di
Massimo Marino
Distratti
dalla Catalogna, dai due incredibili personaggi che duellano da settimane a
nome degli Stati Uniti e della Corea del Nord, poi dai successi elettorali
delle variegate destre-populiste in vari paesi, infine dalla più creativa legge
elettorale in Europa inventata dal trio Renzi-Berlusconi-Salvini, sono state
immediatamente archiviate due notiziole
per nulla insignificanti con protagonisti Sergio Marchionne, amministratore delegato di FCA e Chiara Appendino, sindaca grillina
di Torino.
Il primo ( Marchionne), rivolto direttamente agli studenti in occasione della
laurea ad honorem in Ingegneria industriale tributatagli dall'università di
Trento, ha dichiarato a proposito del futuro delle auto elettriche «Questo è un progetto su cui FCA lavora, ma
non è la soluzione per il futuro..
Stiamo lavorando su tutte le forme di auto elettrica ma - portando
ad esempio la Fiat 500 elettrica - l'abbiamo
lanciata cinque anni fa e per ogni 500 elettrica venduta negli Usa perdiamo
20mila dollari ", ha spiegato. Definendo un lancio su larga scala delle elettriche un “atto
di masochismo”. “La questione chiave
- ha continuato - è come viene prodotta
l'energia di queste vetture; infatti le emissioni di un'auto elettrica, quando
l'energia è prodotta da combustibili fossili, sono equivalenti a quelle di ogni
altro tipo di auto “. Valutazioni
isolate rispetto al resto del mondo dell’automotive.
Valutazioni
sorprendentemente coincidenti con quanto ho in più occasioni affermato
sostenendo che allo stato attuale e per i futuri decenni le elettriche
andrebbero a carbone o al meglio a petrolio e derivati, con vantaggi minimi e
costi notevoli. Sviando l’attenzione dal problema di fondo che è il carattere
sempre più insostenibile dell’auto in se’ come principale e dilagante strumento
della mobilità per i prossimi anni su tutto il pianeta ( vedi: La
“generazione 100” e la crisi ambientale ).
Le dichiarazioni di Marchionne venivano immediatamente sommerse da una
valanga di critiche dal mondo cosiddetto ambientalista che ne denunciavano
l’irresponsabile indifferenza al tema dell’inquinamento che, si deduce, le
elettriche contribuirebbero a risolvere.
Tutti uniti in una sconfortante superficialità, da Legambiente ai Verdi e
vari altri. Compresi anche Greenpeace e qualche grillino che però accennavano
quantomeno al problema della necessità di avere la ricarica da rinnovabili .
Nel mio intervento sostenevo invece che quel 10% di mercato al massimo ( 100-150 milioni di auto)
che entro 15-20 anni potrebbe essere occupato dalle
elettriche richiederebbe il rilancio di petrolio e carbone, a meno di clamorosi
successi delle batterie a carica solare, al momento lontanissime dal traguardo
della commercializzazione.
Per il resto e in ogni caso, senza una moltiplicazione delle reti
metropolitane nel mondo dagli attuali 15 mila km ad almeno 100 mila la
situazione è destinata a degenerare per le generazioni che si affacciano alla
vita in questo nuovo secolo. Detto in altre parole: dobbiamo dichiarare
obsoleta l’auto, almeno come mezzo prevalente e di uso quotidiano e porci
l’obiettivo di far diminuire e non
aumentare le auto circolanti nelle città di grande e media dimensione. E
spostare su reti collettive, pubbliche e dedicate, almeno la metà dei loro
quotidiani utilizzatori: dall’Italia agli USA fino alla Cina e all’India.
La seconda ( Appendino), in qualità di
sindaco di Torino, ha affrontato con una grinta inaspettata il tema del
prolungato superamento dei parametri dell’aria cittadina più insidiosi ( PM10 e
polveri sottili) arrivando, in totale solitudine rispetto alla Regione e agli
altri Comuni di rilievo, a dichiarare per la prima volta in Italia anche se per
un solo giorno, il blocco anche degli Euro 5 diesel, scatenando una valanga di attacchi. Non solo
dei soliti settori estremisti del Commercio del centro cittadino ma al loro
fianco dello stesso presidente della giunta regionale Chiamparino il quale,
dichiarando “eccessive” le preoccupazioni, ha sottolineato che lui dorme con le
finestre aperte e consigliato salutari giri in bicicletta per la città. Una
nuova versione senile dell’ambientalista democratico e con vocazione al
suicidio.
La Appendino si guadagnava così un‘altra croce al merito dagli
ambientalisti (perfino qualche lode da Paolo Hutter ) che si aggiungeva
all’iniziativa recente di far votare in Consiglio Comunale l’avvio del percorso
di ri-pubblicizzazione dell’azienda dell’acqua metropolitana ( naturalmente
contrari PD, FI e LN). Unico virtuoso caso nazionale dopo quello di Napoli con
De Magistris.
