2 dicembre 2011

Il fiume ( d’oro ) se ne va

Capitali in fuga in lingotti d'oro. Non ci sono dubbi sull'origine del vero e proprio boom in corso nelle esportazioni verso la Svizzera di oro greggio non monetario (cioè concretamente di lingotti). E’ iniziato da agosto, aumentato in settembre e confermato in ottobre. E’ evidente l’intenzione di sfuggire ad eventuali decisioni fiscali in Italia portando capitali sotto forma di lingotti nelle discrete banche oltralpe.

Il flusso è così consistente che negli ultimi tre mesi la Svizzera è al primo posto per la crescita delle esportazioni italiane:30 - 40% complessivo ma non si tratta di esportazione di manufatti, ma secondo l’Istat si tratta dell’oro in lingotti: +141,3% ad agosto in valore rispetto ad un anno prima, +157,7% a settembre e il flusso non si è per nulla interrotto in ottobre.

Solo in settembre hanno valicato le Alpi più di 13 tonnellate di lingotti, quasi il doppio rispetto a settembre 2010 e della media dell’ultimo anno. Alcune società finanziarie svizzere, interpellate dal quotidiano di Confindustria, hanno confermato la tendenza, che riguarda anche effetti personali in misura non quantificabile. Si trasferisce in Svizzera i propri risparmi nella legalità, timorosi di una bancarotta dello Stato, ma soprattutto ci si sottrae a un'eventuale tassa patrimoniale che il nuovo governo tecnico italiano potrebbe istituire per la riduzione del debito pubblico. La crescita era iniziata già a metà del 2010 ma ora è letteralmente esplosa e basta sondare gli esperti di Lugano per comprendere che accanto al flusso ufficiale alla luce del sole, anche se molto spesso riguarda il ritorno in Svizzera di capitali che avevano beneficiato dello scudo fiscale, ce n’è un altro, parallelo, ma non registrato dalle statistiche nazionali. Entrambi sono alimentati dall’incertezza sulla tenuta dell’euro e dal tentativo di proteggere il capitale.

C'è un problema, però. Da tempo in tutto il Ticino sono esaurite le cassette di sicurezza e dunque l'oro fisico acquistato attraverso la banca non viene ritirato e resta in deposito presso l'istituto di credito che lo inserisce nel conto patrimoniale del cliente. Se il conto è cifrato, l'oro è protetto da eventuali interventi fiscali da parte italiana, come se fosse in una cassetta di sicurezza. Ciò da cui non è protetto però, è l'eventuale fallimento della banca ne il fondo svizzero di garanzia sui depositi garantisce il deposito in oro in quanto è un bene fisico e si garantisce da solo. In caso di fallimento della banca il recupero dei depositi auriferi da parte del cliente non è così scontato. Cosa accadrebbe se lo scenario apocalittico che molti temono si materializzasse e tutti i clienti si recassero nelle banche a ritirare i loro lingotti ? A differenza dell'argento l'oro non ha alcun uso industriale, esclusa ovviamente la gioelleria. E l’oro comprato esiste davvero? Il rischio è che il risparmiatore sia convinto di acquistare oro fisico mentre non è così. Questo mercato ha alimentato le quotazioni dell'oro, aumentando il sospetto che non ci sia corrispondenza reale tra le quantità nominali di oro nel mondo e quelle effettivamente disponibili. Una “ bolla dell’oro” che prima o poi rischia di scoppiare. Senza dimenticare che capitali più consistenti e in mani forse più “esperte” probabilmente prendono direzioni ben più lontane dei nostri vicini oltralpe.

nella foto distributore di lingottini d'oro all'aereoporto internazionale di Orio al Serio ( BG)

(mm)



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