18 settembre 2012

Gruppo Cinque Terre - ECOLETTERA7/16 settembre 2012



costruire la transizione: un nuovo ecologismo – democrazia – giustizia – nuovi lavori

EDITORIALE     La Conversione ecologica richiede grandi opere
 
Un’alluvione si è abbattuta sulle isole Eolie, pittoresco arcipelago nel Tirreno, paradiso per i turisti e per 15.000 persone. Dichiarato dallUnesco patrimonio dellumanità nel 2000. Scarso il  risalto dato all’evento, più contenuto rispetto agli episodi che hanno  colpito le Cinque Terre e Genova. Ma i danni ci sono e qualcuno li pagherà. Tutto per 8,2 centimetri di pioggia, di cui 7 concentrati in due sole ore, fra le 9,30 e le 11,30 sulla “capitale” Lipari. Probabile effetto congiunto del degrado del territorio e dei cambiamenti del clima i cui costi annui sono sempre più rilevanti.
Come sempre in queste occasioni qualche ambientalista e qualche economista indicheranno la necessità di mettere mano al riassetto generale idrogeologico del territorio; che costerebbe meno in risorse,  perdite umane, e distruzioni, del tentare poi di riparare quanto è possibile. Servirebbe la scelta di avviare una grande opera  di risanamento diffuso del territorio, devastato dallo sviluppo urbanistico senza regole; comprese alcune azioni necessarie di decementificazione nei punti di maggiore vulnerabilià e illegalità. Ma chi governa il paese pensa ad altro.
Anche la mobilità insostenibile prodotta dalla scelta univoca dell’auto richiederebbe una grande opera di riconversione, a partire da reti metropolitane di trasporto pubblico assenti nelle medie e grandi città e dalla modernizzazione dei trasporti locali e interegionali su ferro. Un altra grande opera che non interessa chi comanda il paese, convinto o illuso che un buco in Val di Susa possa rendere di più e più a lungo ( almeno 12-13 anni se va bene perché arrivi al termine). Nell’industria della chimica, dell’acciaio, delle tecnologie di base abbiamo quasi perso il treno della riconversione e della sostenibilità e dove è necessario della dismissione, a favore di quei settori che trascineranno , inevitabilmente in una diversa direzione quella parte di sviluppo che è ancora possibile e soprattutto utile e accettabile. Nel settore energetico, malgrado la forza intrinseca delle rinnovabili, che non hanno sofferto della crisi economica recente, c’è voluto un referendum ( per la seconda volta) per non riprendere il tunnel pericoloso del nucleare; ma il rapido e imprevisto sviluppo delle rinnovabili sembra invece preoccupare perchè rendono difficile l’egemonia sul mercato dei padroni del petrolio e del carbone; invece di procedere con coraggio nella grande opera di fuoriuscita dalle fonti  fossili, non rinnovabili e sempre più costose e inquinanti.
La conversione ecologica dell’economia, diffusa anche nella gestione del territorio, e la riconquista, a questa legata, di un po’ di democrazia reale nel paese, potrebbero edovrebbero essere i contenuti della imminente campagna elettorale; probabilmente la più controversa, complessa e imprevedibile  del dopoguerra. Ma invece tenteranno di diffondere sul paese una coltre di nebbia dove per sei mesi dovremmo ascoltare i riti penosi e rissosi ad uso e consumo della scena mediatica: le primarie, Bersani o Renzi o chissa chi, l’improbabile ritorno dall’oltretomba di Berlusconi, dare un senso alle continue giravolte di Casini e Vendola. O convincerci che il grillismo, o qualunque altro fautore del cambiamento, sia un gravissimo pericolo per la stabilità. Armi di distrazione di massa di un sistema di partiti boccheggiante che neppure è chiaro quanto conti ancora, se non nel garantire se stesso e la continuazione di un montismo che non ha spostato di un millimetro, se non in peggio,  le condizioni del paese, dei suoi cittadini e del suo territorio.     
               
