5 luglio 2025

Dal Mediterraneo alle Alpi, ultima chance per il clima: ecco cosa dicono i dati

 I dati scientifici sono chiari, così come gli effetti ma c’è ancora chi sminuisce la crisi ambientale mentre i cambiamenti stanno accelerando

di Mario Tozzi *

Prima di tutto i dati. Le temperature medie dell’atmosfera non sono mai state complessivamente così alte come negli ultimi giorni in Europa, un incremento che ha prodotto, produce e produrrà ondate di calore in grado di minacciare i sistemi biologici dei viventi, esattamente come ipotizzato nel VI rapporto IPCC oltre due anni fa. Le prime vittime confermano questa tendenza e a poco vale ricordare che, al mondo, si muore anche per il freddo, perché in passato, a causa del caldo, non si moriva.

L’incremento assassino delle temperature va ben al di là delle nostre esperienze personali e dei nostri fallaci ricordi: negli anni ’60 del XX secolo si registravano una decina di giorni con temperature al di sopra dei 32°C, all’inizio degli anni Duemila erano diventati una ventina e oggi sono più di trenta, per non dire delle notti tropicali, con buona pace di mio nonno che girava in canotta e di quel titolo di giornale che, nel 1950, riportava temperature di 42°C a Milano: tutto vero, ma tutto irrilevante, perché ciò che conta sono i dati provenienti da decine di migliaia di centraline sparse in tutto il mondo (e “corrette” se si trovano vicino alle città, che sono più calde, delle campagne).

Lo zero termico e le temperature del Mediterraneo

Altri dati sono quelli relativi allo zero termico, cioè il punto (o, meglio, la linea) al di sopra del quale la temperatura dell’atmosfera scende sotto gli 0°C e dunque possiamo avere neve e conservare i ghiacciai. Le ultime registrazioni danno lo zero termico sulle Alpi (e sugli Appennini) a oltre 5.100 m di quota: niente di drammatico, se non fosse che la montagna più alta d’Europa arriva a 4.700 metri.

Eravamo stati buoni profeti nel presagire, anni fa e sulla base dei dati scientifici, che il 2021 sarebbe stato l’anno più fresco e più umido rispetto a quelli che sarebbero seguiti, nonostante le accuse di allarmismo e di ecoansia: niente di tutto ciò, si rimane ottimisti, ma bene informati, però.

Fra i dati preoccupano anche quelli della temperatura degli oceani e dei mari, del Mediterraneo in particolare, che sprigiona in luglio il calore che avrebbe fatto registrare in agosto, confermandosi hot-spot climatico, con tutta l’Italia al suo interno.

Preoccupano perché acque più calde sviluppano cicloni, trombe marine e d’aria, limitati tornado e perfino downburst. In pratica ciò significa aumento delle perturbazioni meteorologiche a carattere sempre più violento: se il Mediterraneo avesse avuto le dimensioni del Golfo del Messico avremmo registrato gli stessi cicloni, perché le temperature ci stanno tutte. Ma quelli che si scatenano adesso bastano e avanzano, come dimostrano le due alluvioni consecutive in Emilia Romagna (ma non avevano periodi di ritorno millenari?) o le alluvioni ripetute di Valencia, delle Baleari e delle Cicladi.

L’accelerazione della crisi climatica negli ultimi 70 anni

Questi dati riguardano il tempo atmosferico, ma sono perfettamente in linea con la tendenza climatica, che mostra un’accelerazione mostruosa nell’incremento delle temperature negli ultimi 70 anni. Una crisi climatica globale che è accelerata e anomala rispetto al passato e che sta dispiegando le sue conseguenze nefaste esattamente secondo le previsioni dei modelli climatici elaborati già da decenni.

Siccità, tempeste di vento, mareggiate eccezionali, chicchi di grandine grossi come pesche, alluvioni, frane e incendi sono tutti fenomeni in crescita e accomunati dalla crisi climatica attuale. E sono tutte conseguenze che costano in termini di vite umane e animali e in denaro: chi afferma che non ci possiamo permettere un Green Deal perché non sostenibile economicamente difende solo la maniera tradizionale di fare affari, una maniera che sta per essere spazzata via dalla crisi climatica. E dimentica che il non prendere decisamente una via alternativa a questo sistema economico e non fare nulla costa molto di più.

Perché il fatto nuovo, che distingue questa crisi da ogni cambiamento climatico precedente, è che dipende da una sola specie, i sapiens, attraverso le loro attività produttive, come ha dimostrato almeno il 99% degli specialisti mondiali. Siamo l’unica specie che ha dissotterrato il potenziale mortifero dei combustibili fossili, liberando in atmosfera un’anidride carbonica che sarebbe stata, invece, sottratta ai cicli naturali del carbonio. Se vogliamo stare ai dati.

Chi crea confusione

Se, invece, vogliamo indurre confusione, allora possiamo anche ascoltare il fisico delle particelle che dichiara a un giornale che la crisi climatica non esiste o l’ingegnere che dice che non dipende da noi: se hanno dati li producano e scrivano articoli scientifici, o li leggano almeno, non rilascino interviste, perché il metodo scientifico funziona così e non lascia spazio alle opinioni.

Il dibattito fra gli scienziati sulle cause della crisi climatica attuale è chiuso e si riaprirà solo con nuovi dati che, al momento, non ci sono. Perdere ancora tempo per agire sulle cause e azzerare le emissioni clima-alteranti è colpevole, affidarsi ai mercanti di dubbi è imperdonabile.

* da La Stampa via Infosannio - 5 luglio 2025

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