1 ottobre 2016

Ambiente e Referendum Costituzionale



di Edgardo Favaloro *


In questi giorni è iniziata la campagna inerente il referendum sulla riforma costituzionale che si terrà il prossimo 4 dicembre 2016.

In prima approssimazione parrebbe che la riforma costituzionale proposta dal Governo non coinvolga i problemi inerenti l’ambiente ed il clima ma se si approfondisce la lettura del nuovo Titolo V ed in particolare l’articolo 117 paragrafo 2 si scopre che Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: ai punti s) tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici; ambiente ed ecosistema; ordinamento sportivo; disposizioni generali e comuni sulle attività culturali e sul turismo; v) produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia; z) infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione di interesse nazionale e relative norme di sicurezza; porti e aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale.

Quindi in questi ambiti le Regioni non avranno alcuna potestà legislativa.

E’ lo stesso "Comitato per il sì" ad enfatizzare il fatto che, se passerà la riforma costituzionale, sarà finalmente possibile rilanciare le attività di ricerca ed estrazione di gas e petrolio nel nostro paese. Per fare questo, afferma il Comitato, occorre riportare la competenza legislativa sull'energia nelle mani dello Stato; in questo modo, si "delinea un quadro chiaro e preciso delle competenze esclusive dello Stato e delle Regioni" e si riduce, per conseguenza, anche il contenzioso davanti alla Corte costituzionale.



Il professor Enzo Di Salvatore, che insegna Diritto costituzionale italiano e comparato presso l'Università degli Studi di Teramo, in un suo articolo sull’Huffington Post osserva che:

1) nei mesi che hanno preceduto la celebrazione del referendum No Triv, Renzi dichiarava che nessuno volesse autorizzare nuove ricerche e nuove estrazioni, ma che fosse necessario "risparmiare energia", e cioè consentire che si continuasse solo a spremere il giacimento fino in fondo. Evidentemente ora avranno cambiato idea;

2) l'energia, collegandosi strettamente alla politica economica del nostro paese, non può essere materia di competenza legislativa concorrente Stato-Regioni. E infatti non lo è mai stato: la legge n. 239 del 2004 l'ha attribuita allo Stato, nonostante la Costituzione dicesse il contrario. E la Corte ha detto che questa attribuzione fosse legittima, a patto che lo Stato consentisse alle Regioni (e agli Enti locali) di partecipare alle decisioni da assumere. Quindi, quello che, in realtà, cambia con la riforma è questo: se passerà il sì le Regioni potranno essere sempre esautorate dal decidere con lo stato. E se passerà il sì, le modifiche accolte nella legge di stabilità - con le quali il parlamento ha stabilito che la partecipazione delle Regioni non dovesse essere solo di facciata - si andranno a far benedire;

3) la riforma non riduce il contenzioso; al contrario, lo inasprisce in quanto è fisiologico che decidendo di modificare i confini tra ciò che spetta a me e ciò che spetta a te occorrerà fare nuovamente chiarezza. E a questo ci penserà appunto la Corte costituzionale.

Si deve inoltre tener presente che per il governo sarà sufficiente dichiarare che una qualunque infrastruttura è di interesse nazionale per portarla sotto il controllo e la gestione dello stato e quindi del governo.

Sulla base di queste considerazioni come Comitato per il NO si auspica che tutte le associazioni interessate all’ambiente e di conseguenza al clima partecipino attivamente alla campagna referendaria.



*  del Comitato per il NO  - Torino


(nella foto: incidente al pozzo petrolifero di Trecate (NO) del 1994 )



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