9 novembre 2010

Trento: Verdi contro il Nucleare


«Si sta facendo passare il nucleare come la soluzione migliore per il nostro Paese ma è una gigantesca balla». A denunciare la situazione in Italia di un'informazione storpiata che viene fornita ai cittadini sul tema è il partito dei Verdi che, in occasione dei 23 anni dal successo del referendum abrogativo del 1987 che sancì l'abbandono del nucleare, anche a Trento ha deciso di informare i cittadini. «Stiamo assistendo alla decisione - spiega Marco Boato - da parte di un governo di riavviare la costruzione di centrali nucleari senza che siano cambiate le obiezioni nate al tempo del referendum». Per i Verdi la decisione è in contrasto anche con molte analisi secondo cui non solo il nucleare è troppo costoso ma è anche rischioso per l'ambiente e la salute. Presente all'incontro il professor Antonio Zecca esperto di tematiche ambientali, è professore alla facoltà di scienze dell'Università di Trento.

«Ci sono degli aspetti - ha spiegato Zecca - che le persone farebbero bene a sapere. Per funzionare una centrale nucleare usa l'uranio e l'unico modo per estrarlo, in maniera conveniente, è dalle miniere. Ma gli studi confermano che attorno al 2020 ci sarà il picco di utilizzo massimo di uranio dopo inizierà a decrescere per tutti. In Italia si terminerà la costruzione delle centrali almeno tra 13 anni proprio quando decrescerà la disponibilità di uranio per farle funzionare». I reattori prodotti nel nostro Paese, oltre all'enorme costo di circa 32 miliardi di euro per quattro siti, rischiano quindi di non avere «la benzina» per funzionare e questo, di per sè, dovrebbe stroncare ogni possibile idea di ritorno al nucleare. «Dobbiamo anche ricordare che il raffreddamento - dice ancora Zecca - con la diminuzione delle precipitazioni e dei corsi d'acqua, non sarà così semplice e comporterà enormi rischi».

Oltre a tutto questo però ci sarebbero anche altre questioni irrisolte, fa osservare Antonio Zecca, che vanno dal non aver trovato nessuna soluzione per lo smaltimento delle scorie radioattive, la mancanza di una sicurezza totale per i reattori anche tecnologicamente avanzati fino al problema terrorismo. Le strade che ad oggi sono disponibili e che bisognerebbe seguire gradualmente sono due: l'efficienza energetica e le fonti alternative. «L'efficienza - spiega Zecca - è la strada più facile, rapida ed indolore, stiamo parlando di un sistema che comporterebbe costi vicino allo zero, un costo kW/h basso dell'energia, una realizzazione fattibile in pochi anni con la massima sicurezza». Tre le richieste che il professore decide di rivolgere alle istituzioni: l'efficienza energetica negli edifici pubblici, maggiori controlli da parte delle autorità e infine sanzioni pesanti per chi non rispetta le regole.

8 novembre 2010

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