riemerso. Invece di una
Conferenza di Revisione dello Statuto, fu costituito un Comitato ONU di
“Rafforzamento dello Statuto ONU” che fece vari suggerimenti utili, nessuno dei
quali fu tuttavia attuato in quanto tale. Il Comitato di Rafforzamento dello
Statuto fu il primo di una serie di comitati d’esperti, “Comitati d’Alto
Livello” costituiti in seno all’ONU per rivederne il funzionamento e la
capacità di rispondere a nuove sfide. Ci sono stati pure vari comitati
istituiti al di fuori dell’ONU per considerare le sfide mondiali e le risposte
ONU, come la Commissione sulla Governance Globale.
Ci sono state sì modifiche alle modalità di funzionamento dell’ONU, ma
poche di esse hanno riconosciuto le raccomandazioni di un gruppo d’esperti
quali la fonte di tali cambiamenti. Alcune delle proposte fatte avrebbero
rafforzato qualche fazione del sistema ONU rispetto allo status quo allora in
essere – per lo più accentuando il ruolo di paesi in via di sviluppo (il Sud)
rispetto agli stati industrializzati (il Nord). Sebbene si usi sovente il
lessico di modifiche “win-win”, in pratica pochi stati vogliono correre rischi,
e così lo status quo continua.
Adesso, con un nuovo Segretario Generale che conosce bene come funziona
l’ONU per il decennio passato come Alto Commissario per i Rifugiati,
“nell’aria” c’è di nuovo una riforma dell’ONU. Ci sono sempre più proposte
presentate da governi e organizzazioni non governative membri ONU. Oggi
l’enfasi è su quanto si può fare senza una revisione dello Statuto. Gran parte
delle proposte trattano ciò che può fare il Segretario Generale di propria
autorità. Egli non può andare contro la volontà degli Stati – specialmente i
più potenti – ma ha pur sempre un certo otere d’iniziativa e può fare
cambiamenti sotto l’usbergo di una “miglior gestione”.
Una delle più complete proposte di riforma è appena stata emanata per la
trattazione all’ONU dal governo della Cina in un documento di 27 pagine. (1)
Molte delle proposte sono molto simili ai suggerimenti fatti dall’Associazione
dei Cittadini de Mondo. Il testo cinese non ha note a piè di pagina circa i
documenti letti prima della stesura del documento, sicché non insinuiamo che le
proposte siano state “prese a prestito” dai cittadini del mondo, potendo solo
dire che le grandi si muovono sulle stesse vie!
Le proposte cinesi si dividono in tre categorie principali:
- Rafforzare le funzioni di risoluzione dei conflitti e di peacekeeping dell’ONU.
- Rafforzare la capacità dell’organizzazione nel promuovere benessere economico e sociale proteggendo contemporaneamente l’ambiente.
- Rafforzare gli aspetti gestionali sia alla sede principale ONU sia in campo, rafforzare la cooperazione fra le Agenzie ONU, le organizzazioni governative regionali e nuove istituzioni quali la Banca Asiatica d’Investimento Infrastrutturale.
Il documento così inizia con le sue mire e il suo spirito:
“Il mondo sta subendo importanti evoluzioni, trasformazioni e
adattamenti, ma la pace e lo sviluppo restano l’appello per i nostri tempi. Le
tendenze della multi-polarità globale, della globalizzazione economica, del
ricorso all’informatica e la varietà culturale stanno avanzando come marea; e i
paesi stanno diventando sempre più interconnessi e interdipendenti. Tuttavia,
il mondo ha di fronte crescenti incertezze e fattori destabilizzanti come pure
minacce e sfide globali intrecciate ch continuano ad emergere. Contro questo
sfondo la Cina è pronta a lavorare con altri paesi per forgiare una nuova forma
di relazioni internazionali caratterizzati da rispetto reciproco, equità,
giustizia, e cooperazione win-win, per costruire una comunità con un
futuro condiviso per l’umanità e un mondo aperto, inclusivo, pulito e bello che
goda di pace durevole, sicurezza universale e prosperità comune”.
Le proposte cinesi meritano molta attenzione. Sono per la gran parte
radicalmente nuove. sono molto “stato-centriche”. Non viene mai menzionato il
ruolo né la capacità d’azione delle organizzazioni non-governative. Comunque,
non sono tanto le proposte stesse quanto la scelta temporale ad essere
importante. La riforma dell’ONU è diventata un tema primario di atteggiamento
politico. Nessun’altra grande potenza ha avanzato un corpus di proposte così
esteso e nessuna sembra incline a farlo. È probabile che, dato l’ampio spazio
attribuito a un maggior ruolo decisionale nella politica e nella prassi di
sviluppo per i paesi del Sud, quasi tutti i 134 stati considerati “Sud” sosterranno
le proposte cinesi e non presenteranno controproposte. La Cina non è
attualmente invischiata in conflitti armati regionali, e nella presentazione
c’è un intenso spirito “win-win”. Possiamo pertanto guardare a una guida cinese
nell’agenda di riforma dell’ONU.
* da serenoregis.org venerdì 12 gennaio 2018
René Wadlow è membro della Task Force
sul Medio Oriente della Fellowship of Reconciliation, presidente e
rappresentante all’ONU (Ginevra) dell’Associazione dei Cittadini del Mondo, e
caporedattore di Transnational
Perspectives. È membro della Rete TRANSCEND
per Pace Sviluppo Ambiente.
René Wadlow –
TMS, 06.01.18 - Titolo originale: Chinese Leadership on U.N. Reform
Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
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