3 marzo 2012

TAV Val di Susa: è troppo tardi, dice La Stampa... 21 anni fa


di Debora Billi*

Un articolo della Stampa di 21 anni fa, costruttori e mafiosi di oggi. Piccolo riassunto di due decenni NoTAV.

Guardate questo articolo della busiarda (La Stampa come è chiamata dai torinesi): chiede treni ad alta velocità tra Torino e Lione, "subito o sarà tardi".

Era il 1991. Sono passati 21 anni da quel "subito", che si appoggiava su una linea che allora sembrava destinata a saturarsi e che invece ha visto calare passeggeri e merci. Da 21 anni si cerca di bucare quella montagna, di massacrare quella valle, e io sfido chiunque a sostenere che le esigenze del nostro Paese, nel 2012, siano le medesime del 1991.

Ma non solo di buchi e massacri ambientali qui si parla. Finché le proteste vengono ignorate dallo zittificio globale, nessuno sa niente. Ma quando si comincia a demonizzare e a fare campagne stampa "contro", ecco che anche gli altarini di cui si vocifera da vent'anni diventano inevitabilmente mainstream.

Come il coinvolgimento della CMC, cooperativa legata a doppio filo col PD. Fino a ieri pettegolezzo, oggi argomento comprovato dai capricci di Bersani a Servizio Pubblico dopo il magnifico pezzo di Travaglio, e da Padellaro che ieri sul Fatto Quotidiano in venti righe piazza l'argomento definitivamente sul tavolo.

E come anche l'innominabile: ovvero la ndrangheta. Byoblu racconta la storia di quasi vent'anni di infiltrazioni ndranghetiste nella zona piemontese, e persino il leader NoTAV Perino denuncia di aver ricevuto minacce dalla ndrangheta ora che la lotta NoTAV raggiunge il suo apice.

«Brutto figlio di puttana, le stalle che abbiamo bruciato erano solo un avvertimento. Ora passeremo ai cristiani: vi veniamo a prendere mentre dormite, vi scanniamo come maiali e vi squagliamo nell'acido». Questo il contenuto di una lettera recapitata a uno dei fondatori del movimento No-Tav Alberto Perino. La lettera anonima avverte inoltre che la protesta della Val Susa sta «scassando la minchia», insieme a tutti gli altri «sucaminchia dei No-Tav».

Interessi di costruttori e mafiosi. 24 miliardi, che diventeranno 50 o 70, tolti dalle nostre tasche nei prossimi anni. I Pronti Soccorso che vanno in malora, i trasporti pubblici che cadono a pezzi, le scuole che crollano, le discariche che scoppiano, i ricercatori che scappano.

Ma quel che ci serve è un treno, sopra ogni altra cosa un treno, ad ogni costo un treno.

* da petrolio.blogsfere.it, 3 marzo 2012

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