di Alessandro Graziadei *
L’accordo di Parigi entrato in vigore il 4 novembre è un
importante passo avanti nella lotta contro il riscaldamento globale. Ma
raggiungere degli obiettivi climatici più ambiziosi sarà estremamente
impegnativo e richiederà un ridimensionamento dell'utilizzo delle fonti fossili
e un miglioramento dell’efficienza energetica che non sarà immediato.
L’implementazione degli attuali impegni internazionali (Trump permettendo),
infatti, potranno solo rallentare il previsto aumento delle emissioni di
carbonio legate all’energia da una media di 650 milioni di tonnellate all’anno,
registrate a partire dal 2000, alle circa 150 milioni di tonnellate all’anno
previste nel 2040. Sono queste alcune delle previsioni del World Energy Outlook
2016 (Weo 2016), pubblicato il 16 novembre dall’International energy agency
(Iea) che ci ricordano come “L’era dei combustibili fossili appare tutt’altro
che finita”.
Il Weo-2016 prevede, infatti, che la domanda globale di
petrolio continuerà comunque a crescere fino al 2040, soprattutto a causa della
mancanza di facili alternative al petrolio nel trasporto merci su strada,
nell’aviazione e nei petrolchimici. “Tuttavia, la domanda di petrolio per le
auto diminuirà anche se il numero di veicoli raddoppierà nel prossimo quarto di
secolo, grazie soprattutto ai miglioramenti in termini di efficienza, ma anche
ai biocarburanti [non sempre così sostenibili…] e all’aumento di auto
elettriche”. Nei prossimi 25 anni crescerà ancora, anche se di pochissimo, il
consumo di carbone, “In quanto la domanda in Cina inizia a ripiegare grazie
agli sforzi per combattere l’inquinamento atmosferico e diversificare il mix di
combustibili”. Anche il mercato del gas sta cambiando e per il Weo-216 “In un
mercato già ben fornito, il nuovo GNL proveniente dall’Australia, dagli Stati
Uniti e altrove innesca un passaggio a mercati più competitivi e dei
cambiamenti in termini contrattuali e di prezzi”.
Ma se gli investimenti in petrolio e gas naturale
resteranno essenziali per soddisfare la domanda e sostenere il calo della
produzione di energie fossili, la crescita delle fonti rinnovabili e
dell’efficienza energetica ha già cominciato a ridurre la richiesta delle
importazioni di petrolio e di gas in molti Paesi. Per questo le politiche dei governi, così
come la riduzione dei costi in tutto il settore energetico, permetteranno nei
prossimi 25 anni di raddoppiare le fonti rinnovabili tanto che per il direttore
esecutivo dell’Iea, Fatih Birol, “Nei prossimi anni, vediamo dei chiari
vincitori: il gas naturale, ma soprattutto l’eolico e il solare, che
sostituiranno il campione dei precedenti
25 anni: il carbone. Ma non esiste ancora un’unica storia del futuro energetico
globale: in pratica, solo le politiche governative determineranno verso dove
andremo” e ad oggi l’impegno internazionale è ben lungi dall’essere sufficiente
per evitare il peggior impatto dei cambiamenti climatici sull'ambiente, in
quanto limiterebbe solo l’aumento della temperatura media globale a non più
di 2,7° C entro il 2100. Per l’Iea la strada verso i 2° C può essere
raggiunta solo se le politiche per accelerare ulteriormente le tecnologie
low-carbon e l’efficienza energetica verranno messe in atto subito e in tutti i
settori. “Sarebbe necessario che il picco emissioni di carbonio venisse
raggiunto nei prossimi anni e che l’economia globale diventasse carbon neutral
entro la fine del secolo”. Il numero di auto elettriche, poi, dovrebbe superare
i 700 milioni entro il 2040, riducendo di circa 6 milioni di barili al giorno
la domanda di petrolio.
Gli obiettivi di limitare l’aumento delle temperature a
1,5° C richiederebbe sforzi ancora più grandi, per il momento impensabili per
l'attuale classe politica. Per Birol insomma la strada è ancora lunga: “Le
rinnovabili fanno grandi passi avanti nei prossimi decenni, ma i loro progressi
rimangono in gran parte confinati alla produzione di elettricità. La prossima
frontiera per la storia delle rinnovabili è quella di espandere il loro
utilizzo nei settori dell’edilizia, dei trasporti e dell'industria, dove esiste
un enorme potenziale di crescita”.
Sarà possibile in tempi brevi? L’American Technion Society
è convinta di sì ed ha già sviluppato una tecnologia che potrebbe migliorare
l’efficienza delle celle fotovoltaiche grazie ad un team di ricercatori del
Technion-Israel institute of technology di Haifa. Lo studio, da poco pubblicato
su Nature Communications, è stato guidato da Carmel Rotschild, della facoltà di
ingegneria meccanica della Technion, e ha dimostrato che le celle fotovoltaiche
utilizzate fino ad oggi usano in modo ottimale una gamma molto ristretta dello
spettro solare. Questa perdita di energia limita la massima efficienza delle
attuali celle solari a circa il 30%. I ricercatori israeliani hanno sviluppato
una nuova tecnologia basata su un processo intermedio che si verifica tra la
luce solare e la cella fotovoltaica, che “assorbe la radiazione solare e
converte il calore e la luce del sole in una radiazione ideale, che illumina
meglio la cella fotovoltaica e consente una maggiore efficienza di conversione.
Come risultato, l’efficienza del dispositivo è aumentata dal 30% al 50%” ha
concluso Rotschild.
Adesso il team israeliano spera di sviluppare entro 5 anni una
tecnologia completa, capace di un miglioramento dell’efficienza energetica da
record. Un processo che potrebbe diffondere l’energia solare in tutti i campi.
Anche in quelli dell’edilizia, dei trasporti e dell'industria auspicati
dall’Iea. A quanto pare, di questi tempi, per salvare il clima (ammesso che
siamo ancora in tempo), più che alle scelte della politica nazionale ed
internazionale serve guardare alle scoperte della scienza.
* da www.unimondo.org - 28
Novembre 2016
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