Chi ha paura delle elezioni? Probabilmente chi non ha perso niente, chi ha ottenuto di evitare la patrimoniale ed è uscito dal Governo Monti senza perdere un centesimo, forse guadagnandoci: finanzieri, lobbies, ricchi e evasori. Qualche partito è già convinto di aver vinto le elezioni; nonostante questo qualche partito ha paura di perdere le elezioni e le poltrone relative: forse ha la coscienza sporca per aver tradito i suoi elettori appoggiando un Governo eletto da nessuno che li ha massacrati a colpi di fiducia, esautorando di fatto il Parlamento, allungando l'età pensionabile e dimezzando le pensioni, bloccando pensioni e stipendi. Riusciremo, alla scadenza della legislatura, a votare? (Giuseppe Casagrande su Il Manifesto.it )

Crescita rapidissima – anche più che esponenziale – delle energie rinnovabili. La crescita delle energie rinnovabili è talmente tanto rapida che ci potrebbe veramente prendere di sorpresa. Potrebbero  sorpassare i combustibili fossili in termini di produzione di energia in una ventina d’anni e forse anche meno. Ci sono mille motivi che potrebbero fermare la crescita delle rinnovabili: carenza di materie prime, crisi economica, guerre e cataclismi e, soprattutto, l’azione di sabotaggio da parte delle lobby dei fossili. Però, è impressionante notare come la curva di crescita abbia ignorato totalmente la crisi economica del 2008; come pure del crollo degli incentivi sul mercato spagnolo del 2009. Evidentemente le rinnovabili hanno il potere di crescere anche in tempi di crisi e senza bisogno di incentivi. (di Ugo bardi su ilfattoquotidiano.it )

 Dall’alleanza con i produttori biologici alla produzione concordata, dall’affitto dei terreni per avviare aziende agricole biologiche all’acquisto vero e proprio. E’ la nuova frontiera dei gruppi d’acquisto solidale. Alla loro esperienza si ispira infatti quella innovativa dei Gruppi acquisto terreni (GAT). Un vero e proprio ritorno alla terra, attraverso una nuova forma di investimento etico e ambientale. I gruppi d’acquisto stanno letteralmente lievitando (nel Lazio hanno superato quota 160). Sono cresciuti del 44% nel triennio 2009-2011, passando da 598 a 861. Ma almeno altrettanti sono quelli informali. Collegano direttamente e a condizioni di reciproco vantaggio, famiglie e piccoli agricoltori colpiti dalla crisi economica. ( di Città Invisibile su  http://comune-info.net  )

L'economia ecologica parte dal presupposto che l'economia sia sottesa all'ecologia: l'economia è cioè lo strumento con cui chi governa, dovrebbe gestire nell'interesse collettivo l'insieme delle risorse naturali, ovvero l'ecologia.
Non è una novità. A meta del secolo scorso l'economista rumeno Georgescu Roegen, che avrà tra i suoi allievi Herman Daly,  scriveva: «ogni processo economico inserito in un contesto eco sistemico  incrementa inesorabilmente ed irreversibilmente l'entropia del sistema terra: tanta più energia si trasforma in uno stato indisponibile, tanta più energia sarà sottratta alle generazioni future e tanto più disordine proporzionale sarà riversato nell'ambiente».( Economia ecologica: Buen Vivir , un libro di Giuseppe De Marzo su greenreport.it )

Guido Viale esprime il suo punto di vista sull’uso del termine “decrescita”: “ Sono sostanzialmente d’accordo con tutto il pensiero sotteso al programma della decrescita e tuttavia continuo a considerare il termine indigeribile, tante sono le precisazioni e le spiegazioni che uno deve dare per far capire che la decrescita non è quello che il termine indica, ma tutt’altro. Latouche ha dovuto scrivere un libro di 150 pagine (Per un’abbondanza frugale) per spiegare che cosa non è la decrescita e ho letto da qualche parte che persino lui medita di cambiare nome al suo programma per evitare altri equivoci. Penso che il termine conversione ecologica, che non è mio ma di Alex Langer, esprima molto meglio lo stesso programma, senza dare luogo ad equivoci...” . La conversione ecologica si fa a partire dall’assetto industriale esistente, in base ai rapporti di forza che si vengono a determinare e al coinvolgimento dei soggetti che si riesce a mobilitare, valutando che cosa va cambiato, che cosa va soppresso e che cosa va mantenuto; con che tempi e in che modo. ( dal blog www.guidoviale.it )

