Quel che rimane delle rivoluzioni socialiste è
desolante. Maduro, Ortega e Morales dimostrano che non esiste un antagonismo al
capitalismo americano.Tornano i colonnelli nell’America Latina. Da Maduro alla
Bolivia fino al Nicaragua. Così muoiono le tre rivoluzioni socialiste
di Roberta Zunini (da ilfattoquotidiano.it , 7
agosto 2017 )
Quel che
rimane delle rivoluzioni socialiste o bolivariste o guevariste, comunque le si
voglia chiamare, in Centro e Sud America è desolante. Al netto degli “agenti
esterni”, ovvero la Cia e gli istituti finanziari internazionali che hanno
creato, sovvenzionato e realizzato guerre civili sanguinose, colpi di Stato e
crisi economiche, sarebbe un esercizio di ipocrisia dare la colpa solo
all’“impero del male” per giustificare il comportamento degli attuali leader
della sinistra latinoamericana. Critiche feroci nei confronti dei tre
presidenti di sinistra ancora al potere sono state emesse anche da coloro che
li hanno votati o ne hanno condiviso il percorso prima di contribuire alla loro
elezione. I tre sono: Nicolas Maduro
in Venezuela, Daniel Ortega in
Nicaragua ed Evo Morales in
Bolivia.
Dopo le
inchieste della magistratura brasiliana e argentina che hanno svelato il sistema
di corruzione anche all’interno del Partito dei Lavoratori del presidente Lula
e del Fronte per la Vittoria dell’ex presidenta argentina peronista Cristina
Fernandez Kirchner, con il loro coinvolgimento diretto, le speranze di chi
vorrebbe un Sud America alternativo al capitalismo nordamericano erano state
riposte nei tre leader superstiti. Ma se la crisi umanitaria venezuelana sta
mostrando la deriva dispotica e l’insipienza del delfino di Hugo Chavez pur
tenendo conto dell’evidente appoggio fornito all’opposizione venezuelana dagli
Stati Uniti – appoggio che però non era riuscito a depotenziare Chavez che,
anzi, divenne ancora più forte dopo il tentato golpe del 2002 –, i riflettori
dei media locali e internazionali ignorano ciò che sta accadendo in Nicaragua e
Bolivia.
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