Fra l’altro pochi hanno notato che concretamente la scelta della
Appendino risultava perfettamente in linea con le decisioni di COP 21 e con le
dichiarazioni di molti paesi di mettere fuori legge i fossili nel settore della
mobilità entro il 2025-2030, in particolare i motori diesel e quindi il
gasolio. Un impegno tanto lontano nel tempo quanto irrealizzabile viste le
politiche e i leader filo-fossili di quasi tutti i più importanti paesi
responsabili della situazione attuale. Basti pensare che al di là di speranze,
proposte e suggerimenti, tutte le stime sui consumi reali elaborate dai principali Centri-studi
sul mercato, indicano che la produzione di derivati del petrolio e il carbone sono
in aumento e destinati a mantenere questo trend in aumento per i prossimi 20
anni.
Viva Marchionne e l’Appendino dunque ?
Due oracoli della verità in un mare di irresponsabili
bugiardi?
Andiamoci piano , non è esattamente così.
Da Marchionne non possiamo aspettarci altro che la
difesa del proprio settore industriale che al momento, per dirla chiara, non
vede nelle elettriche, credo a ragione, il business del futuro. E si tiene
quello attuale delle utilitarie a benzina e diesel, delle sportive da competizione e dei
Suv . Ne possiamo pretendere purtroppo che si candidi alla disoccupazione né a
dichiarare la conversione di FCA ad azienda leader della costruzione di reti
metropolitane e neppure a tentare di scalzare Elon Musk , l’unico che con la
sua Gigafactory 1 perlomeno dichiara di
voler rendere commerciabili e redditizie batterie di ricarica completamente
basate su sole e rinnovabili.
Dalla Appendino, esponente di punta, e fra le più valide,
del grillismo di governo possiamo e dobbiamo sperare qualcosa di più. I
grillini, seppure in mezzo a strafalcioni, difficoltà, attacchi e calunnie da tutte
le parti, con un po’ di cultura politica aquisita ed un po’ di istinto che fornisce
Grillo nei momenti di emergenza, cercano di mantenere una qualche coerenza fra le
dichiarazioni d’intenti su cui sono nati (le 5 stelle da non dimenticare) e la
dura pratica nelle istituzioni.
Di fronte agli attacchi ad esempio l’Appendino,
difendendo le proprie scelte del tutto condivisibili, avrebbe potuto richiedere che di fronte all’
emergenza ambientale delle metropoli ed in generale delle tre regioni che all'arrivo di
ogni autunno affogano sempre più in una nuvola di smog micidiale (Piemonte,
Lombardia, Veneto) si arrivasse a fermare definitivamente quello spreco di
risorse pubbliche che è il progetto TAV in Val di Susa ( alcune decine di
miliardi di sicuro nei prossimi 10-15 anni ) e dirottare tutte le risorse
risultanti per progettare con procedure di emergenza la costruzione ed il
potenziamento delle reti metropolitane delle principali città della pianura
padana che sarà il punto di crisi della catastrofe ambientale dei prossimi
decenni.
Sarebbe un esempio virtuoso del “ partito di lotta e di governo” che tanto ci
servirebbe. Abbiamo in Italia non più di 230 km di reti metropolitane e ce ne
servirebbero con urgenza almeno un migliaio. Non sarebbe il caso di farlo
diventare un obiettivo serio ?
Della Val di Susa in questi giorni se ne parla e come
ma per altre ragioni: perché stà bruciando. Causa la siccità, le temperature
inaspettatamente elevate, i soliti piromani interessati o fuori di testa.
Singolare e simbolico aspetto locale del territorio e del clima che va a rotoli
mentre ci si occupa d’altro.
Mentre non si parla per nulla della metropolitana: la
famosa Linea due, che neanche nella versione strampalata e sbagliata proposta
dalle precedenti giunte piddine e dai comitati di affari del settore
urbanistico, dopo almeno 10 anni che se ne discute è di fatto ferma: Se va bene
il prossimo anno avremo un progetto preliminare ( 3-4 milioni di euro )
probabilmente da buttare al macero appena possibile. Ma di farla davvero se ne parlerà chissà
quando. Meglio la TAV... evidentemente.
Insomma i grillini, che hanno genericamente sposato
tutte le tesi della conversione ecologica fin dall’inizio, comprese le molte
ambiguità e superficialità del fallimentare ambientalismo italiano, potrebbero
porsi l’obiettivo di diventare ecologisti seriamente facendo diventare quello
della conversione ecologica e in particolare la conversione della mobilità un
vero terreno di scontro politico. Lasciando perdere gli entusiasmi sulle auto
elettriche delle multinazionali dell’auto che devono ridarsi una verginità dopo
lo scandalo del dieselgate, garantirsi uno spazio di mercato nelle nazioni
emergenti nella richiesta di mobilità come Cina e India, accaparrarsi incentivi e nuove
risorse pubbliche in nome della lotta al climate change.