  Nei cementifici si brucia di tutto e perciò nei cementi finisce di tutto, comprese sostanze dannose per la nostra salute”. È la denuncia di Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV, che ha presentato un'interrogazione alla Commissione europea. Il problema centrale è che in Italia i cementifici sono autorizzati a bruciare rifiuti di svariate tipologie e utilizzano diversi tipi di ceneri nell’impasto del prodotto finito”, attacca Zanoni. Nel materiale incenerito per produrre energia, troviamo rifiuti urbani, farine e grassi animali, plastiche, gomme, pneumatici usati, fanghi da depurazione e rifiuti pericolosi come oli usati, emulsioni oleose, solventi non clorurati. Una volta inceneriti, finiscono nell’impasto finale del cemento. Tra i materiali utilizzati come ingredienti troviamo anche innumerevoli rifiuti derivanti da impianti di combustione (ceneri), da impianti siderurgici (scorie, terre di fonderia, polveri, fanghi) e dall’industria chimica (gessi, fanghi, ecc.). “In ballo c'è la salute di tutti noi” .

Il 22 settembre ci sarà un incontro pubblico a Parma. Il tema di cui si tratterà è "Dies Iren - La fine degli inceneritori". Non c'è una sola buona ragione per costruirli: danneggiano la salute, l'ambiente, fanno aumentare i costi dello smaltimento dei rifiuti scaricati poi sulla collettività. All'incontro parteciperanno medici, economisti, ambientalisti e specialisti della gestione dei rifiuti.
La Procura ha chiesto il sequestro dell'inceneritore. I reati ipotizzati sono abuso edilizio e abuso d'ufficio. Il gruppo IREN che sta realizzando l'inceneritore è quotata in Borsa. Tra gli azionisti vi sono i comuni interessati alla fornitura di servizi ai cittadini: Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Genova, Torino. ( dal blog di Beppe Grillo)

Il comune di Torino è indebitato, molto indebitato. Il più indebitato d’Italia. Nel 2012 i torinesi pagheranno 137 milioni di tasse in più per l’aumento dell’addizionale Irpef e per l’IMU. Torino ha tra i propri creditori persino sé stesso. Insieme al comune di Genova possiede infatti il 35,9% della holding finanziaria FSU (Finanziaria Sviluppo Utilities), principale azionista di IREN, la multiutility indebitata per circa tre miliardi di euro. IREN vanta un credito di 260 milioni di euro nei confronti del comune da saldare per una quota di 100 milioni entro fine anno. In questo gorgo di debiti chi paga per tutti è il torinese, tassato e cortese. Con fiducia verso la catastrofe. (dal blog di Beppe Grillo )
Lunedì' 17 settembre, il Coordinamento regionale sui rifiuti piemontese con il Movimento Valledora e l’adesione del Movimento 5 Stelle e altri gruppi, hanno consegnato agli uffici della provincia di Vercelli, le prime 1500 firme che chiedono la chiusura dell'inceneritore di Vercelli. La raccolta firme continua anche nelle altre province di Quadrante : Novara, Biella e Verbano Cusio Ossola. Il regolamento della Provincia prevede, per la presentazione di petizioni dei cittadini, un minimo di 500 firme e la possibilità di ricevere una risposta in merito entro 60 giorni.
 Per la prima volta più di 8.000 scienziati della Iucn Species Survival Commission (Iucn/Ssc)  si sono riuniti per identificare le 100 specie di animali, piante e funghi più minacciate del pianeta; ne è venuta fuori una lista resa nota dalla Zoological Society of London (Zsl), SOS - Save Our Species e dall'International Union for Conservation of Nature (Iucn) che in cima vede il camaleonte Tarzan, il piviere dal becco a spatola ed il bradipo tridattilo pigmeo. E’ diventato sempre più difficile per gli ecologisti difendere le specie più minacciate del pianeta. Ci incombe di prendere una decisione morale ed etica importante: queste specie hanno il diritto di sopravvivere o possiamo permetterci di lasciarle andare fino all'estinzione? Ma scienziati ed  ecologisti temono che non si farà niente per impedire che queste specie si estinguano, perché nessuna di loro «procura un vantaggio evidente all'umanità». ( da greenreport.it )

 Perché in Italia non esiste più il vuoto a rendere? Come si può sentire parlare di emergenze rifiuti, discariche, diossina proveniente dagli inceneritori, senza nemmeno prendere in considerazione l’idea di ritornare ad utilizzare materiali ancora perfettamente funzionali? Eppure, in Paesi come la Germania, lo si fa abitualmente. Il sistema tedesco è particolarmente efficace, perché quando si riporta la bottiglia dove la si è acquistata, si può subito ottenere uno sconto per i successivi acquisti. L’importo verrà scontato alla cassa (generalmente dai 15 ai 25 centesimi a bottiglia). Fra molti ragazzi, soprattutto di Berlino e di altre grandi città, si è da tempo diffusa la moda di abbandonare queste bottiglie in posti in cui persone più bisognose possano raccoglierle e ricavarci una sorta di “guadagno”. Quando si vedono bottiglie vuote di birra nelle strade delle città tedesche, dunque, la cosa può essere stata fatta di proposito. ( dal blog di Maurizio Pallante e Andrea Bertaglio su ilfattoquotidiano.it )

L’Unione Europea impone all’Italia di permettere la coltivazione di Ogm. E’ il succo di una sentenza pronunciata dalla Corte di Giustizia dell’Ue: alla faccia dell’autodeterminazione, alla faccia della promessa mai attuata di concedere agli Stati il potere di decidere da sè sugli Ogm e alla faccia, soprattutto, del fatto che il 61% degli europei è contrario agli Ogm (rilevazione Eurobarometro del 2010, la più recente). Eppure, niente da fare: il meccanismo con il quale l’Unione Europea approva la coltivazione di un Ogm è un’inarrestabile, pervasiva reazione a catena innescata dal parere favorevole emanato dall’Efsa, l’autorità per la sicurezza alimentare, anche se sulle procedure di questo parere ci sarebbe molto da ridire. E’ come un carro armato che passa su tutto e su tutti. (da Maria su   http://blogeko.iljournal.it )

Il Parlamento europeo ha approvato, con 606 voti favorevoli, 55 contrari e 13 astensioni, una nuova legislazione, concordata con gli Stati membri, che richiede, entro il 2020, nuovi limiti generali più severi per il tenore di zolfo nei combustibili delle imbarcazioni che «hanno l'obiettivo di migliorare la qualità dell'aria nelle coste europee e ridurre le circa 50.000 morti premature annuali causate dall'inquinamento atmosferico delle navi». La relatrice, la verde finlandese Satu Hassi , ha spiegato che «i combustibili per le imbarcazioni altamente inquinanti hanno un grave impatto sull'ambiente: questa è anche la riforma sanitaria più importante di questo mandato parlamentare. (da greenreport.it )
 
Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha deciso di vietare la vendita di bevande gassate in formato XXL in tutti i fast-food, ristoranti, chioschi, pizzerie e cinema della città. L'obiettivo? Rafforzare ulteriormente la lotta all'obesità, che ormai affligge la metà dei newyorkesi. Il divieto è stato ufficialmente approvato lo scorso venerdì e già si fanno sentire le reazioni delle big company del food. Secondo i dati pubblicati dal Dipartimento della Salute della città, almeno la metà dei cittadini adulti della Grande Mela è obeso o in sovrappeso: un dato allarmante, che evidenzia un vero e proprio pericolo economico e sociale. Un americano su tre è obeso e circa il 10% della spesa sanitaria degli Stati Uniti è destinata a curare malattie e problemi legati all'obesità, come diabete, disturbi cardiaci e ipertensione. Chi non rispetterà il divieto rischierà una multa di 200 dollari. I grandi gruppi industriali, come Coca Cola e Mc Donald's, hanno fatto sapere che impugneranno in tribunale il provvedimento preso dal sindaco prima che entri in vigore. ( da www.greenme.it )

E’ un fenomeno nascosto, tacitamente accettato e spesso dimenticato. Sono le Mgf – le mutilazioni genitali femminili – una pratica che in Egitto, Somalia e Sudan riguarda più del 90 per cento delle donne. A Mogadiscio l’assemblea costituente ha stilato alcune settimane fa un articolo che proibisce le Mgf, mentre in Egitto è in vigore già da 4 anni una legge che rende illegale la pratica. Norme che rischiano di restare sulla carta, impotenti nello sconfiggere questa “violazione dei diritti umani”, come riconosciuto dall’Onu sin dal 1979 con la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne. Dichiarazione choc della nuova consigliera per i diritti delle donne del presidente egiziano Mohammed Morsi che pone come unico problema "l'età troppo precoce".   (di Laura Cappon su ilfattoquotidiano.it )

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